This is a digitai copy of a book that was preserved for generations on library shelves before it was carefully scanned by Google as part of a project to make the world's books discoverable online.
It has survived long enough for the copyright to expire and the book to enter the public domain. A public domain book is one that was never subject to copyright or whose legai copyright term has expired. Whether a book is in the public domain may vary country to country. Public domain books are our gateways to the past, representing a wealth of history, culture and knowledge that's often difficult to discover.
Marks, notations and other marginalia present in the originai volume will appear in this file - a reminder of this book's long journey from the publisher to a library and finally to you.
Usage guidelines
Google is proud to partner with libraries to digitize public domain materials and make them widely accessible. Public domain books belong to the public and we are merely their custodians. Nevertheless, this work is expensive, so in order to keep providing this resource, we bave taken steps to prevent abuse by commercial parties, including placing technical restrictions on automated querying.
We also ask that you:
+ Make non- commercial use of the file s We designed Google Book Search for use by individuals, and we request that you use these files for personal, non-commercial purposes.
+ Refrain from automated querying Do not send automated queries of any sort to Google's system: If you are conducting research on machine translation, optical character recognition or other areas where access to a large amount of text is helpful, please contact us. We encourage the use of public domain materials for these purposes and may be able to help.
+ Maintain attribution The Google "watermark" you see on each file is essential for informing people about this project and helping them find additional materials through Google Book Search. Please do not remove it.
+ Keep it legai Whatever your use, remember that you are responsible for ensuring that what you are doing is legai. Do not assume that just because we believe a book is in the public domain for users in the United States, that the work is also in the public domain for users in other countries. Whether a book is stili in copyright varies from country to country, and we can't offer guidance on whether any specific use of any specific book is allowed. Please do not assume that a book's appearance in Google Book Search means it can be used in any manner any where in the world. Copyright infringement liability can be quite severe.
About Google Book Search
Google's mission is to organize the world's Information and to make it universally accessible and useful. Google Book Search helps readers discover the world's books while helping authors and publishers reach new audiences. You can search through the full text of this book on the web
at http : //books . google . com/|
Digitized by
Digitized by
Digitized by
Digitized by
Digitized by
Digitized by
MISCELLANEA
STORIA ITALIANA
EDITA PER CURA
DELLA REGIA DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA
TOMO VI.
TORINO
STAMPERIA REALE
MDCCCLXV
Digitized by
u..."
XA(xV\^.i
Ihll-^'ard Collei^e Library
Ki:::.t Co'lr.tion
Giit ci J. laii'U):»)!! VdoìUl'^-n
Digitized by
DI
ALCUNI MANOSCRITTI
CONCERNENTI
LA STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO
RACCOLTI
DAL P. ALBERTO MAZZOLENI
Benediitino in 8. Giacomo di Pontida di Bergamo
DISCORSO PRELIMINARE"
DEL GAN. FINAZZI
(*) In questo discorso, che si dà qui rislampato, a suo luogo, come degli allrì manoscrilli, è fallo ceono di quello che quivi appresso si pubblica , delle Lettere del Cardinale Commaidone,
Digitized by
Digitized by
A
SUA ECCELLENZA ILLUSTRISSIMA E REVERENDISSIMA
MONSIGNOR CONTE GAETANO BENAGLU
VESCOVO DI LODI
E DEI VESCOVI LOMBARDI
VENERATISSIMO DECANO
QUESTO DISCORSO
SUI MS. CONCERNENTI LA STORIA
DEL CONCILIO DI TRENTO
RACCOLTI DAL BENEMERITO SUO CONCITTADINO
IL P. ALBERTO MAZZOLENT
OFFRE L'AUTORE
A SEGNO DI RIVERENTE AFFETTO
E DI PROFONDO OSSEQUIO
Digitized by
Digitized by
vu
Hue cose ci siamo proposti in questo breve scritto : la prima di richiamare la memoria del Padre Alberto Mazzoleni nostro concita ladino, che sarebbe ingiustizia dimenticare ; Taltra di far conoscere i dotti studi e le laboriose ricerche, che egli sostenne per procu- rarsi i documenti da poter compilare una nuova storia del Con-^ cilio di Trento. I cenni della sua vita gli potemmo raccogliere da ciò che ci hanno lasciato i suoi contemporanei; il sunto poi de' men- tovati suoi manoscritti ce lo siamo procurato da noi, quando, saputo che eran passati alla cìvica biblioteca di Trento, ci fu dato di averli a manO) e o tanto o quanto descriverliv
E prima, quanto ai cenni biografici del Padre Alberto Mazzoleni, egli nacque in Caprino, terra del Bergamasco, nell'anno 4695. E, percorsi con lieti auspici gli studi delle belle lettere e della filo- sofia in Milano e in Venezia, sentendosi chiamato all'ordine cassi- nese di san Benedetto, nel 17H ne vestì l'abito nel monastero di san Giorgio Maggiore in Venezia, tenendosi però aggregalo a quello di san Iacopo di Pentita in Bergamo. Né qui ebbero a desiderarsi in lui le virtù del vero cenobita. Perchè presto rifulse tra i colleghi per lo spirito del raccoglimento, per la pietà dell'orazione, pel fe- dele esercizio di ogni pratica religiosa; per cui non fu grado in Religione, che non gli fosse di mano in mano conferito. Né per ciò 6i tenne di continuare con tutto l'impegno negli intrapresi suoi sludi^ che anzi, avendovi grandi disposizioni d'ingegno, e sentendovi forti
Digitized by
vili
atlrallive, anche pel consiglio e Topporlunilà che gli porsero i suoi superiori, vi si dedicò ia modo, da riuscirvi con singolare successo e con vivo lustro della religione. Né però gli mancarono air uopo gli incitamenli e gli aiuti. Perchè, compili in Religione il più ampia- mente che seppe gli studi della teologia e della storia ecclesiastica, per dargli agio di farsi più addentro nella più riposta erudizione, a cui si sentiva fortemente inclinato , i suoi superiori gli diedero occasione di recarsi per qualche anno a Firenze, dove Anton Maria Salvini Io aiulò nello studio delle greche lettere, Sebastiano Medici gli diede perizia della lingua ebraica, il suo confratello il Padre Valsecchi, il Bianchi e il senator Buonarotli lo invogliarono e istrui- rono di ogni parte deirarcheologia , e il francese Michel tra gli altri e Scipione Maffei gli accesero desiderio e fiducia di occuparsi della numismatica. Né solo in Firenze ebbe questa opportunità di erudirsi e di conversare coi migliori dotti , ma passato dopo sei anni a Bologna, quivi pur si giovò della famigliare amicizia del celebre antiquario Giuseppe Magnavacca, e appresso in Parma, per la relazione contralta col Padre Piovene e col Zodi, si ebbe aperto a tutto suo agio il museo Farnesiano; e di qui, recatosi al luogo de' suoi primi studi a Venezia, ne vide gli ardiivi e i musei, e ne consultò 1 dotti che vi conobbe, rArrigoni e il Fondi e da ultimo Apostolo Zeno.
Terminò quindi il Padre Alberto le sue dotte perlustrac^ioni in Padova, e in quel monastero di Santa Giustina fissò per alcun tempo il suo soggiorno. E fu quivi che, dietro la scorta che gli prestò tra gli altri il marchese Poleni, e dietro Tautorevole eccitamento che gliene diede il cardinal Querini, tornato in Pontida, coi tipi parti- colari procurati a queir uopo nel monastero^ pubblicò parte dei frutti de' suoi gagliardi e costanti studi colla sua grande opera di tre vo- lumi in foglio sopra i medaglioni Pisani : In numismata aerea sele- etoria maximi moduli e Museo Pisano olim Corrano Commentarii, in Monasterio Benedicano Cassinoti, S. ìacoH Pontidae agri Bergomalis , apud Ioannem Gantinum, 4740.
Ma r opera, a cui pare che più fortemente intendesse il nostro dotto cenobita, e che dovette essersi proposta a scopo più parti- colare di ogni suo studio, era una nuova Sbria del Concilio di Trento ffossibihnpnte confermila con autentici contemporanei documenti. A questo
Digitized by
uopo avea egli olienuto di poter riunire una insigne raccolta di libri, non pur stampali ma anche manoscritti, o in originale o in auten- tiche copie procurate e nei già detti suoi viaggi e in altri éhe egli appositamente intraprese nella Gennania. Ma la morte, sopravve- nutagli nella non ancor vecchia età di 64 anni, Tanno 1760, nello slesso monastero di Pontida, gli tolse di poter dar mano a compiere il grandioso disegno.
Ma, se fu danno per Tecclesiaslica erudizione che il Padre Alberto non abbia potuto fornirci la storia del Concilio di Trento che egli avea ideala, sarebbe stato maggiore e più irreparabile, se anche i materiali, ch'egli ne aveva raccolti nei sopradetti manoscritti, fos- sero andati perduti. Ma per buona ventura ciò non avvenne. Che tre bei volumi di que' manoscritti trovammo nella civica nostra biblioteca, dove forse pervennero con altri libri di quel convento all'epoca della sua soppressione: gli altri assai maggiori di numero, venuti alle mani di uno degli eredi del Padre Mazzoleni, il Delegato che fu di Pavia, non avendoli per improvvido consiglio voluti acquistare la patria biblioteca di Bergamo, furono con generoso e nobilissimo pensiero acquistati dairillustre Presidente d'Appello che fu il barone Mazzetti; che si recò a gran ventura di poter arricchire la sua biblio- teca di que' nuovi e rari documenti, per farne desiderato e lodalis- simo dono alla pubblica bibioteca della sua Trento. E così avvenne, con plauso generale di quanti seppero il fatto: a cui parve ottimo e opportunissimo, che i manoscritti, che potean -servire ad illustrare la storia dell' ultimo generale Concilio, si custodissero nella pubblica biblioteca della città, ove esso generale Concilio si è tenuto.
Or, dietro gli indizi che noi ne avemmo da private notizie e dai pubblici giornali, recatici sono alcuni anni a Trento, eravamo desi- derosi di pur vedere come slesse il fatto di questi rinomati mano- scritti. Ma quale fu la nostra meraviglia quando, ottenuto, per la cortesia di quel Rev. Mons. Vicario Freidianimez e per la gentilezza di quel chiarissimo bibliotecario Gar, di poter ripassare a lutto nostro agio quei manoscritti, trovammo che erano una assai ricca e varia suppellettile di ben cinquanta grossi volumi in foglio! Né noi vorremmo asserire, che quei manoscritti, parte in originale e parte in copie autentiche, il più per mano di esso Padre Mazzoleni siéno da aversi tutti di eguale importanza. Ma, per quanto gli ab-
Digitized by
bìamo esaminali, e pei poco che ne abbiamo saggialo e Irascritlo, crediamo pure che alcuni di quei documenli, che quivi si hanno 0 in originale o in copia forse unica se T originale si è smarrito, debbano esser trovali, dagli imparziali ed esalti investigatori di questi punti di ecclesiastica storia, meritevoli di qualche considera- zione. Sappiamo che, dopo quanto il dottissimo Manzi racimolava e pubblicava nella nuova edizione, che egli fece a Lucca della Miscellanea del Baluzio, di nuovi documenti sul Concilio di Trento non si potranno certamente trovare assai cose che passassero inos- servate, e che come nuove si possano presentare. Sappiamo che nemmeno tutto quello che il Manzi avea pubblicato , parve poscia al Leplat (forse per parziale giudizio) meritevole d'essere inserito nella grande Collezione, che ei ci diede dei monumenti relativi alla storia del Concilio di Trento. Crediamo ancora che il dottissimo Padre Theiner, in mezzo alle dovizie d'ogni maniera di documenti, che egli potè vedere negli archivi secreti dal Valicano riferibile alla storia del memorando Concilio, non avrà forse, quando recen- temente li vide, trovalo gran fatto di nuovo fra quei manoscritti del nostro Mazzoleni. Ma crediamo non meno, che, per chi non si ha innanzi una sì stragrande dovizia di originali e affatto unici documenti, anche questi estratti, falli con sana ed accurata critica, potranno parer qualche cosa. E forse anche Topportunilà che si ebbe il Padre Mazzoleni di frugare nei veneti archivi, e T intento particolare che si propose di cercare i documenti che di ciò si poleano avere ne* vari paesi della Germania, potrebbe aver dato al dotto e sollecito nostro Padre Alberto di poter riunire qualche raro documento, nelle più grandi raccolle forse desiderato, e ai più grandi eruditi tuttavia ignoto. Checché sia di ciò, senza darci pena di mostrare né ih generale né in particolare Timportanza di questi documenti, noi li porgiamo ai lettori come si trovano nei registri di quella civica biblioteca, e come gli abbiamo di mano in mano ripassali, descrivendoli, e accennandone i sommi capi de' singoli volumi, non senza recarne testualmente alcuni brani quasi a saggio delle indicale materie. Né della concisa brevità usata in questo nostro sunto ci daran taccia i lettori, poiché, o poco si curano di queste materie e parrà loro anche troppo quello che ne accenniamo, o iono dei pochi che amano approfondirne gli studi, e questi cenni
Digitized by
XI
non saranno loro più che una mostra, un'occasione per procurar- sene, come meglio valgano, più piena notizia e completa erudizione.
Nel Registro della grande Colleiione del barone Mazzetti, intitolata Raccolta trentina, al numero marginale 4221 del primo volume tro- vansi queste parole dello stesso raccoglitore: « 1 volumi MS (riferibili alla storia del Concilio di Trento), dal numero 4222 sino al numero 4271, sono la preziosa raccolta del P. Alberto Mazzoleni , monaco di Pontida di Bergamo » . Or questa è la serie dei volumi che dob- biamo descrivere.
Il primo 4222 della collezione, è un volume manoscritto in fo-* glio , di p. 259, copia del secolo XVII, intitolato Praeludia Cle- mentis f^II P. M. ad celebrationem generalis Conciliti ann. 4530-1541. E contiene Lettere e Bolle di esso Pontefice all'imperatore Carlo V e al re Ferdinando, Brevi e lettere di papa Paolo III e del car- dinal Polo, Istruzioni ai Nunzi, e relativi ragguagli y i più del Coeleo e di Paolo Vergerio, e trattative diverse coi vari Principi cattolici 0 eterodossi, concernenti la convocazione del Concilio: ove sono specialmente notevoli le lunghe ed eloquenti Lettere del Vergerio per appianare le insorgenti difficoltà, e i Consilia Hieronymi Aleandri Archiepiscopi Brundusini, quae in Luterano negotio viderentur facienda,
11 secondo , 4223 della collezione , è un volume manoscritto in foglio di p. 159, copia del secolo XVII, intitolato Smipturae diversae celebrationem Concila Tridentini concernentes, an 1538-1545. E con- tiene altri Brevi e lettere dei sovradetti Pontefici e Cardinali, e Istruzioni a' Nunzi, e loro relazioni e carteggi diversi, per istabilire le nonne da tenersi nel futuro Concilio, anche nei rappporli coi Luterani. E in questo stesso volume possono meritarsi molta con- siderazione alcune dotte allegazioni di voti e proposizioni sulle prin- cipali questioni che nel Concilio si sarebbero dovute discutere e definire, massime per gli articoli riguardanti la Giustificazione. Intorno al qual punto mostransi singolarmente ricche di erudizione e di acume teologico Opinio D. Ferelli Ravcnnatensis Ep. Brisiae suffra- ganci, e la Propositio catholicorum in colloquio per R. D. Doct. Petrum Malvenda super articulum de justificatione:
Il terzo, 4224 della collezione, è un volume manoscritto in foglio di p. 1 51 , copia del secolo XVII , intitolato Lettere diverse e nego- ziazioni in materia del sacro Concilio di Trento, concementi a tutti
Digitized by
Xll
li Principi e Potentati del mondo, del 1 562- i 563. E sono sopra luUo gravissime e piene della più alla importanza, per Tintima cognizione delle cose che passarono in quell'augusto consesso, le discussioni e controversie che si trovano essere state fra' Padri sul punto fra gli altri della residenza dei Vescovi. Dove sono notevoli le robuste allegazioni del Cardinal Seripando; in una delle quali, scrivendo da Trento al fiutino suo agente in Roma, che la mostrasse al Papa, a p. 15, dice queste franche parole: « Noi siamo stati di parere che il decreto cominciasse così, Cum praecepto divino^ perchè sino i facchini e famigli d' osterìa gridano che qui noi abbiam comin- ciato una guerra con Gesù Cristo nostro Salvatore e nostro Signore, affermando : che jam fwn possumns ferve jus divinum , sed nequidem audire; quod quantum scandalum afferre possit his nostris calamitosis temporibus, quis non audit? Eoe viainhaeresi sua confirmaniur hae- retici, qui nos ajunt reliquis se mandata Dei propter traditiones hominum, qui de oppresso per nos verbo Dei perpetuo conqueruntur : scandali- zantur catholici, qui ne verum sit hoc nunc maxime verentur, E in altra al Cardinale Borromeo suo zio, informandolo di varie que- stioni e differenze, che aveano luogo massime riguardo a questo punto della residenza, dice con sapienti parole: « a me piacevano coloro , che dicevano e provavano , Residenliam esse juris divini , perchè sono stato sempre di questa opinione; ma senza pensiero però che mai per tal causa si fosse per scemare o diminuire punto dell' autorità della santa sede apostolica. Non mi dispiace- vano coloro , che dicevano e provavano il contrario , perchè mi pareva che gli unì e gli altri parlassero secondo la scienza e co- scienza loro ; e le conseguenze dubbiose, o come altri dicono pre- giudiziali e perniciose, non le facevano se non coloro che tene- vano la residenza non essere juris divini, per mostrarsi, compio credo veramente che sieno , amorevoli a chi debbono essere » . — Intanto il Cardinal Borromeo, in una sua lettera ai Legati del Concilio , del 5 gennaio 1 563 , con gran prudenza e sapienza scriveva da Roma: « 11 decreto della residenza si conchiuda in qualche onesto modo, che non ci possa generare pregiudizio: provvedendo da un canto, che per l'avvenire si faccia una buona e vera e piena residenza, e dall'altro che non si venga, contro la volontà di tanti Prelati, a questa superflua dichiarazione, an sit
Digitized by
XUI
juris divini » (pag. 12, 13). E il Sommo Ponlefice Pio IV agli stessi Legali, il Si gennaio dello slesso anno, raccomandava: « Vedrete quanto Mons. Borromeo vi scriverà, Noi di più diciamo, che per questa materia non mandiate più corrieri innanzi e indietro, e che accomodiate il meglio che si può , purché si conservi Y autorità nostra» la quale sappiamo esservi a cuore, come a Noi stessi. Noi riposiamo lutti sopra di voi, e rimettiamo ogni cosa in poter vostro. Ormai si dovrà venire agli abusi ed alle cose terrene; poiché sin qui questi altri articoli non hanno partorito se non confusione ed altera- zioni fra cattolici e dato da ridere ai nostri nemici ». Sono poi in questo volume tutte importanti le lettere di esso Cardinal Seripando , del Cardinal Borromeo a Roma, e le sue risposte per appianare gli ostacoli, indirizzare e condurre a buono e lodato termine l'opera del Concilio. E fra le altre è degna di alta considerazione, per ogni tempo e per ogni simile circostanza, la dichiarazione del Cardinal Seripando al Borromeo, 16 luglio 1^2, dove dice: « lo non ho la mente volta ad altro che a finire questo Concilio, e questo non è da presumere, se non si restringa per qualche via il parlare de' Teologi ed ancora dei Padri, e se non si risecano le questioni soverchie e fuori di proposito, e se non s'attenda che a quelle cose che sono contro gli avversari: lasciando da parte le gare e le controversie che sono tra'nostri , e che possono tutte sostenersi con unilà e concordia della fede » (p. 21 22).
Il quarto, 4225 della collezione, è un volume manoscritto in foglio di pag. 135, copia del secolo XVII, col semplice titolo di Lettere del 1 521 . Né altro infatti contiene che un cinquanta e più lettere e informative scerete di un Nunzio al Papa e ai Legati sullo stato delle cose in Germania, sullo scisma cagionato da Lutero, sui se- guaci e proseliti di lui, sugli inutili inviti ed eccitamenti fattigli di comparire, giustificarsi, ricredersi. Per esempio, nella prima di quelle lettere, a pag. 20, il valente e franco Nunzio, dopo di avere descritte tutte le mene di Lutero e compagni : a Ben supplico, dice, per Tamor di Dio, e così fanno tutti li ortodoxi, che si metta fine a tante riserve et dispense et derogationi de'concordati di Alemagna, composi tieni et altre simili novelle. Praeterea che sì metti freno ad certi che intricano tutti li benefici! ; perché questi popoli noja- licci conjungono la materia di Luter con quest'altre cose, et ci fanno
Digitized by
XIV
di grave danno in el principal che concerne la fede cattolica ; né si curano di rinegare Dio, per far vendetta di queste sopradette enormitadi, le quali ancora che creda non esser sì grandi, come loro le fanno, ed io ad oculum saepe le dimostro , tuttavia in questo tumulto si deve rimoversi ogni ansa et occasione de far le paccie « . E quanto alle disposizioni d'animo di esso Lutero, appaiono ben descritte nella lettera ultima che è la 52: dove, apag. 133-35 si dice: che, costretto pur finalmente a comparire e a dar ragione di sé alla presenza di Cesare, degli Elettori e di quattro altri Principi, e « a risponder solum juxta interrogata et non altre parole , comparse V eresciarca ad concorso di tutto il mundo ; et coram Caesare, prìncipibus et cunctis statibus, fu interrogato nomine Cae- saris et Imperii..., in questo senso: Martino Luter, Cesare et Tlmperio te hanno qui chiamato, acciocché dichi et dichiari : primo se tu hai composti questi libri (miseram nam ego illuc jussu Caesaris 25 et amplius Lutheri libros] et altri, li quali sono inscripti del tuo nome; deinde che tu dichi, se ti li vuoi difender et sustentar...n A questi rispose Luter: « Primo che lui confessava tutti quelli esser suoi: al secoiMo disse, che, per esser cosa di più ardue del mondo, come concernente alla fede, ha domandata la dilazione a deliberar... Poi continuando, quel medesimo ufiSciale sopradetto disse nomine Cae- saris et imperii, che se maravigliavano, che essendo stato citato dair Imperio et dettagli la causa, perché lui cUarelur, non fosse ve- nuto colla risposta parata, et che in causa Fidei non si vuol dar dilazione, perché si fa con pericolo et scandalo delli fedeli....; sicché lo exhortava ad resipiscendum : poi fu rimesso senza che parlasse altro. Il pazzo era entrato ridendo, et coram Caesare girava il capo continuamente qua e là alto e basso ; poi nel partir non parea così allegro. Qui molti di quelli che lo favoreggiavano, poiché l'hanno visto, rhanno existimato chi pazzo, chi demoniaco: molti altri santo et pieno di Spiritu sancto ; tuttavolta ha perso in ogni modo molta riputazione della opinione prima ».
Il quinto, 4226 della collezione, é un volume manoscritto in foglio di p. 405, copia del secolo XVll. E contiene prima di tutlto una Letteì-a del 1530 di Papa Paolo 111 alV Impeiaiore , sopita la convo- cazione del Concilio con due relazioni o consulte ; nella prima delle quali si discorrono le causae, propier quas HI. Dom. N. Papa, ad
Digitized by
praesefis prorogai ceìebrationeìn Concilii; e neirallra si discute, an expediai hahere generale Concilium eie. Poi seguono proposizioni e discussioni riguardanti il cerimoniale da osservarsi nella celebrazione del Goncilio,come per*esempio, sul modo di ricevere e di tratlare i Legali e sulla precedenza dovuta ai Vescovi aventi principato. Indi, a pag. 70, è un cenno delle cose, quae agentur in primo Concilii die; e quindi seguono Ada in principio Concilii ^ antequam inciperentur $essiones; poi segue un allegato, portante le ragioni, perchè nel primo dì delle sessioni si proponesse quid agendum e non si incominciasse precisamente dai dogmi. E a pag. 75, nel capo de modo procedendi pari passu in dogmatibus, è detto : che ben si procederebbe, si firmato pri^$ singulo dogmatCy idem statim repurgelur ab omni corruptela et abusu; ita enim fiet ut, peractis dogmatibus, etiam reformaiio completa reperiatur : quod abusus omnes nonnisi in iis tamquam in subjecto insint. Ed ecco da questo sapientissimo avviso de' Padri l'origine dei ca- noni di riforma, che nelle singole sessioni vengono sempre dopo i decreti e canoni dogmatici. Dove abbiam da ammirar l'illuminato zelo e la virtuosa imparzialità, con cui si propone ai Padri l'ordine da tenersi nella formazione dei decreti e canoni del Concilio : P^el si circa dogmata supradiclus modus teneatur; circa reformationem vero principium smnatwr a domo Dei, hoc est ab iis quae in tempio fiunt, deinde ad reliqì$a domestica procedatur, scrutando et regias et palatia et domus et castis universorum.
Il sesto, 4227 della collezione, è un volume manoscritto in foglio di pag. 87, copia del seolo XVll, portante il titolo Litterae Hieronymi Aleandri. Levato in Germania, scrive a diversi, o d'altri che scrivono a luì, circa le condizioni della Chiesa e la disposizione degli animi a riguardo del futuro Concilio. Da Inspruk, per esempio, scrivendo la prima di queste lettere, dice piacevolmente, ma con sensi di sodo cattolico : a Accedit ad id il fastidio dell' animo per le tante paure che costoro mi dipingono contra omnes ecclesiasticos; et voleano mutarsi habito et nome ; del nome si è fatto, saltem del cognome. Del resto vado modestamente ut sacerdos, non facendo però le grida, quia agiiur de aHa re qtMm de lana caprina ; né mi piace meglio consiglio quam confiteri Chrisium, qui et me confitebitur coram Patte » . Appare anche da queste lettere come l' Aleandri, che ebbe per altro, come dice il Pallavicini, così gran mano nell'avviamento e celebrazione
Digitized by
XVI
del Concilio, non ne fosse sulle prime troppo persuaso, o non avesse almeno piena fiducia che potesse facilmente condursi a buon ter- mine. Perchè, come è a pag. 74 di questo volume, fino dal 29 luglio 4529 scriveva da Ratisbona: « Parlano determinatamente, che in termine di sei mesi si chiami il Concilio, così come se il Turco non vi fosse, o lo avessero già per devorato non che vinto, che Iddio il volesse. Perchè spererei che S. M. con queste armi in mano, volendo metterci ordine alle eresie di Germania, in breve tempo, senz'altro Concilio^ il far del quade si vede manifestamente che dipende da solo Iddio, che può mutar la condizione de' tempi; et secondo questo, sua Santità ha da pensar quello che ne possiamo prometter del Concilio, che si babbi da fare o no; W m hoc eot^ quiescai, non se ne pigliando molla sollecitudine, ma conservandose come sempre ha fatto costantemente: erit enim quod futurum erat, dicea papa Sisto ». Da altra sua lettera poi, scritta, parimenti da Ratisbona, il 13 maggio 1532, si può rilevare Tilluminato zelo e savia politica di questo Prelato rispetto al caltolicismo: <c Dappiù di uno dell] più grandi di questa Corte et fide dignissimi, intendo, per cosa non men vera che secreta, che si hanno lettere di costà che Nostro Signore ha fatto intendere a S. M., che faccia qualunque accordo si può con gli eretici, che Sua Santità lo confirmerà. Se si potesse far buon accordo lecito et per profitar, Dio volesse; altri- menti per l'amor di Dio non si disvergini questa povera Ciìiesay che Dio si corruzzerà, et peiora succedeni: in quanto per accordo inju- sto li Luterani crescerieno, et li Cattolici volontieri diventeriano Luterani, per aver quello avvantaggio.... Et se per la durezza dei tempi et di cose queste Serenissime Maestà fossero costrette far qualche accordo non così onesto, allora Sua Santità, avendo sempre boona intelligentia colle loro Maestà, deve chiuder gli occhi et mostrar di non veder, et non prestar prorsus alcun consenso; ma temporeggiar finché queste Maestà, indirizzate meglio le cose, trovino buona occasione di pensare agli heretici, o riducendoli bono modo 0 castigandoli, che non mancheran già mille giuste e legittime occa- sioni, avendo praesertim le loro Maestà questo cattolico animo che sempre hanno avuto ».
Il settimo, 4228 della collezione, è un volume manoscritto in foglio, di pag. 1 46, copia del secolo . XVll, intitolalo Lettere del car- '
Digitized by
dinal. Farnese. E sono apponto pressoché ottanta lettere» la più parte di esso cardinal essendo Nunzio in Ispagna a Paolo IH, al car- dinal Niscastro, al cardinal Santa Croce, al cardinal Camerario, o di questi a lai. Nelle qnali lettere, scritte dal 1538 al 4543, trat- tasi di gravissimi oggetti, come delle relazioni politicale della Santa Sede con diversi potentati di quell'epoca, e massime coU'imperator Carlo V, e delle disposizioni che si dovea prendere per contenere e sventare i maneggi dei luterani. Può dame un idea il seguente squarcio della prima lettera, che il Farnese scrive a P. Paolo III. Bgli informa Sua Santità di ciò che gli era avvenuto con S. M. Cesarea e col suo commendatore monsignor Granvela, il quale, nelle vertenze che erano tra il Papa e luterani da un lato e il Re d'Inghilterra dall'altro, « prima si sforzò di mostrare, che la mira ed obbietto de' luterani e del Re d'Inghilterra era tuttuno, non già dì disputar sopra i dogmi della Chiesa o sopra altro articolo della fede, ma dì usurpar li beni ecclesiastici e scuotere il giogo della fede apostolica, e vivere a modo loro; dicendo che il vero è così, sebbene essi cercano con altre apparenze verosimili dì oc* cullarlo, e che la medesima causa fa che il Re d'Inghilterra sia separato dall'obbedienza della Sede Apostolica: di modo che, essendo il loro fine unito, non sarieno mai per abbandonar l'un l'altro, quando alcuno di loro fosse molestato... Ora stando le sopradette cose, dice essere da considerar bene, con qual di questi doi si toglia prima la pugna, confessando esser ragione che S.M. attenda alla reduzione dell'uno e dell'altro; et conclude, che avendo il Re d'In- ghilterra danari, e li* luterani uomini, quando il Re fosse il primo molestato, che oltreché si offenderia gagliardamente, potfia ancora accender con li suoi danari e con li uomini luterani un gran fuoco in Italia, che sarebbe difficile a repararlo. Onde dice, che la Maestà Cesarea giudica doversi prima accordar le cose di Germania che romper eoo l'Inghilterra, massime sperandosi presto d'essa qualche buotia risoluzione ».
L'ottavo, 4229 della collezione, è un volume manoscritto in foglio di pag. 484, copia del secolo XTil, intitolato Lettere degli anni 4539-1549. E contiene lettere di diversi principi e prelati, scritte in gran parte da Vienna e da altri luoghi della Germania, infor- matire delle mene e brighe dei luterani riguardo alle cose de)
Digitized by
XTlll
Concilio, e dei timori e delle speranze che essi destavano di pro- babile accomodamento. E appresso vi sono discorsi, segnati Hieron. Card. Bracarensis, sulla covenienza della dieta generale di Germania, e su quello che se ne dovesse sperare, e se fosse meglio estendere e rinforzare la lega cattolica, e sopra somiglianti materie che vengoa discusse coi più fini accorgimenti di prudenza civile ed ecclesiastica. Poi tornano altre lettere del card, di Guisa, del card. Del Fiore, del card. S. Croce e del card. Farnese, scritte per la più parte nel 4540 al Nunzio di Francia e a quello di Venezia, tutte piene di gravi considerazioni sulle liberlà, sui diritti e privilegi che si voleano contrastare alla Santa Sede. E da ultimo una relazione del nunzio Pighino alllmperatore, per informarlo di quanto si andava concertando dai deputati della congregazione del Concilio e dallo stesso Pontefice, per venire alV alto della decisiva convocazione del Concilio a Trento.
Il nono, 4230 della collezione, è un volume manoscritto in foglio, di pag. 106, copia del secolo XVII, col titolo Lettere del Cardinale di S, Croce. È sono in tutto un cento e più brevi lettere dall'anno 1 539 al 1 552, per la più parte assai importanti e pel soggetto che le scrive e per le materie che trattano. Eccone un saggio nella lettera, che è a pag. 14, in data 30 gennaio 1540, scritta da Trento al MaGfei, segretario, poi Cardinale, sul doversi adoperare a ben conchiudere il Concilio: « Per mettere in pratica (dice grave- mente il savio Cardinale) quello, che Nostro Signore diceva, con la comparazione delti due, che camminando de pari hanno da en- trare per un uscio stretto, et quello che var a man dritta entra innanzi, secodo che il Cardinale nostro mi scrive di sua mano alli 82, io pensando, ho trovato il primo delli due che si mandano scritti, col quale il dogma intrerà sempre innanzi, e si comincierà da quelli dogmi, la cui reformazione non tocchi la Corte Romana per un pezzo, cioè finché si verrà alFarticolo della Chiesa. Nel qual tempo bisognerà, prima che se riforma, che si stabilisca in essa la hie- rarchia» et precipuamente il capo e la sua autorità; la quale sta- bilita, quando poi non volessimo levarsi d'attprno il tutto, avremmo torto, et Dio non lo comporteria». E, con zelo non. minore della prudenza, così conchiude anche Tullima di queste sue lettere, scritta allo slesso il 13 novembre 1547: « Si pensi a non lasciar il mondo
Digitized by
in tulio disperalo della reformazione, che s'aspellava da esso ' Coo- cilio ; altrimenti erit novimmus errar peior priore » .
Il decimo, 4231 della collezione, è un volume manoscritto in foglio, di pag. 422, copia del secolo XVII, intitolalo Lellere del Cardinal di Trento y che era il Madruzzi. E contiene appunto un ottapia lettere dal 1 539 al 1 554 di esso Cardinale al cardinal Farnese e ad altri procuratori del Papa, o di altri a lui, riferibili la più parie alle buone disposizioni che egli aveva di prestare ogni suo buon uffizio perchè in Trento si potesse adunare e tenere il Concilio. Il suo buon animo in ciò si può raccogliere dal seguente brano di lettera, che egli scriveva da Bressanone, il 13 luglio 1546 al cardinal Farnese: « L*obbligo mio verso Dio e la debita osservanza verso Sua Santità, e tutta rilluslrissima casa Farnese, volse che, senza . un iota di voler intendere più oltre, al solo cenno del mio rev. signor Cardinal Farnese, rimettessi me stesso, la città e stato mio di Trento nelle mani di chi ordinava Sua Santità presidi al Concilio » .
L'undecimo, 4232, è un volume manoscritto in foglio di p. 108, copia del secolo XVII, intitolalo Lettere del Cardinal Maffei, e vi si trovano cinquanta e più lettere, che il nuovo Cardinale scriveva di Roma dal 1540 al 1552, tutte piene di accorti e prudenti avvisi sul modo di tenere il Concilio e in particolare sulla disconvenienza di trasferirlo, come alcuni voleano, a Bologna. Su di che il 3 luglio 1545 scriveva di questo tenore: « Troppo si vede che saria bene il ridurre il Concilio a Bologna; ma si dubita che gli imperiali non piglino occasione da questo di far qualche impiastro nelle cose della religione. E però vogliono fuggire ogni ansa alla quale si potes- sero appiccare, et procedere ingenuamente, confidando in nostro Si- gnore Dio, che debba aiutar la causa sua ». Sono poi singolari queste lellere, per esservi brani di mezze e intere pagine, e frasi parecchie, scritte in cifra o con numeri che non è facile capirsi da chi non abbia trovata la chiave. E che questa chiave vi fosse, e vi avessero precedenti accordi per intendere il gergo di queste strane scritture, lo abbiamo da una delle suddette lettere del 29 ottobre 1547, che finisce così: « Vossignoria Rev.'"' la legga sola con la cifra comune de' Legati ». Si manifesta poi da alcuna di queste slesse lettere l'indole e la tendenza scientifica e lelleraria di quell'età, poiché, in quelle gravissime circostanze il MafTei non si dimentica,
Digitized by
I
XX
per esempio, dì scrivere in una sua del 25 febbraio 1540, che « Monsignor Bembo avea avuto un libro nuovo di matematica, com- posta da un Siciliano » ; e che « esso avea comprato la medaglia che Tu coniata ad Adriano, quando egli ebbe donato ventidue mi- Honi e mezzo d'oro a' debitori dell'Impero, e bruciato le polizze nel foro di Traiano per acquistarsi maggior benevolenza dal popolo, ed anco per assicurarli, che non gli fossero domandati da' suces- sori ». « E dal rovescio, dice, una figura con una face in mano che abbrucia una catasta di libri con queste lettere intorno: Reliqua velerà hs novies milL abolita. Atto certo degno di principe, et raro in ogni tempo et forse solo ».
Il duodecimo , 43^3 della collezione , è un volume manoscritto in foglio, di pag. 80, copia del secolo XVII, intitolato Epistolae eminenlissimi domini Cardinalis Contareni, ann. 1541. Sono un cin- quanta lettere italiane tutte di questo Cardinale, scritte in alcune linee o mezze pagine, in cifre o in numeri, da Ratisbona, ove il Contarìni era Nunzio. Riguardano essse le condizioni di quei paesi rispetto alla religione, il poco che si potea fare, e il non mollo che era a sperare per contenere la setta dei luterani ; e sono piene di cristiana prudenza e calde di zelo illuminato. Valgane in prova il brano della seguente lettera, scritta di Ratisbona il 29 maggio 1541, al segretario, pare, del Papa: « Volendo far Toffizio debito verso Dio, et debito ad un buon ministro di Sua Beatitudine, sono astretto di significare a vostra signoria reverendissima tutto quello che a me pare che il bisogno ricerca che si facci. Prima li signi- fico che questa eresia luterana è così infixa negli animi di questi popoli della Germania, dico non solamente dei protestanti ma quasi di tutti i popoli cattolici, che tengo certo che, quando bene in questa dieta si facesse una concordia cristiana con consenso di tutti i principi et teologi protestanti li quali qui si trovano, non potremmo dire di aver fatta provisione, ma solamente di aver fatti i fondamenti della provisione. Io dico a vostra signoria reverendissima per certo, che essendo questa setta cosa nuova, e i popoli essendo naturalmente avidi di novità, essendo questa setta così larga, perchè leva l'obbligo della confessione, di udir la messa ed altri uflBzi divini, leva l'obbligo delli digiuni ed altro di astinenza da carne, di servar
Digitized by
festa, eie, è molto popolare e plaudita; e però è pericolo graD-> dissimo che tutta la Germania presto v'entri, e così la Fiandra, et
molti in Francia et in Italia la desiderano Però parrebbe necessario^
et questo importa il tutto, che qui in Germania se facesse una buona reformatione et buona provisione cristiana, la quale consiste che li vescovi con la vita e con la diligenza, con predicatori et pre- ceptori idonei procurassero che la fede cattolica fosse insegoata, siccome fanno i protestanti, li quali non mancano in punto alcuno di diligenza in predicare, in leggere, in ampliar la loro setta.... Cer- tamente, Monsignor mio reverendiss. se non vi si mette più pen- siero di quello si ha posto per T addietro , la cristianità sta in maggior perìcolo per- questa setta, che per Tarme del Turco. Questi ne potria privare del temporale, ma quella ne priva del temporale et deiressentiale della fede: però bistgna qui ponervi tutti li spi^ riti, non sparagnare cosa alcuna, altramente ne avremo da render gran ragione a Dio. Oggi siamo vivi e domani siamo morti ; et il viver da uomo, nonché da cristiano, consiste in far il debito suo, ben operare nella persona, che Dio ne ha imposto..». Consideri Vostra Signoria Rev.""', che dovemo far noi cristiani , noi altri prelati , alli quali Iddio ha date tante dignità, tante comodità comprate dal sangue di Cristo et dalla sua passione, et così indegnamente» così ingratamente poi possedute et godute da noi: Populus iste incrassaUts eti, et deleeUUui, dereliquit Deum faciorem «tnem, obliUis esi Dei bene- fadoris sui » . Dalle quali parole del degno Nunzio ben si arguisce la verità delle lodi, che gli dà il Pallavicino , di una grande prudenza e perizia e zelo nel trattare la causa della religione, e come anche nel sostenere la dignità della Santa Sede sapesse unire « la vene-^ razione con la schiettezza ». a Ben, come jsuole avvenire, che chi fa con prudente moderazione la causa d'una comunanza contro airaltra^ alla contraria pare acerbo, alla sua languido; così accade al Car- dinale: si lamentarono ne' l(Hro scritti i protestanti, aver essi da xm tanto nomo sperata maggiore equità verso il vero e il giusto; ed insieme egli sofferse accuse a queste direttamente opposte in Roma. Molti lo riprenderono come freddo contro i luterani , quasi che un fervore scompagnato dalla prudenza, e fra popoli assetati della pace, non riesca una sprezzala levità e una odiata impetuosità. Presso ad altri era notato, come se nella sostanza de' dogmi avesse
Digitized by
X\ll
coodisceso ad alcun errore degli avversari. Di che si afflisse indi- cibilmeole ».^ Ma ricevette (dice ancora il Pallavicini) consolazione da una lettera del cardinal Polo, dove per coslante gli afferma: che uiun legato per molti secoli add[ietro avea sostenuto con tal dignità il nome della Sede Apostolica, non solo in quanto alla virtù dell'azione ed alla carità in prò di tutti, ma anche in quanto alla sodezza della dottrina ».
Il decimoterzo, 4234 della collezione, è un volume manoscritto in foglio, di pag. %0% copia del secolo XVII, intitolato Lettere di diversi Prelati intorno alle cose del ConeUio di Trento, daWanno 1 544 al 1547. Sono infatti un 150 lettere dei cardinali Maffei, Farnese, Santa croce, e di altri Prelati a loro: alcune > di informazioni e di consulte su ciò che passava in Concilia, altre di discussione sulla convenienza e sul bisogno di trasferire altrove il Concilio, pei pe- rìcoli che in Trento si manifestavano di cotagio. E piene, più che non potrebbve parere, di prudenza e di saviezza sono queste dispu- tazìoni, nelle quali si tratta di scegliere all'uopo altra città, che potesse ad un tempo soddisfare e alle giuste esigenze dei Prìncipi e alle supreme ragioni della indipendenza della Chiesa e della li- bertà del Concilio.
Il decimoquarto, 4235 della collezione, è un volume manoscrìtto in quarto, di sole pag. 27, copia del secolo XVIII , intitolato Ordo et modus in celebratione sacri et generalis ConciUi Tridentini obser- vaius, a reverendissimo Angelo Ma%%arello ejusdem sacri ConciUi secre- tario descriptus. Percorrendo questo prezioso documento, è grande la soddisfazione di trovare la piena regolarità e saviezza, con cui fu ordinata e condotta ogni cosa di quel Concilio. E a chi non avesse il giusto concetto della gravità e ponderatezza di quella cattolica assemblea, e per falso giudizio credesse o poco o molto inceppata la libertà di que* padrì, potrebbero rìuscir nuove e ina- spettate queste precise parole, che trovansi sotto il titolo De Con- gregationihus generaHbus : « Liceatque unicuique quam maluerit summa liberiate opinionem vel lucri vel destruere, dummodo ea, quae catholicum dccet, dicatur et tandem confirmetnr. Evenit enim aliquando, ut aliquo minus catolice loquente, multi assurgerent concla- mantes: Haec enim non sunt dicenda, haec haeresim sapiunt, vel similia^ usqne adeo ut etiam nonnunquam aliqnibus darà voce dicium fueril:
Digitized by
XXIU
hie est haerMcus, «sto dehei a congregatiane expelli, Qaae tamen verba faere summa ralione ab ìilustrissimis legalis reprehensa, ne liberlas loquendi patribas adempia esse videretur ».
Il decimòqoìnto, 4236 delia collezione, è un grosso volarne mano- scritto in quarto, di pag. 855, copia del secolo XVIIl , intitolato IHarium sacri Ceneilii Tridentini sub Paulo III, È uno dei noli pre- ziosi diarii, cbe ci lasciò il Mazzarelli, che sotto quel Pontefice fu Secretarins Concilii et votorum scrutator, È scritto tutto in latino, e comincia: Sanetissimus D. N. Paulus divina providentia Papa HI, e termina: equitibus et peditibus custodia; e reca particolari e circo- stanziale notizie di ogni cosa avvenuta in Concilio o per occasione di esso, dal 6 febbraio 4545 fino al k novembre 4549, giorno che fQ dalla morte dello slesso Pontefice Paolo III. Yi si trovano, non solo accennati ma descritti e particolareggiati quali avvennero, i fatti e i discorsi che ebbero luogo nelle varie congregazioni; toccate le parziali difficoltà, le sospensioni, le esitanze dei pareri, e, senza prevenzioni o riserve, esposte le conclusioni e finali deliberazioni. Né mancano, per dir tutto, accidenti di piccoli incagli, avvenuti talvolta a turbare la dignità di alcuno dei membri di quelle con- gregazioni: ma questi, anziché porgere alla malignità degli avversari un giusto titolo di spargere comechè sia contumeliose taccio sui generali fatti di queir augusta assemblea , al miglior giudizio dei buoni dovrebbero meglio fornire una non dubbia prova della sincerità € veracità di questi racconti, se non si tacciono nemmeno i piccoli difetti, onde fnron notati alcuni di quei membri, che per altro non possono menomamente togliere alle grandi virtù e alla specchiata dottrina della generalità dei padri di quel venerando consesso. Perchè quale fosse generalmente la rettiludine e sincerità degli intendimenti dominanti in queste congregazioni, quale anche l'unità degli animi in uno stesso scopo di far prevalere le più sane e più provate mas- sime di dottrina e di disciplina, oltreché dai decreti e canoni, che se ne ebbero sapientissimi, si può anche raccogliere ad ogni pagina da questi stessi diari. Valga per un semplice saggio ciò che é rife- rito in uno di essi, sotto il 22 gennaio del 4546, dove, essendo insorto il dubbio (che poi, più volte riprodotto, fu risolto nel modo che si ha dagli atti del Concilio), se dai dogmi o dalla riforma ÌBcoroindar si dovesse, il Cardinal Madruzzi, vescovo di Trento ,
Digitized by
XXIV
parlò per la riforma in modo sì grave e con sì pieoo successo, che basterebbe a mostrare la teodenza e lo spirito di illumiaaio zelo, ond' erano generalmente animali i padri di quel Concilio : « Sunt enim in nos (dicea tra le sJtrecose, secondo il diario, il principe vescovo di Trento ) totias christianitatis ocali coniecti ; quos si vi- derint primo Tacere et deinde decere, ut Christus nos docuit, pro- fecto nobis obedire non^dedignabunlur ». « Tunc Cardinalis de Monte (segue l'autor del diario), cum animadvertisset aures et animos totius Syoodi ex verbis Tridentini Episcopi vehementer commotos, laudavit summopere ea, quae a Tridentino Episcopo de Synodi refor- malione dieta Tuerant, gratiasque 'Altissimo egit, quod talem ei spi* ritam dedisset ». '
U decimosesto, 4237 della collezione, è un altro grosso volume manoscritto in quarto, di pag. 606, copia essa pure del secolo XVIII, intitolato Diarium sacri Concila Tridentini, a die 27 februarii 4545 usqne ad diem \ febr. 4546. Comincia in latino colle parole: Post missam papalem, e poco appresso, continuando fino alla fine in ita- liano, termina: paréi di qua alle ore sette di sera. Mostra esseme autore lo slesso Mazzarella, e parrebbe non essere altro che una continuazione o un complemento del precedente diario. Degnissimo di ricordo ci sembrano tra gli altri alcuni sapienti capitoli, che si trovano quivi inseriti nelle pagine 504-506, quali appunto gli pro- posero e raccomandarono ai padri i reverendissimi Legati nella piena congregazione del venerdì 48 settembre 4544: « Ante omnia elaboranduffl est ut componamus nosmelispos et personas nostras in vita et moribus, et studeamus placare Deum precibus, ieiuniis, eleemosinis et aliis piis operibus, ut Episcopi et sacerdotes saltem in hebdomada celebrenl missam: ut Concilium sii securum et li- berum, ia veniendo, roanendo, i^ecedendo et sententiis dicendis...: ut statuatur ordo omnium sedentium in Concilio, ne oriantur con- testationes inter eos cum scandalo laicorum.... : ut materiae, de quìbus eril traclandum in congregationibus et sessionibus, et exa- minenlur prius, et decernatur quomodo et qualiter et per quos ernnt examinandae. Horlamur autem omnes in Domino quanta possumus charitale, ut cogitent quale sìt hoc Concilium, et propter quod sii indictum ».
Il decimoseltirao, 43138 della collezione, è un volume ms. in foglio.
Digitized by
XXV
di pag. 200, copia del secolo XVIII; traila, come è scrillo sulla co* perla del libro , ex Codice chartaeeo in foL bibliotìiecae Magliahec^ chiamae^ n. 5, class. XXII, inlitolaio Ada Concila Trid.y ann* \ 545-4 547. Apre il volarne la Bolla di indizione del Concilio di Paolo III, del 1536, e lo chiude allra Bolla dello slesso Ponlefice, del 4 genn. 1 542. Per avere un saggio dell' imporlanza e dèi tenore di questi atti, valga il seguente brano, che noi trascriviamo dalle prime pa- gine: « Die lunae, 44 eiusdem, fuil congregalio generalis super decreto de peccalo originis; super quo decreto doobus continui» diebus audierant patres theologorum senlentias et censuras. De pec- calo originis multa disseruit Card. Polus bis verbis: illud aulem, qood in fine decreti ponilur, mihi non placet, dum dicilur: Declaral atUem sancta Synodus, non esse suae intenlionis in decreto huiusmodi, ubi de peceaio origismli loquUur, comprehendere betUam et immaculatam virginem Mariam matrem lesu Christi, de qua re nihil declarare in- tendit praeter id quod a f. r. Sixti IV deeretum fuit. Cum major pars tenerel eximendam esse a decreto beatam virginem Hariam, cum hac adiectione videlicet , de qua pie creditur sine peccato originaU conceptam fuisse. Dictae sunt deinde aJiorum patrum sentenliae, a qaibus omnibus laudatnm fuit deeretum ; quamvis vigintiquatuor sen- tentiani Giennensis comprobassenl , et quamvis arliculus *de B. V. proposilus non fuissel ut discuterelur ; nihilominus abunde omnes sententias dixèrunt; et eo res devenit, ut quamvis plnres essenl, qui crederent B. V. Marìam conceptam fuisse sine peccalo originali, lamen ei eis plures hunc artìculum dimittendum esse dicebant, et io alium locam reservandum: salis dicenles esse si aliquo pacto dccla- raretur , B. Y. in decreto ipso non comprehendi. Giennensis adeo suae opinioni mordicas inhaerebat, ut suo magno beneficio ab omnibus recipere viderelur saam sententiaìn obtinaisse. Tunc card. De Monte dixil, de B. Virgine debere sufficere si in praesenliarum ageretur ut bulla Sixti observaretur. Al Card. Giennensis: consideraiidum est, inquii, Conceptronis festivitatem a S. R. Ecclesia celebrar!, et cum ea esse consensum universalem Ecclesiae, excepto Dominicaaorum or- dine; praeterea aliqoid staluendum esse ut buie tam piae opinioni Synodtts aliquid delulisse videatur. Card. S. Crucis, qui non minus conceptam Virginem in peccato tenet, quam teneat Giennensis conlra- riam parlem: iam, inquìt, hoc scimus a nobis et sancto hoc coetu
Digitized by
XXVI
statutam esse, questioDem hanc in praeseniiarum ita relinquendam, ul neutri parti praeiadicium fiat; nam si verba in decreto lecta preiadi- cinm alieni partì facere posse videantur, demanlnr, et alia ponantur, quae sententiae Synodi satisfaciant: ut autem, qood directe non vult Synodus statuere, oblique extorqueatur, id profecto non patiar ego. At inquii Giennensis: statuii Synodus apponi verba, utque credUur. Cui Card. S. Crucis: si quid, inquit, Synodus dixit ex se, ìd egit non ad nostrani relationem. Giennensis dixit: ea de causa Synodus hoc dixerat, ne hoc decreto fiat iniuria B. Virgini. Sed si hoc non placet, iierum exquirantur vola. Asturicensis dixit: si demanlur verba iila ex decreto in quibus dieitur, nihil novi velie Synodum decemere^ bene se habebit res. Cui et Fanensis et Dominicani omnes acclamarunt. Giennensi vero et nonnuUis aliis dissentientibus, iterum perquisita sunt vota; et inventi longe plures qui decreti verba probarent. Gien- iijeitsis dumiaxat vix patì posse videbatur, aliquam non fieri prae- rogativam beatissimae virgini Mariae».
Il decimottavo, 4239 della collezione, è un volume manosorìtto in quarto, di sole 30 pagine, copia del sec. XVIII, intitolato Dio- rtum Cune, Trùfenltm amstripUim ab Angelo Mazzarello^ septempedano^ jmtea episcopo Thelesmo, ejusdem Concilii secretano sub Paulo HI an, 1545 utque ad 4548; ed è altro dei già lodati diarii di questo «ccoratiflsìmo secretano del Concilio che fu il Mazzarello. È scritto COB grave dettato pressoché tutto in latino , comincia : Die veneris XI decembris MDXLV, circa horam vigesimam, e termina: etampUus m Synodo non comparuU. E, comechè più degli altri breve e con- ciso, non è meno importante per le precise notizie che vi si hanno sulla definitiva apertura del Sinodo , sul nome e sul carattere dei primi padri che Vinlervennero e sulle auguste funzioni che resero cosi veneranda la celebrazione dèi gran Concilio. Dove pure non mancano riprove di ciò , che i buoni già hanno per indubitato , della saviezza cioè e prudenza degli intendimenti de' Pontefici e del retto e cattolico spirito, da cui furono animati i Pontefici stessi e i padri nella trattazione di queir ecumenico Sinodo; di chesieno a saggio i due seguenti brani, che trascriviamo dalle pagine 25 e 27: «Die lunae, 4 ian. 4546, bora 20, fuit congregatio in loco solito, in coius principio reverendissimus Card, de Monte diiit: litteras faabere ad ipsos Legatos nomine D. N. Papae conscrìptas, in quibus
Digitized by
XXVII
laudai S. Sanclitas, quae hactenus in hac S. Syoodo gesta fuissent, horlaturque paires , et illos admonet ad 'inaìorem prosecHtionem : ita ut in primis , sicut aequum est , de fide tractetur , et de iis quidem articulis, qui magis ehristiaoam rempubblicam turbare vi- deanlur; parcendo tamen inlerim haereticorum nominibus, dum spes aliqua erat ipsos ad gremium ecclesiae redituros ». «Quoniaraau- tem verba ]>rolata a uoQuullis eo tendere videbantur, ut crederent Pontifieis auctoritatem aliquo modo per aperitionem Concilii immi- nulam, in hoc est labi et errari facile se cognoscere, cum utique magis ancia, quam aliquo modo imminuta sii auctoritas ex Con- cilii aperitione, quoniam tunc summam iudicandi^potestaiem Ponlifex Max. obtìnet, cum in patrnm Concilio resedit. Cui Augusturicensis dixit: scimus auctoritatem remansisse apud Pontificem maximum ». U decimonenOy 4^40 della collezione, è un volume manoscritto in foglio di sole pag. 46, copia del sec. XVII, cavata, come è notato sulla coperta del libro, ex codic. chart. bibl, Magliabecehianae^ eod. n. 5, class. XXXII, intitolato Actorum sacrae et aecumenieae trideniinae Synodi epilogtis per L. Pratannum Hervium. Ed è infatti un succoso e diremo anche elegante compendio di tutti i più importanti atti delFecu- menico Sinodo. Ecco, per un saggio, come si espone la famosa controversia, quando nel primo decreto si trattò di apporre al Saera tridenUna Synodus la clausola umversalem ecelesiam repraesewtans : « Pridie nonas ianuarii, die lunae decretum promulgatum legitur, conyocatis una patribus, inquisitisque singulorum sententiis, ab uno omnium ore comprobalur, nisi quod plerisque decreti ipsius caput minulius imperfectiusque visum est, nisi adderentur ea verba: sacra Tridentina synodus unwersalem ecelesiam repraesentans. Quin etiam haec denuo adiungi debere valide con aliis quìbusdam contendebat Fesulanus episcopus Bracius Metellus Tuscus. Legatis autem nil minus his convenire temporibus propter luteranorum offensiones, qui XX episcopis universalem ecelesiam repraeseniare clamitarent; affirman- tibus strenue quidam reluctati sunt. Cumque iam rationibus efficacis- simis in patrum sententias descendere Legati cogerentur, beatiss. patres praetexunt, aut neminem nec se posse nisi ilio mature con* sulto hoc statuere. Quo andito, dici non potest ut patrum vultus im- mutatus sit. Iam totius Synodi aliam cemeres faciem. Nam et ex eo
Digitized by
XXVUI
manifestum esse poterai, Legatos presidentes oil reipsa liberum Sy- nodo permillere. Exclamavere quidam, non expectandum esse cum Poniifice deliberationem ad ea quae ConcìUì aucloritas conslilueral: alias libertaiem quae Synodo debelur, esse nullam. . . Quid muitis? Super eo addilamenlo universalem ecclesiam repraesentans ^ varie in Synodo digiadialum est. Statuitur tandem illud additamenlum buie primo decreto non proponendujn, ad evitandas ofleusionum causas, quas ut innumeras, ita ss^ae frigidas Legati praesidentes adducebant. In aliis autem decretis aut inserendnm, aut a Synodo praecipue decer- Qendum, quam ob causam omitli debere viderelur a. Notiamo poi qui che uno dei tre^yolumi manoscritti, che furono del P. Mazzoleni, e che abbiamo detto essere, non si saprebbe ben come, pervenuti alla biblioteca civica di Bergamo, sarebj)e appunto un duplicato del sopradescritlo Aclarum S. el Oecumen, Synodi epUogus. Se non che l^esemplare di Bergamo (che del resto è quasi un facsimile di quello di Trento, e che si dice egualmente tratto ex coi» chart. bibl. Maglia- becehiamofi in fol.y dose. XXXII, N, 5.), oltre al mostrarsi più accu- ratamente copiato, parrebbe per mano dello slesso Mazzoleoi, e ben legato in pelle, è anche ricco di una preziosa aggiunta, che non ha l'esemplare di Trento, intitolata Sommario del CoticiUo Tridentino fatto sotto la s. memoria di Pio IF, raccolto dal sig. Filippo M$moUì, dhe v'intervenne con il. Card. Seripando uno dei Legali, Ora importante dovrebbe essere questa compendiosa relazione del Concilio fatta dal MusotU, e tanto più, quanto pare che non sia stata a mano degli storici di esso Concilio, per potersene valere. Perchè ben ebbe il Card. Pallavicini contezza di questo secretano del Card. Seripando e della succitata sua relazione, e a fame conoscere il merito storico, nota come « ad esso Musetti i Legati aveano dato la cura di portare dall'uno airaltro le lettere che lor venivano e gli esempi delle ri- sposte : onde in questa parte fu egli ben informato. Ma come avea avuto notizia di questa relazione e di altri somigliantti scrìtti del Musotla, non così gli fu dato di averli a mano. Poiché (dice) « tultociò rimase presso gli eredi ». il Soave poi dà qualch^e indizio d'aver veduta la prima delle tre prenominate operette ; ma « se egli la vide (seguita il Pallavicino) , tacque industriosamente ciò che ne risulta ad onor del Concio ; e nel resto, essendo privo di notizie più sicure e più distinte, ritrasse quindi le narrazioni de' successi
Digitized by
XXIX
eoQ poca felicità ». Ora le compendiose memorie di qoesla rela- zione, che il Pallavicino non avea potuto vedere, e che il Soave per avventura avea veduto male, si possono in questa copia, che il Mazzoleni traeva dalia Magliabecchiana, esattamente esanrinare e riscontrare.
Il ventesimo, 4241 della collezione, è un volilme nanoscriilo in foglio, dì pag. 230, intitolato Epistolae varioé circa Trid.ConciUum, ab an. 4545 ad 4548. E sono diverse lettere, scritte la più parte da' vescovi della Germania, della Francia e della Fiandra, sul buon successo che poteva aspettarsi dal Concilio, e sul frutto che se ne poteva sperare. Intorno a che gravissime erano le apprensioni di alcuni di que* prelati, né i fatti purtroppo ebbero a mostrarle infon- date. Valga a saggio il seguente brano di lettera, scritta da Vorms, alti 8 giugno del 4545/dal vescovo di Lucerà, che trovasi a pag. 55 di questo volume: « A me interviene il contrario di quel che si sente dire, cioè che quel che sì desidera, facilmente si crede: io provo e vedo in che stato sia la Santa Sede apostolica ne' regni aquilonari, in tutte le parti deirimperio romano et nel reito ; però ogni remedio mi dispiacerebbe mancò che lo stare così; perchè lo infermo tejide manifestamente alla morte, et la imfermità non è elica ma violentissima e senza speranza di salute. Desidero ardentemente che Dio con la sua santa mano ci mostri il buon cammino, perchè siamo in istato che la vista umana è inferma et debile a fare rele- zione del meglio. Ma quel che io desidero , non lo posso credere. Anzi temo infinitamente, che da tutte le bande nasceranno tanti vi* luppi et impedimenti, che Tammalato senza speranze di salute resterà con la sua *mortalissima infermità. Il Signore Iddio spiri ognuno al suo santo servitio, facci la parte sua, et supplisca alla nostra imperfezione ».
Il ventesimo primo, 1242 della collezione, è un grosso volume manoscritto in foglio, di pag. 440, che s'intitola Litterae legaUnrum SedU Apj^ in Concilio Trid. sub Paulo IIL E contiene non meno di trecento lettere, pressoché tutte in italiano, dall'anno 4545 al 1547. Quattro di esse sono indirizzate al Sommo Pontefice, le altre quasi tutte sono dirette al Cardinal Farnese, al Cardinal Camerario, al Cardinal Becatello, al Cardinal Santa Croce e al Maffei esso pure poi Cardinale. Di che importanza debbano essere questi carteggi
Digitized by
XXX
ciascuno Io può rilevare, quando pensi da chi erano scritte, ed a chi ed in quali circostanze. Sono esse naturalmente un'intima e con- tinua informazione di ciò, che di più importante accadeva nel Gtmeilio, uno scambio edificante di consigli e di avvisi fra i padri ed i Legati, fra le membra ed il capo. Eccone un nobilissimo saggio in un b^ano di lettera, del 7 marzo 1 546, al Cardin. Farnese, come è a p^g. 283: «Non abbiamo risposto fin qui alla partila della ri- tormaiione, a noi mandata alli giorni passati de V. S. Rev.*"" et 111."^, per non sapere in che modo potessimo da un canto satisfare al servitio di Dio, all'onore di nostro Signore, alla necessità dei tempi presenti, al desiderio del Concilio ed alla aspettazione del mondo; dall'altro per non parere presuntuosi e non accrescere occa- sione di pensieri a S. S , de'quali desidereremmo rilevarla con qual si voglia detrimento della persona nostra. Pure ci siamo risoluti di non essere se non bene che sua Beatitudine intenda apertamente il tutto, e si risolva di poi come gli parrà. Oltre a quello che scrìvemmo nell'alligato foglio, ne occorre dire, che noi non crederemmo che questa sia quella riformazione o simile a quella, che oggi univer- salmente si desidera et aspetta; anzi per quello che ne' ragionamenti privati havemo potuto sottrarne, da molti di questi prelati conosciamo promettersi in questo Concilio almeno la libertà e totale cura delle anime de' loro sudditi, come cosa a loro giuditio honestissima; il che pare che consista in questi ponti principali: CoUatione de' be- nefizi, ordinatione de' chierici senza licenza, esenti tanto Capitoli quanto persone priv-ate e religiosi circa al predicare e confessare, e quello che conviene alla cura, delle anime. Vi si aggiungerebbe queste et indulgenze per la fabbrica di San Pietro e cruciata. Quanto dia corte di Roma pare che due cose scandalizzino il mondo e gli levino il credito. Una l'avaritia, l'altra le pompe et il lusso (Pldetur àeesse clfXMula - sic in cod.). Alle quali due cose quando si prov- vedesse efFectualmente, verria riformata lapenitentieria, la cancelleria e la rota, e non restaria altro, che quello, che è capo principale di tutta la reformazione ^ cioè che le chiese si conferiscano a per- sone che le possono e vogliano servire per se medesimi et non per mercenari; perchè senza quello ogni conato di reformatione riuscirà vano ; le decime così grasse e l'aspettative sono quasi da per tutto biasimate , e quelle che novaménte si sono concesse hanno
Digitized by
forle perlurbali gli animi di questi prelati; desperando molti di vedere riformatione, quando in quel tempo chela si tratta, si con- cedono simili cose, quali» oltreché sono in pregiuditio delFOrdinario generano molti scandali, risse et inimicitìe per il pigliare e man- tenere le possessioni: et però concludendo, quando una tal forma di reformatiojie piacesse o quasi, Sua Santità potrebbe (a mio giù* ditio) liberamente sollecitare questo Concilio, et lassjtre comettere la reformalione generalmenle di tutti; perchè trattandosi la parte, che toccasse all'offitio immediato di Sua Santità, amicabilmenle come si potrìa fare, crederemmo che tutti si contenterebbero con quello che è detto di sopra, senza alcuna diminutione deirautorità ed obbe- dienza della Sede Apostolica, anzi con molto guadagno, consistendo molto (come sa) nella benevolenza de' vescovi et devotione dei popoli ».
Il ventesimo secondo, 4243 della collezione, è un volume mano* scritto in foglio, di pagine 256, intitolato Epistolae Card. Famesii eiLegaiorum Concilii, ab an. 4545 ad 4548. Contiene un cento qua- ranta lettere, molte del Card. Farnese ai Legati, e molte pure del Cardinale del Monte al Card. Santa Croce , e alcune poche di altri come del Santa Croce al Card. Farnese , del Card. Camerario e del Card. Morene ai Legati, o d'essi Legati ai medesimi Cardinali. Come è da aspettarsi d'uomini di tale portata, queste lettere ci offrono stupendi esempi di quella salienza e prudenza, di cui meglio sì onorano i più eminenti uomini della chiesa. Gravissima tra le altre e piena di fina prudenza e condiscendenza cristiana, è una lettera scrìtta di Bologna dal Card. Del Monte, il 25 agosto 4548, e che leggesi a p. 202 di questo volume, « sul doversi o no man* dare Nunzi o Legati in Germania ». « Ancorché (dice) io pensi che questa lettera possa arrivare a cose risolute, non resterò di dire il mio parere, per obbedire a V. S. R.'^S et per satisfatione della conscientia mia. Cedo d'ingegno e di prudentia a quelli che ten- gono che non si debba mandar Nuntii né Legati in Germania ; ma Don cedo d'esperientia circa le cose del Concilio, et però dico libe* ramente di non sentire con loro. Per la parte affirmativa di mandarli considero la rottura et schisma et molti mali eventi, ai quali par che sia esposta la parte negativa di non mandarli. Non potemo dissimular di non esser condotti nel campo con l'Imperatore come
Digitized by
duedaDli; e quando non si trovi qualche via comune di uscirne senza vergogna dell'una parte et T altra, come forse è quella che bora ci ^'appresenta, sarà forza che air ultimo haviamo da far il duello, et in questo non vedo vantaggio alcuno per noi, giacché haviamo lasciato trapassar tanto il tempo, et perduto il favor del primo impeto.... Ben ^ vero che dubito che lo Imperatore non accet- terà 0 Legati. 0 Nunzi che non habbiano la facoltà piena, come addimanda, perchè forse in altra forma non li farebbe giuoco. Onde, vedendo che Sua Maestà s*è lasciata consigliare di dichiarare i dogmi et dubbi della fede , et proporre una reformatione a' preti , et che insomma sì è ficcata sin agli occhi in Tautorìtà papale; facendosi bora da lui segno di voler ritornare alla strada buona, quando dal canto nostro non gli sia spianata et allargata, ma vi trovi intoppo, suspico che fusse tuttavia per incaminarsiiper istrado peggiori; però non saprei dare altro consiglio, caso che la resolutione non sia fatta, 60 non di raccomandarsi a Dio che babbi da ispirare sua Beati- tudine ».
Il ventesimo terzo, 43144 della collezione, è un volume ms. in fòglio di sole 60 pag., più altre 13 di diverso carattere, che s'intitola Lettere daltan. 4545 al 1518. E sono diverse lettere, scritte alcune di Trento al Card, del Monte e al Card. Morene, alcune di Bologna al Card. Farnese, ed alcune pure di Roma del suddetto Card, del Monte 0 del Card. Morene. Tutte, qual più qual meno di non lieve importanza, per le accertate notizie e imparziali osservazioni che vi si leggono su ciò che avveniva di bene o di male nelle con- gregazioni, e sugli. avvisi ponderatissimi, che si recavano da quei prudenti pel miglior esito del Concilio.
Il ventesimo quarto, 4245 della collezione, è un altro volume ms. pure in foglio di p. 104 intitolato Lettere di Angeh Massarello, dal 1546 al 1552. E sono tutte lettere di questo secretario che fu del Concilio, scritte per la più parie da Bologna, e che informano di varie cose e persone del Concilio, e più specialmente delle ragioni e circostanze della sua traslazione a Bologna. La parte aneddo- tica della storia di esso Concilio , come dai già citati dìadi , così da queste lettere del Massarcllo si ha copiosa e fedele, quale polca fornirla un testimonio oculare, generalmente lodalo per avvedutezza ed imparzialità.
Digitized by
XXXlll
Il ventesimo quinto, 4246 della collezione, è un volume ms., in q., di pag. 3i2, intitolato Lettere del Card. Sf(mdrati. E sotio infatti un 90 lettere, pressocchè tutte italiane, scritte la più parte nel. 4 545, non poche nel 1547, e alcune anche nel 4548, da esso Card« Sfon- drati al Card. Farnese, ai Legati e a Monsig. Maffei ch^ fu poi (^ardinale: tutte di gravissimi oggetti, generalmente concernenti le condizioni e Y esito del Concilio , e alcuna anche riguardante le particolari negoziazioni, che si tenevano con sua Maestà Cesarea per gli affari della dieta e per le trattative di pace. Vedasi per esempio a pag. 53, in un poscritto alla lettera, che il Card. Sfondrali scrive il 28 agosto 1545, al Card. Farnese, con che riserbo e prudenza volesse egli trattalo questo gravissimo affare : « Perchè Vostra S. I. mi scrive dell* udienza di sua Maestà, con aspettazione che io parli ancora della pace ed di Anglia, già quello può comprendere che essa Sua Maestà, oltre la solita dìflScullà, non si curerà darmi au- dientia avanti che intenda ciò che al presente succede circa il Con- cilio; né vedo espediente io sollecitarla prima. Quanto alla pace et cose di Anglia, quali ora vengono in consequentìa , essa ormai ha conosciuto per prova et per diversi mo\M , che il parlare di questo proposito, ancora che sia ragionevole, non solo non ha frutto al- cuno, ma sj ha più presto per male che per bene... Per il che, se slesse a me , io non ne vorrei fare istanza « non intervenendo altra occasione, ma attenderei ^ questi altri negozi, che premono».
Il ventesimo sesto , 4247 della collezione , è un volume mano- scritto ip f., di sole 74 pagine, intitolalo Lettere dal 1547 al 4551. E contiene un cinquanta lettere , parie del Lippomano vescovo di Verona, e parte del Pighino vescovo di Ferratine, impegnalissimi pel felice successo del Concilio, e leali promotori di tulio ciò che potesse tornare al miglior bene della Chiesa, a II ritornare a Trento (scrìveva di Bologna il Lippomano, li 17 dicembre 1547} ognuno che ha intelletto ed è buon servo di Sua Sahtilà, conosce non es- sere al proposito , an2i materia di gravissima ruina ; e dall' altro canto star qui e non far cosa alcuna di buono , e tenere il mondo interdetto, è gravissimo peccato e grande scrupolo di coscienza; oltrecchè si rende questo povero Concilio infame e favola del volgo ». E il Pighino, pure di Bologna, il 21 dello stesso mese, scriveva in poco diversi sensi; « Me par vedere le cose condotte
Digitized by
XXXIV
a termine, che non si possa più molto differire la reformazione senza gran pericolo...; le opposizioni, che se sono fatte dal Sinodo al ri- torno del Concilio in Trento, sono così reali e apparenti, che non posson ricevere iusta calunnia; se vede manifestamente che il deli- berare di ritornare in Trento, senza chiarire le difficoltà opposte, saria un porre a manifesto pericolo la stessa chiesa cattolica, V onor di Dio, la libertà ecclesiastica, Taulorità et reputazione del Concilio: le quali cose sopra tutte le altre se devono defendere fino all'anima ».
Il ventesimo settimo, 4248 della collezione, è un volume mano- scritto in foglio, di pag. 188, che s'intitola Lettere del Card, di Monte, Legato da Bologna, dalli \ novembre 1547 al 3 ottobre 1549. E sono un bel colto di più che cento lettere, tutte più o meno di quell'importanza e gravità, che dalla mente e dal cuore di sì grand'uomo è da aspettare. Non si potrà leggere senza vivo inte- resse ciò che egli accenna, per modo d'esempio, a pagina 31, delle difficoltà e dei pericoli che si raggruppavano pel Concilio, quando per meno savi molivi cominciò a scindersi sulla convenienza di doversi 0 meno tramutare di nuovo di Bologna a Trento. « Questa Bologna (dice) forza i prelati d'andar sempre in abito, e non vi è spasso alcuno, le abitazioni loro discoste dalla nostra, la paura de' molti per perder l'entrale, l'essere ancor pendente la sessione che si avea da celebrare in l'arrivata qui del Concilio, et vedere passare tutte le feste solenni; et pare a tulli d'essere inviluppati, et di non si avere a sviluppar mai. Questo fiscale spagnuolo, che per le chiese* pressa i prelati, et predica la fede ; il nome et paura dell'Impe- ratore, vedendosi che d'una percossa tale non avemo più ardire di lamentarsi; l'istruzione che ha grande apparenlia de pietà, la malevolentia de alcuni verso la Sede Apostolica, et desiderio de novità, finalmente un fascio de diverse considerazioni mi fanno om- bra. Pure ho speranza ferma (conclude il leale e animoso Legato) di condurla bene coli' aiuto di Dio, et con li boni et prudenti ricordi de V. S. R.; quantunque io non pensi di servirmi di tutti i punti da lei considerali , ma solamente de quelli, che toccano l'ho- nore etsecurezza et libertà del Concilio, et il buon exemplo et l'utilità et concordia comune ».
Il ventesimo ottavo, 4249 della collezione, è un volume mano- scritto in q., diviso in due parti; la prima di pag. 36 contiene tra
Digitized by
XXXV
le altre cose una Protesta fatta da don Dieqo di Mendoia ambasciatore cesareo alla Santità di Papa Paolo HI , e alcune scrilture Ialine rìguardanlì specialmente la Germania: Instructio prò R.'^ Domino episcopo mutinensi Apostolico Nuncìo prò futuro spirensi concilio ger- manorwn, Spirae, 42 Maii 1540 celebrando. Praeremptoria prò futuro spirensi concilio. Responsio ad praeremptoria Rev.'"^ episcopi viennensis, CapUttl, actorumin comitiis augustanis, an, 4548. E inoltre tina nota data da Richmem t{ 4 4 agosto 4553, per la regina d'Inghilterra; e le parole del Duca di Notumberland dette al popolo di Londra, dal paleo, dove poco dopo gli fu tagliala la testa; ed altre simili di Gio. Garzo e del Palmer, cl^ moiono detestando le loro impertinenze it^ materia di fede. L'altra parte del volume, di pag. 24, s'intitola Tra- slatio S, Concini. ex Tridento ad civilatem Rononiae; il quale mano* scritto è certo tratto dallo stampato, leggendosi aggiunte alla riferita intestazione le parole, Bononiae apud Anselm. Giaccarellum^ an. 1 548, Vengono poi appresso Ada Vili, sess, trideìUmae super iranslationem S. Coneilii ex Tridento ad civitatem Bononiam. E in margine alla prima pagina di questo volume si nota pei critici, che la prima parte di questi documenti è tratta ex cod. F'II class. XXXII ms. bibliot. Ma- gliahecchianae ; e la seconda ex cod. IH eiusdem bibl. Magliabec. Flor ren<ia«. Massime nella seconda parie di questo volume non è perlo di poca importanza il considerare con che prudenza e rettitudine d' intenzione venissero i padri alla determinazione di trasferire il Concilio a Bologna, per l'unico motivo del contagio che a Trento si era manifestalo, e non per altre politiche considerazioni o ri- guardi 0 pretesti che fossero, da cui si potesse temere comecché fosse compromessa la sicurezza e la libertà del Concilio.
Il ventesimo nono, 4250 della collezione, è un volume ms. in f., di pag. 222, intitolato De PorUi^atu lulii III P. M. diarum. Per- correndo i (atti del 4549 fino a tutto il 4551, tocca della elezione e delle prime azioni di Giulio III, del giubileo da lui aperto nel 4 550 e poscia più particolarmente delle cose attinenti al Concilio, dalla pubblicazione della Bulla, 3 tan. 4551, proseculionis Concila, et reductionis Concila ad civilatem TrUlenlinorum , ad dicm kaL Mai proxim. venient. Non è notato chi sia Tautore di questo diario; ma è scritto in purgato latino, e per la nobiltà del dettato ha più del commentario che del diario. Chi poi bada al cominciamento di
Digitized by
XXXVI
questo diario , facilinetiVe si persuade , che Y autore si propose di scriverlo con grande * accuratezza : « Actenus de conclavi et creatione lulii III in superiori libro traclayimus. Nane de eìus Pontificata incipiamus ; uon tit singulae eias actiones per historiam describantur, sed eiusdem pauca, quae notata digoiora videbaniar, per modum diadi adnolentur... Ita tameu ut quaecumqae illi fuerint, oiagni vel parvi, vel etìam minimi aut nullius momenti, tamquam diem nuHum sine linea transire nolenles, describantur » .
Il trentesimo, 4251 della collezione, è un bel volarne ms. in quarto, che riunisce in 15 quintemetti, contenenti copie di molle e varie htrusimi , date dal Pontefice Paolo UI ai Legati presso i diversi principi , per appianare le difficoltà che si frapponevano al buon successo del Concilio , con alcune relazioni e condizioni date in risposta dagli stessi prìncipi al Pontefice. Fra le quali , piena di accorgimento e di prudenza sarà trovata la scrittura che s'intitola hformatio sen memoriale rericm apud S. R. D. Paul. Ut , -per R. D. Marteìlnm Oervinum Card, nomine Rutìjerii tt Mosfiani dot. decr, Patarm , in religionis et /idei i^usa bremtef^et celeri ter oompo^ nenda. Come piena zeppa di rimarchi e di consigli impertinenti dovrà giudicarsi lo scritto presentalo nel 1565 dairimperator Fer- dinando al Pontefice, in merito alle condizioni, con le quali si sarebbe voluto tenere il Concilio. Sono quei consìgli e rimarchi così poco considerati, e di cose che non eraiio certo di pertinenza deirimpe- talore, che egK medesimo se ne dovette accorgere; e però sog- giunge a scolparsene: « Et haec qoidem omnia cum Maieslas sua Caesarea S.'**** Domino Nostro non eo animo significare stalwerit, qUod velit Sarrclitati suae modum praescribere, iuxia quem offici sui pastorali fungi debeai , sed tantum ut Sanctitatl etus iuxta pa- ternam eius requisitionem, quae ipse de hoc Concili negotlo sen- tiat, et quae sit praeterea mentis suae Caesareae de instraenda reformatione opinio, ingenue et candide tamquam obsequens ecclesiae filius declararet ». La qual presunzione di voler prescrivere leggi al Pontefice e al Concilio, in ciò che dovea reputarsi di esclusiva pertinenza dei Vescovi e del Pontefice, appare anche dal sommario delVistruzione, che leggesi salla fine di quel volume, e nella quale il re cattolico fa dire con tutta serietà ai Legati: Essendo latti questi rispetti di molta conseguenza, rappresenterete a Sua 'Santità, ,
Digitized by
XXXVIl
come a noi pare se proceda in Concilio, oon con fretla ma con roatnrilà, massime circa le cose che toccaoo la religione ». Così questi Prìncipi , per una malintesa protezione della chiesa non contenti di stare, come già Costantino, riverenti alle soglie del Concilio dei yescovi, presumevano di farsi avanti, e per poco im- mischiarsi con loro a promuoverne e moderarne le deliberazioni!
Il trentesimo primo, 4^53 della collezione, è un importantissimo colto di forse ventiquatlro quinternetti, intitolalo Relaiùmi e istruzioni varie, riferibili alle precedenze, circostanze e conseguenze del Con- cilio. Notevoli sono tra le altre la Relazione del Card, M, Gimtiniani mmbasdatore del cristianissimo re di Francia per la serenissima re-- jmbbUea di Fene%ia; cosi l'istrM%ioHe del Card, Farnese, che fu poi Pontefice Paolo IV, quando andò Legalo a Carlo F, doiìo il sacco di Roma; il Brevis istructio prò Legatis Tridenlum ituris prò Ponlifice Paulo HI; ì Punti stabiliti, il \ 54&. nella dieta di Augusta^ in materia di religime; gli Articoli accettati daUa dieta per l'osservanza delFm- lerìm« sino alla decisione del Concilio di Trento; le Proposizioni stabi- lite colla dieta per V intervento al Concilia; e gli articoli accettaci , mi 4552, dagli elettori dell'Impero, per la pace e unione comune, salvo la libertà di coscienza. Come d'interesse locale dovrebbero essere le due scritture: una del 6 ottobre 4564^ che si dice eslratta ex Ub., dueal. exist, in cane, praef.pergom. , cari. 40; l'altra del (5 ottobre dello slesso anno, che si dice esìstesse in Praegadis, concernenti Taccettazione avvenuta per parte della serenissima repubblica e suo dominio' del Concilio di Trento.
Il trentesimo secondo, 4S53 della collezione, è un grosso volume ms. in q., di pag. 460, in trenta quinternetti, col titolo complessivo di RacoóUa di documenti del Concilio di Trento, E sono ben sessan- tadue, tra lettere, memoriali, discorsi, articoli, risguardanti l'intime cose passate nel Concilio, e specialmente le proposizioni e discus- sioni, che d'ordinario preparavano le deliberazioni dello stesso Con- cilio. Sarà curioso per la storia e per la particolare cognizione degli abusi, che si reclamavano ed ebbero dal Concilio coveni^nte riforma, di ripassare tra le altre le seguenti scritture, che fanno parte di questo volume VAbusus qui circa sacrum missae sacrificium evenire solent; e il Manuale de quibusdam abusibus, che riguarda la predicazione dei regolari , gli usi dei questuanti , e in generale la
Digitized by
XXXVIII
riforma dei frati. Né sarà senza frullo, per conoscer lo spirito dei lempi, il vedere i due scrini, con cui si compie il volume: Duo capila periciUosa ex Concilio, alter liberkUiSy alter matcriae; e le cause per le quali Carlo V desiderava il Concilio,
Il Irenlesimo lerzo, 4i54 della collezione, è un volume ms. in q., di 12 quiolernelli, inscrillo del lilolo di Trattati dogmatici. E conliene infalti discussioni diverse dì insigni leologi, che eran chiamali a preparare nelle parziali congregazioni lotto che di più sodo e di più rondato si potesse raccogliere dall'ecclesiastica erudizione sulle doUrinali quislioni , che si doveano deliberar nel Concilio: Ulrum Deus et Saneti sinl colendi? An deleclus ciborum libere in ecclesia sii introductus? Uirurn indulgentiarum usus ab Apostolis ad nos sit derivatus? Nella trattazione de' quali punti que' teologi consultori sembrano alcuna volta addivenire a corollari più rigorosi, che non si vedano poi adottali nelle conclusioni generali delle congregazioni, e nei decreti e nei canoni dello stesso Concilio. E ciò, pare a noi dovea ragionevolmente avvenire : perchè i privali dottori pesavano le cose solo dal lato della verità: i padri definitori anche da quello dell'opporlunità; i dottori poteaoo e doveano insegnar tutto che cre- devano appoggialo alla tradizione ; i padri definitori , trattandosi .specialmente di condannare eretici, non dovean conchiudere a di- chiarar dogma, so non ciò che trovavano inconcusso e affatto fuori di controversia.
Il trentesimo quarto, 4255 della collezione, è un volume ms. in f., di pag. 480, intitolalo Articuli de iusti/icatiotìe. E sono questi pure, come quelli del precedente volume, diversi punii proposti alle preliminari discussioni dei teologi, sul gravissimo argomento della giustificazione e dei sacramenti. Dalla minuta relazione poi, che si ha in fine di questo volume, di tutti i padri e prelati che interven- nero 0 presiedettero alle più importanti sesssioni e deliberazioni della sinodale assemblea, potrà forse raccogliersi qualche non avvertila' e non inutile notizia per la più esalta storia dello stesso Concilio.
Il trentesimo quinto, 4256 della collezione, è un grosso volume ms. di più che 220 pagine, costituenti due altri gravissimi trattali sulla profonda e assai dibattuta materia della giustificazione: la prima delle due allegazioni è del P. generale Laynez, di pag 45, e s'in- titola P. fjaynrz de imputatioHp insti tiae. Come è notalo in cima
Digitized by
XXXIX
della prima pagina, questa è copia della edizione a slampa , ora rarissima, Tridenti^ 1 54d, U octoòrw, Francisci Fisdominu Del qaal dollissimo lavoro ci sia permesso riferire Tullime parole, a mostrare come que' sapienti padri , pel giusto concetto che si eran formati della cristiana dottrina, riputassero essere la vera ed esatta teo- logia, specialmente in ciò che concerne i principii della giustiBca- zione, fondamento essenziale d'ogni buona ascetica e salutare pre-^ dicàzione. «His ilaque, palres, dictis (conchiude il Laynez) circa ipsam decreti doclrinam, addam me vehementer desiderare, ut in publica atque ordinaria Synodo huic negotio iustificationis impo* natur extrema manus, atque ob id praeserlim, quia cum ego, sicut el alii generales , iam missurus sim permultos concionatores ad varia Italiae loca, vellem ut ex praescripta formula idem omnes de iuslificatione dicerent». L'altra allegazione, che in questo volume si trova , di pag. 4 80 , ha per titolo : Vola teologorum in Cfincilio tridentino de iustificationej el Compemìinm votorum de certiiudine graiiae Guglielmi Massirii sabaudiensis , che jl copista nel frontespizio dice uUl opera ; e in fatti si mostra piena di succo e di soda dottrina cattolica. Chiude poi il volume altra pia breve scrittura, tratta sic- come pare da libro già pubblicato, e che ha per titolo: Rerum de sacra et oecumenica trid, synodo feliciter gestamm epilogus per F, Pratannum Nerinum^ an. 4545. *
Il trentesimo sesto, 4257 della collezione, è un grosso volume ms., di pag. 230, che s'intitola Lettere del secretorio delV amba- sciatore AmuliOy con altre del 1540 al 1563. Ed è in fatti un im- portantissimo carteggio di questo accortissimo e sapiente ambasci- atore della veneta repubblica che fu TAmulio, e del Card. Lorena e del Card. Morene e del Lippomano e del Contarono col Card. Borromeo e coi Nunzi Delfino e Pighino, intomo alle varie vi- cende e ai timori e alle speranze che si succedevano sul buon esilo del Concilio. Queste lettere , specialmente deir Amulio , non furono sconosciute al Pallavicino, che dichiara di « averne ri- cevuto gran luce »; né dovette ignorarle lo stesso Sarpi; ma, come il Pallavicino gli fa rimprovero, egli con mala fede ne tra- lasciò a bello studio quanto vi si trova « in commendazione e in giustificazione dei Papi ». Non potrebbe però essere che a gran trionfo della storica verità, se vie meglio fossero conosciute tutte
Digitized by
quesle leilere, massime deirAmulio, nel quale, a delta del Palla- vicino, assai confidavasi lo sleeso PoDteflce'vi latito per rispetto della persona saa propria, secondo ebe si vede nella violenza che poi gli lece ad accettare la dignità di Cardinale da tant'altri ambita; quanto del principe da lai rappresentato, il quale in tali negozi era lonlano d'ogni interesse, salvo il benefizio della religione e la pace del cristianesimo ».
Il trentesimo settimo, 4258 della collezione, è un volume ms., di 32 qninternetli in f., intitolato Lettere del Concilio Tridentino ^ parte torta. È copia tratta, per cura dello stesso Mazzoleni, ex cod. egri, in q. bibliotìwcae Mediceo-Palatinae. Comincia da una lettera del 4 .*» Maggio 1 562, diretta ai Legati del Concilo dal Pontefice Pio IV, V termina con altra delfultimo agosto dello stesso anno, scritta pure ai Legati dal Card. Borromeo. È inqrescevole che questa importan- tissima raccolta di lettere (la più p^te inedite, o difficilissime a potersi avere, se pure alcune furono pubblicate), che i più eminenti prelati si scambiarono intorno alle vicende del Concilio , di che anche son dette Lettere del Concilio Tridentino^ non siasi conservata intera : cominciandosi il primo di questi volumi, come sopra è notato, dalla parte teria, onde è chiaro che la prima e seconda parte si è smarrita. Da un indice, che crediamo di mano dello stesso Maz- zoleni, % che trovasi ora in uno dei libri ms. di lui, che, come accanammo, passarono alla civica biblioteca di Bergamo, intitolato appunto Codices mss, ad Concilium Tridentinum pertinenles ìnhliothecae Pontidensis^ appare infatti, che in quella biblioteca, dove il padre Mazzoleni fu abbate, erano in maggior numero codesti ms. volumi con questo titolo : Lettere del Concilio di Trento, volumi IF, cod. 22 doppio, 23, 24, e Lettere del Concilio di Tronto pari, I e pari. IV, cod. 25. Credemmo che i due volumi sopracitati, che si conservano nella biblioteca civica di Bergamo , fossero appunto quelli che si desiderano nella collezione esistente in quella di Trento. Ma, veri- ficata la cosa, trovammo che il primo di questi due volumi pon è che una copia, o meglio un facsimile del seguente volume, che si conserva nella biblioteca di Trento; e l'altro è un volume di più, con una parte quinta, che non sì trova nella collezione di Trento.
Il trentoltesimo però , 4259 della collezione , è un altro volume ms., di 3^» qninternetti, che s'intitola esso pure: Lettere del Concilio
Digitized by
di Trento, parìe quarta. Come Tallro si dice irallo ex Cod. Cari, in q. ìAhlioihecae Mediceo- Paiatmae; e comincia con una lellera del 26 agosto 1562, del Card. Borromeo, e termina con altra, deirultimo dicerobre dello stesso anno, del medesimo Card. Borromeo. Da questo carteggio più che mai appare lanimo e la vita, che fu del Concilio di Trento il Card. Borromeo , massime sotto i Pontefici Paolo HI e Pio IV. Egli si mostra quasi in ogni sua lettera vivamente sol^ lecito , e non che altro ansioso , perchè senza umani riguardi , e colla sola intenzione di ottenere il vero bene della chiesa e la gloria di Dio, si attenda a conchiudere le provvide deliberazioni del santo Concilio, «lo non dirò loro altro (scriveva ai Legati in questa prima ietterà del 26 agosto), se non certificare le SS. VV. 111.»»^ che Sua Santità, come rimette a quelle ogni cosa, et riposa sopra la vigi- lanza et bontà loro . cos'i desidera sopra modo che attendino con ogni possibile celerità alla pronta conclusione delle materie che restano, per poter finire il Concilio». E in altra del 5 dicembre dello stesso anno, il medesimo Card. Borromeo scriveva, pressando più istantemente i Legati: «Le SS. VV. lll™« possono credere in- teramente che N. Signore conosce le difficoltà che hanno per quel negozio, come se le vedesse cogli occhi propri, ed ha lor compas- sione di SI gran fatiche che durano ; ma considerato il fine a che camminano ed il servizio che fanno ni Signore Iddio, Sua Santità confida che nel cuori delle SS. VV. Ill."»« crescerà tanto più di buona volontà et fortezza di persistere sino all'ultimo, quanto maggior vedono il bisogno, et maggiore conoscono che sarà il benficio, che per mezzo loro si farà a tutta la cristianità; cosi le esorta et prega a tirar innanzi allegramente, e con la molta prudenza et pietà ^ro aiutar la S. Santità che da tante bande ha ogni giorno tanti tra- vagli; et in questo proposito non resterò de dire, che come S. San- tità commenda tutte le allioni de le SS. VV. III.»*, cosi resta par- ticolarmente satisfatta, che sì vagliano dellautorità loro nel raffre- nare Tinsolenza di quei padri, che fuor di proposito con quistioni impertinenti cercano di tirare in infinito il buon successo di quel santo negozio ; onde le sarà carissimo sempre, che usino di questa autorità loro tutte le volte che sarà bisogno conformarsi col conte- nuto della bolla, la quale invita i padri al Concilio, per estirpare le eresie e riformar gli abusi, et non per consumare il tempo in questioni
Digitized by
XLll
inutili 1» , Snl qual proposito è nolevole un'Istruzione data dtU Legali a M. Visconte^ e indirizzata al Pontefice il 45 dicembre di questo stesso anno 4562, a per discolparsi di quello, di che vengono inde*- bitamente incolpati presso di Sua Beatitudine, e per dimandar con- siglio di quello, che avessero da fare per uscire dalle difficoltà ». Dal quale carteggio dei Legati con Sua Santità, appare non meno lo zelo, e la prudenza di essi Legati, come la piena libertà lasciata alle discussioni e deliberazioni dei padri, e la costante disposizione del Pontefice di tutto promuovere ed approvare, che potesse riu- scire al ragionevole e decoroso esito del Concilio. Però quanto jàììo scolparsi degli appunti, che sapevano essere loro fatti, dicono tra le altre cose i Legati : « Non sapemo con che ragione ci si voglia da chicchessia dar colpa di quello, di che piuttosto meriteressimo lode, se non facessimo quel che facciamo per obbligo et debito nostro. Solo si potria dire (come intendemo anco che dicono alcuni) che dovevamo dar su la voce a chi volca parlare di questa materia, et non lasciarli andare innanzi. A che si può rispondere, che chi dice così, non sa che cosa sia questo Concilio; che se lo sapesse come lo sappiamo noi per prova si chiarirebbe che è più facile il dire che il fare una cosa di questa sorta, dove è così gran nuiuero di prelati, et di tante nationi, et così qualificati, et in tempo che non si chiede altro che Concilio libero, et che ogni parola che si dica ed ogni atto che si faccia è notato et interpretato a servitù del Concilio... ». E quanto a ciò, « in ohe desiderano il consìglio ed ordine di Sua Santità », notevolissimo, tra gli altri punti, è quel che vogliono con franchezza pari alla devozione subordinato al Pon- tefice, sulla vertenza, che fortemente si agitava sopra un settimo canone di riforma, riguardante il sacramento, dell'Ordine. « C'è poi (diceno) il settimo canone, il quale, quando non si possa aspet- tare, non vedemo similmente che fine abbia d*avere ; perchè il volerlo sopire ha in sé tante difficoltà, et porta seco tanti pericoli et così importanti, che se ben pessimo farlo, noi faressimo senza esporre la commissione di N* Signore, essendo come sicuri, che ne seguirà grandissimo scandalo, perchè è da credere che li Spagnoli ed altri, che fin adesso hanno fatto tanto rumore per ottenerlo, vedendo che si voglia sopire, si risolveranno di non venire in sessione, et sarà un mezzo scisma nel Concilio, che sarà d'infinito danno alla chiesa
Digitized by
XLHI
et di perpelao biasimo a N. Signore. Appresso Tedemo tanta unione et conrormità, anzi per dir meglio, tanta intelligenza fra li prìncipi el nationi in domandare la riforma, che per noi non sappiamo che dirne, senonchè quantunque Sua Santità abbia fin ora fatto assai, sia necessario, per non la rompere coi prìncipi el guastar così bell'opera, che si risolva di far mollo più, et lasciarvi a guisa di san Martino un pezzo della cappa, piuttosto che perder ogni cosa; perchè senza dubbio siamo a lermine, che se non si fa da vero, si perderà da vero et presto ciò che c'è, et sua Beatitudine ne sarà incolpala facilraenle, potendoci in qualche modo rimediare, et noi facendo. Questo noslro parlare potrà per avventura parer troppo ardilo, sapendo chi siamo noi el chi è la Santità di N. Signore, et quanto a noi convenga di procedere riverentemente c©n Lei. Tut- tavia quando l'ardire sia ascritto non a presunzione, ma a vera e cordial servitù et a desiderio della grandezza et gloria di sua Beatitudine , ne resteremo molo contenti , confidati che Ella per bontà sua bavera sempre più caro, che da servitori suoi, come noi siamo, le sia parlato liberamente in cosa di tale importanza, che con alcuna sorte di rispetto, che le possa col tempo apportar biasimo e danno...». Né il santo Padre si aveva a male di questo schietto e risoluto procedere dei Legati; che riputandola a sapiente zelo che recavano all'opera, non che opporre loro difficoltà od in- cagli, li viene anzi piehamente giustificando e confortando a star saldi nei sapienti propositi del loro zelo, perchè potessero contri- buire a quel salutevole esito del Concilio, che tutti i buoni affret- tavano coi loro voli. Di tanto infatti assicurava i Legati in special modo il Card. Borromeo, in una sua Iqjtera del % Gennaio 1563, che è la prima del volume, come i precedenti intitolato: Lettele del ConcUio di Trento , parie quinta , che abbiamo dello trovarsi nella biblioteca civica di Bergamo , e di cui volentieri riferiamo il se- guente brano , anche per mostrare come con questa quinta parte potrebbe utilmente completarsi la terza e la quarta, che si hanno nella collezione di Trento. « Con le mie di novembre (scrive loro il santo Cardinale] io diedi conto alle SS. Vy. 111.""^ di quanto era parso a Noslro Signore, pelr risposta delle loro di novembre; non avendo ricevute l' altre di dicembre , aggiungerò che Sua Santità aspetta con desiderio M.Visconte, non già per intender la ìustificazioni'
Digitized by
XLIV
delle loro atiioni et fatiche^ che di ciò la Sanlità Sua è piena- mente satisfatta, et ha loro quella compassione ohe conviene, ma si bene per essere informalo in che cosa possa sovvenirle ei aiu- tarle de ricordo et de consiglio, per venire più cspeditaroenle al presto et buon fine che si desidera ».
11 trentesimo nono, 4260 della collezione, è un grosso ms. in r, di pag. 612, che fuori sul cartone è inscritto, Commendme, Tom. I. dal 4510 al 4563; e dentro porta con carattere diverso la spe- ciale annotazione. Est hibliothecae 8. lacobi de Pontida monaeonnn eongregationis cassinensis terriiorii Bergomensis. È poi notevole un lungo e minuto erralacorrige, fatto per mano dello slesso Mazzo- leni, e poslo IR cima alla prima pagina, il quale mostra quanto conto egli abbia fatto di questo volume, se ha creduto che valesse la pena di cos^ sottilmenle esaminarlo e correggerlo. Il volume poi è un' importante collezione di lettere ed altri documenti ( in cui il Card. Commendone, vescovo allora di Zanle e nunzio in Ger- mania, mostra avere avuto gran parte), riferibili alle trattative che ebbero luogo pel Concilio, massime nei rapporti coi principi prote* stanti. Notevoli però fra le altre riescono in questo volume le se- guenti scritture: Responsio facla per fl. D. N. Paulum Pmitificcm IIl^ ei sacr. Card, collegium protestalioni oratoris Cassar. Maiestaiis in materia Concilii; Ritratto delle cose di Germania, cmi un sommario della dieta di Spira, del 4544, al Rev. Monsig, Commendone a Trento; Ex lUteris Petri Canisii provifieialis in superiori Germania 23 itUiì daUs, De episcopo argentiiwnensi ; Scriptum caUwliea circa confessiùuem migìistanam.
Di questo ripulatissimo gionsignor Commendone poi abbiamo, non sapremmo bene come capitatovi, neir archivio del capitolo di Ber- gamo, un bel volume ms. in f. di ben 280 pagine, copia di carata tere somigliante ad altri volumi della collezione, e che in principio, per mano pure dello stesso Mazzòleni, è notato come t copia fedele, secondo Toriografia e il dialetto espresso nelFesemplare del moni- stero di san Giacomo di Pontida ». Or, confrontando questo coirallro sopra descritto volume, che ài conserva nella biblioteca di Trento, non parrebbe che esso sia copia di quello slesso esemplare, perchè r epoca dei documenti qui riferiti restringesi , più che nelP altro volume, dal 20 dicembre 4 560 al \.^ di settembre 454^4; e i docu-
Digitized by
XLV
menti, per qaanto ci ricordiamo, doq sono i medesimi neiruno e nell'altro volarne. Ptrò ci parrebbe di dover credere che piuttosto neirinlera collezione del monastero di Pontida fossero altri volumi intitolati Commendane, ile'quali non sia forse passato alia biblioteca di Trento altro che il sopra descritto , che si dice però tomo I , facendo supporre che altri ne seguissero. E di fatati dalla noia sopra citata, di mano del Uazzoleni, appare che in quella biblioteca dei monaci di Pontida egli vi avesse raccolti tra gli altri tre volumi di questo Card. Cornmendom, segnati Cod. 45, id, 47. DelV uno dei quali due smarriti volumi parrebbe poter essere questa un'accurata copia, da tenersi però in maggior pregio* quasi indice deiroriginale 0 più antico codice ohe si fosse perduto. Comunque sia questo vo- lume , diviso come si trova in tre registri , è tutto di Lettere di Monsig. Commendone, scriUe nella numiatura di Germanm. Né noi di* ciamo che qneste importanti corrispondenze non sieno state a co- gnizione di chi scrisse con isterica diligenza delle cose del Concilio: il Pallayieino mastra di averne veduto gli originali od altre auten- tiche copie , e se ne vale largamente , riferendo i fatti di quella nunziatura', rappresentandone per maggior evidenza le particolari circostanze , e riportandone con letterale esattezza le conferenze. Noti cosi il Sarpi, che, o vedesse o non vedesse questi documenti, con poca accoratezza e minore imparzialità, di tutto, come ben gli oppone il Pallavicino , « fa brerissima descrizione , esponendo sol quella parte , che più cade in disprezzo della Sede Apostolica , e lasciando velata Taltra, dalla quale si scorge, che, se Topera (di quella gravissima nunriatura) non riuscì a prospero fine» procedette almeno con gravità e con decoro ». Or, volendo pur riferire qual- ehe braso di quelle lettere, che lo stesso Pallavicini forse per brevità non fece che accennare , anche per pochi saggi potrebbe chiarirsi , come dall'intera pubblicazione di questi documenti ver- rebbe gran luce alla compiuta storia del Concilio , e quanta lode di fedele racconto crescerebbe pei confronti alla storia soprallodata dei Pallavicino. Ecco per esempio, come il Commendone, in una sua del O gennaio 4561 , informi il Card. Borromeo del pieno e felice esito de' suoi negoziati con Sua Maestà Cesarea circa TalTare del Concilio : <c Sma Maestà mi rispose , che , avendo Sua Santità provveduto per questa via del Concilio , giudicava essere bene di
Digitized by
XLVI
promuoverlo , et che non maocheria quanto fosse in lui di fare ogni opera acciocché si conducesse. Et soggiunse che il rispetto di S. Santità era stato piissimo et prudentissimo , et che con questo an- cora mostrava veramente la molta sincerità et la prontezza sua in far quanto si potea per la celebrazione del Concilio: lo replicai , che essendo l'intenzione di Sua Santità così paterna anco verso i medesimi protestanti, et così pronta Sua Maestà Cesarea ad aiutare questa impresa del Concilio , non si dovea dubitare , che questo fosse un certissimo segno della clemenza del Signore Dio verso noi : onde, sotto tali principi et con tali. due luminari, si dovessero il- lustrare le presenti tenebre della cristianità ». Né meno edificanti per la molta dottrina e prudenza torneranno le parole , che il Com- mendone, di concerto con Monsig. Delfino, scrive al Card. Borromeo, in una lunga e importantissima lettera, degli 8 febbraio 156i, di aver tenute coi principi protestanti di Germania, per indurli ad aver fede nel Papa e nel Concilio. Come il principe palatino, a nome anche degli altri principi, ebbe finito di esporre ai nunzi le sue querele e difficoltà, il Commendone gravemente rispose: «Che nostro Signore avea mandato suoi nunzi alli principi di Germania, per r offizio che tiene di pastore universale , e per la carità sua verso ogni uno, con quell'animo et a quel fine, che era stalo esposto alle loro celsitudini; e che però non vedevano perchè alcuno se ne avesse a maravigliare. Che il Concilio era stato indotto da S. S. secondo la forma ed il modo perpetuamente osservato nella chiesa, per ispirazione dello Spirito S. ; non si potendo conservare , né dove fosse bisogno restituire Tantica disciplina de' nostri padri, se non con le medesime vie tenute da loro. Quanto al non avere essi principi altro superiore che la Cesarea Maestà, che non è loro nascosto qual proporzione sia nella repubblica cristiana fra Sua Maestà ed il Sommo Pontefice , e quale sia 1' osservantia di Sua Maestà Cesarea verso Sua Santità, e quale ancora sia stato sempre l'animo dei Pontefici verso questa inclita nazione, specialmente circa le cose dell'imperio. Quanto alla riforma, che, lasciando ora di parlare de' predecessori, per non esser troppo lungo, specialmente la santa memoria di Pio lY dal principio del suo pontificato ha atteso alla riforma, e datole buon principio; anzi che tanto più volentieri ha convocato il Concilio , quanto ha giudicato espediente
Digitized by
XLVll
che in esso Concilio si faccia questa rirorma universale. * Quanto alla chiesa romana, che essa non pure non ha offuscato l'evan- gelio, ma che è stata sempre maestra e regola delle dottrine cri- stiane e lume della verità ; e che a lei sono ricorsi sempre tutti i Padri antichi fin dal tempo delli Apostoli , e che da lei devono riconoscere i Germani V essere cristiani , a qua primtm evangelii lumen aceeperuni. Quanto alle parole dette delia varietà delle mo« derne opinioni, essere stato semplicemente detto il fatto, secondo si vede nelli medesimi scritti de* loro teologi, che essi ci adduce- vano pieni di molte nuove opinioni , e contrarie Y una air altra. Quanto alla fermezza e certezza, che dicevano avere della loro opinione, che la novità et il dissentire dal resto della chiesa , et ab ordinaria potesiaie discessisse , commessi medesimi dicevano , do- veva almeno levar loro questa tale certezza et renderli dubbii , massimamente in cosa che importa la salute e la perdizione eterna, e che a S. Paolo vaso d'eletione, ancora che, come esso afferma, aècepisset evangelium noti ex ìwmine sed per revelaiionem , nondimeno gli fu per revelatione comandato , che ascenderei Hierosolymam , et eonfetret evangelium suum cum Apostolis, ne forte in vanum curreret aui cucurrisseL . • » . E pieni di sapienza e di evangelica discrezione, e degni che in ogni tempo sieno ben ponderali da tutti gli eccle- siastici, ci sembrano gli avvisi, che lo stesso Commendone co- munica, con sua lettera del SO giugno 4561, al Card, di Mantova, che di ciò lo avea richiesto, sul contegno appunto, che gli pareva dovesse tenersi, trattando coi detti principi, allo scopo di tentare con loro, se mai era sperabile, una riconciliazione. « Con la risposta di questa lettera (dice egli) V. S. 111.""' mi onora troppo, coman- dandomi che io le scriva qual via io giudichi che costoro fossero piuttosto per prendere ... ; e quello ancora che far si dovesse in caso che mandassero un* ambascieria costì colla commissione già scritta. Io non son tale, né veggo tanto, nondimeno V. S. III.""'* mi porrebbe in maggiore necessità d'obbedirla, che non mi leverebbe d'ardire il poco mio sapere, quando la subita mia partita mi con- cedesse un poco di tempo, perchè io eleggerei d'esser tenuto piut- tosto ubbidiente servitore suo, che non temerei di dimostrarmi poco intendente delle cose di Germania; e se non altro, io le riferirei a tal proposito quello, che m'è avvenuto più volte in ragionamenti
Digitized by
XLVIII
di simili proposte con li principi e loro leologi « consiglieri, ac- ciocché la vedesse ciò che essi sogliono replicare, e dove pre- mono. Ora le dirò solamente » che sebbene io ho sempre teoalo » che quanto meno si moltìplica in scritture con costoro , tanto sia meglio *per una tale ambascieria al Concilio, mi parrebbe cosi ce- lebre, e così dubiterei che se ne valessero con li popoli, secondo il modo loro di procedere, che stimerei essere necessario di rispon- dere in ogni modo: il che facilmente si può fare da' sapienti padri, quali sono le Vostre Signorie 111,**"^; di maniera che nella risposta ^i vegga tanta benignità quanta dottrina, e vi adopri tanta destrezza e tanto artificio santo quanti argomenti, con fine di sgannare a persuadere piuttosto che di convincere ed accusare; e nondimeno si risponda di capo in capo alle loro obbietioni e dimande: le quali condiuoni sono tutte comprese in quella sola santissima voce di carità, della quale V. S. 111.'"^ scrive, e la quale è propria de' padri e dei pastori; specialmente con un gregge tanto infermo, perchè essendo questa una peste popolare e deir anime e non de' corpi , pare che principalmente convenga usar rimedi facili , popolari e di pietà cristiana, senza però lasciar li fondamenti più sodi e li veri rimedi della dottrina cattolica; ma per usargli, conviene prima pre- parar gli animi troppo indisposti , e levar molte male impressioni che hanno di noi. Io per esperienza ho conosciuto, che entrandosi a ragionare di qualunque materia controversa, ci abborriscono subito, e tuttavia più s'indurano, tenendoci per inimici, e credendo che sìeno hugie, sottilità e cautele le nostre; o così almeno lo danno a credere alti miseri popoli. Onde io mi sono sempre forzato di^ mostrare da principio con tutti loro desiderio, che si potesse con servizio di Dio e beneficio loro far quello che richiedono , ed a poco a poco cercavo che essi stessi venissero scoprendo e ritro- vando gli inconvenienti cTie seguirebbero da queste loro dimande, e che insieme vedessero come molte sono repugnanti fra loro ed impossibili ancora ; finalmente riducevano il ragionamento alle au- torità sacre ed alli padri antichi : la quale via mi è parsa più espe* diente e meno spiacevole a tutti loro. Mi rimetto però con ogni debita umiltà al sapientissimo giudizio di V. S. Rev.*"», per obbe- dienza della quale ho scritto queste poche parole » . Le quali per altro (lo vogliamo ripetere) ci sembrano così informate di vera
Digitized by
XLIX
sapienza e discrezione evangelica , che sarà un gran bene per la controversia cristiana, se al rinnovarsi delle occasioni, come tulio giorno può accadere, il cattolico dottore mostrerà ricordarsele e averle a norma delle sae dotte e mansuete disputazioni.
Il quarantesimo, 4261 della collezione, è il primo dei due bei volumi ms. in t, in bello e nitido carattere del s^c. XVII, ìnlilo- lato Hislaria del Concilio Tridentino. Si divide in otto libri ; e i primi quattro si contengono in questo primo volume, di pag. i70. con altre 6 del relativo indice. Comincia il son^mario : « La prima ocCj^- sione di pensare alla celebrazione del Concilio...*»; e il prìfuo bbro: « U proponimento mio è di scrivere Thistoria d^l Concilio ^fid^n- iìno » ; e termina il quarto libro colle parole : « della qu^e al suo lempo si dirà » .
Il quarantesimo primo, 4263 della collezione , è l'allrp (}^i due volumi, di pag. 549, più 4 altre contenenli Tindice; e pomiocia dal quinto libro colle parole: « h^ ragioni di st^lo dì tenere il Con- cilio »; e termina l'ottavo libro colle parole: « \ questi agg^un^e Zaccaria Dolfiuo vescovo di Liesena» che nuucio airimperatore non s'affatticò manco per metter fine al Concilio di qv^Up c\\q gli altri aveano fatto in Trento » . Il nome dell'afitore di qfiesta istoria aoìi è nel frontispizio, né altrove ricordato ; ma è chiaro dai opofr<mti> essere il Sarpi, detto Pietro Soave, Anche non sapremmo dire, ^e qaesta copia sia tratta da qualche autografo delPautore, o se fjatta su qualche prima edizione stampata. Quello che è evid^nte «i è, che la copia è correttissima, e, quando fosse tratta da qualche anUco codice, potrebbe forse recara qualche utile variante. Ad ogni m^ào questa stessa copia potrebbe essere di qualche giovamento alia eri- lica, per alcune postille che vi si trovano d'altra mano e d'altro autore, correttive o illustrative del lesto.
Il quarantesimo secondo, 4363 delia collezione, è un grosso vot lume ms., in carta così consisteole, che a prima giunta si direbbe pergamena, copia del secolo XVIJ, intitolato Decloo'aHones sacri Con^ dia Tridentini, 1\ carattere del ms. si mostra antico, e si direbbe di poco posteriore all'epoca dello stesso Concilio. Di che queste dichiarazioni dovrebbero essere delle prime, che siensi Tatte per la sua canonica interpretazione ed applicazione. Queste dichiarazioni
Digitized by
poi si eslcndono dalla sess. IV, ossia dal decreto sulle Sacre Scrii- ture, fino alla sessione XXV, cioè al decreto delT Indice de" libri.
SoUo questa segnatura poi 4563, è un altro volumetto ms. in f.. di sole 20 pagine, copia del secolo XVII, intitoUto Aliquoi epistoìae, aft an. 1516 ad an. 1562, ad Cono. Trid. spectantcs. Tra le quali sono notevoli, Jean. Erasmi Utterae ad Leonein X, e il Breve, del
10 sellerabre 1518, del Souimo Pontefice allo stesso Erasmo; come abbastanza interessante è il documento che s* intitola Unum capi- tuhim ex iis , quae turata sunt a Cardinaìihus , sede vacante , ante electionèm Adriani FI.
ir quarantesimo terzo, cogli altri che seguono fino al cinquan- tesimo, 4264 al 4271, con cui termina la collezione, sono otto grossi volumi in f., ms., di belli e nitidi caratteri, legati in cartapecora, conlenenti l'opera intitolala: Osservalioni di Bernardo Fiori arcive- scovo di Zara sopra Vistoria del Concilio Tridentino scritta da Pietro Soave. Nel frontispizio, a pie pagina si dice copiata in Feneiia l'anno 1692; e il copista, che si sottoscrive A.R.C., nel suo a chi legge, dice : « Contro libro cosi abominevole scrissero quasi nell' istesso tempo la penna venerabile del Card. Pallavicino, e quella di Mons. Bernardo Fiori arcivescovo di Zara, soggetto di dottrina e di eru- dizione non volgare, come si può comprendere da la presente lettura.
11 primo ha avuto la consolazione di vedere l'opera sua stampata correre sotto l'occhio del mondo, con applauso et ammiralione. Ma Mons. Fiori, poco dopo aver finito di scrivere, finì di vivere, e morì con lo scontento di lasciar quest'insigne fatica in eredità alla fortuna. Quest'opera voluminosa d'otto grossi volumi, dopo essere per moll'anni stala ancora in paese barbaro, è finalmente quasi per miracolo capitata nelle mie mani, scritta tutta di mano dell'autore stesso, ma di caratlere così difficile e così piena di cassature e po- slille , che riesce di lettura quasi impossibile. Tuttavia con 1' as- sistenza di Dio Signore , che si è compiaciuto porgermi coraggio e lena , acciò non resti tesoro tale ahsconditus in agro , ho potuto giungere al fine , et aver la ronsolatione di aver ridotta leggibile opera tanto fruttuosa e protìltevole alla chiesa ci alla cattolica dot- trina » . Da quanto si legge a pag. 5 deirinlroduzione , si può co- nostere la natura dei documenti , di cui X autore si è valuto per compilare la sua storia, e il caralloro di verità che presenta. «Astretto
Digitized by
LI
(dice) dairautore, Pietro Spave., cho del diario di Mons. Clericato, nella prima redaziose , et .del registro di lettere del Visconti vescovo di Ventimiglia et d'altri dooumenti non pubblici nella seconda et iertia relatione si serve, dpverò io pure esser compatito, se degli stessi e d'altri, per ricavare la verità,* mi valerò: promettendo in parola di verità essere li miei trascritli dagli autentici conservati neite più illiistri biblioteche ed archivi ài Homa et altrove» avendo avato gratia di vedere se non 1(S &eriltiire\tutte e libri , de' quali s'è servito, la maggior parte almeno». E quanto alla parte pole- mica di questa stòria: « osserverà (dice irvi Tautore stesso), per quanto mi sarà possibile, la brevità, senza lasciare quello che sti- merò necessarioi e nelle controversie mi basterà addurre della ve- rità le ragioni fondamentali ; scegliendo le sole obbiezioni, che egli, il Soave, apporta, rimettendo agliraiitori, che hanno abbastan;sa scritto, l'esattezza e solligliez^a dellp quislioni » . Nò noi s<K>repìmo, al po- chissimo che abbùimo. potuto scorrere di .quella storia, dire quanto lantore mostri avf^re ma^ten^uto delle sue proniesse,. tanto per ciò che concerne l'imparziale fedeltà del jracjQonto, quanto ^er ciò che si attiene alla sodezza ^ ppporlumtà della discussione polemica.
Ben possiamo dire, che, es^epdoci messi a leggere, olire l'intro- duzioae, le prime p^^ine con cui l'autore pel primo 'volume si pone all'opeìra della sua storiale, cadutoci focchio sopra un punto, che a que' giorni appunto si slava più chq mai ventilando fra i catto- lici, vogliamo dire dì ciò che si legge dalla pag. 520 alla p. 536 del secondo volume, circa le controversie dell'immacolato conce- pimento di Maria, a noi parve di riscpntrare nella parte isterica molta chiarrezza e dignità di racconto, e nella parte polemica una rara accuratezza nel porre, come suol dirsi, lo sts^o della quistione e una non comune erudizione con mostra di non volgare critica nel saper recare e valutare le diverse sentenze de' padri e de' dot- tori, eolla più giuria e precisa estimazione dell'aulorità della chiesa: talché a noi parve che Tautore in quella sna del resto non appo- sita trattazione^ non siasi rimasto dal toccare tulli i sommi capi di ragioni e di autorità, che a' nostri giorni ingegni eminenti, espres- samente occupatisi di questo punto di discussione, seppero recare innanzi, perchè venisse pur finalmente dichiarato e definito corno dogma cattolico questo gran privilegio della Santissima Vergine.
Digitized by
LII
E con egaal correde^ di erndìKioDe é targhezza di doUrina, scor- rendo i volumi, vedemmo, generalmenle iraUali tvUi almeno ipid gravi ed importanti capi di teòlogioa controversia, di cui ebbe più spe^- cialmente ad occuparsi H Concilio. Per^ sarebbe a desiderare, che conosciuta, più. che forse non sia, la batnra di ^uest^opera deirArciv. Fiori, da alcun dotto, o meglio da una oommisnone di dotU, più di proposito' si esaminasse, per riconoscere come, anche stante la splendida storia del Card. Pallavicino, questa pure del Fiori, se non per Teccellenza forse impareggiabile del dettato, certo per la copia e la solidità deirerudiztone, potrebbe essere utilmente pubblicata, così a maggiore e più evidente schiarimenlo delle cose di quel santo Concilio, come a nuova e irrefhigabìle giustificazione della non ben consentita veracità di quel si gran filosofo e religioso tanto modesto, che fu il cardinale Sforza Pallavicino; <li cai giudici non punto ligi, come un Pietro Giordani, furono fermissimi a credere, « che po^* lesse per avventura inganéardi, ma adulare né mentire non potesse mai D . Così, messi sempre più in luce i materiali da cui fu tratta e documentata la verità di ^uelht classica storia, e veduto come i sinceri e veridici documenti conducono alle medesime conclusioni storiche e dottrinarie così il gesuita romano come il dalmata Arci* vescovo, sarà tolto agli avversari ogni prelesto di gratuite obbie^ zionì, che la storia del Card. Pallavicino non ben concordi colla realtà dei fatti, che fosse raffazzonata ccn reticenze e belletti di adulazione, e che essa in fatti non sia che una studiata e parziale apologia dei Papi e della romana Sede. La pubblicazione di nuovi documenti , o non mai ricordali o troppo sommariamente riferiti , non potrebbe essere che di gran lume a sempre meglio coiH>scere la dottrina e lo spirilo dell'ecumenico Concilio. Però sarebbe a de- siderare, che (come ebbe già ^ dire uno studioso estimatore di sif- fatte erudizioni, Mons. Baraldl) « qualche erudito e saggio crìtico potesse prevalersene, e rendere di pubblica ragione ciò che dai P. Mazzoleni e dalPArciv. Fiori si raccolse a difesa ed illustrazione del santo Concilio , sì provvidamente concesso alla santa nostra chiesa , non solo a confutare i malaugurati errori della riforma , (fuanlo a confermare, rimettere e perpetuare senza macchia e senza ruga recclesiastica disciplina ».
Digitized by
LETTERE
NELLA
NUNZIATURA DI GERMANIA
DEL
€ARDINAIE €OMMENDONE
Digitized by
: . '.'^
Digitized by
LETTERE
DI MONSIGNORE COMMENDONE
SCRITTE NELLA NUNZIATURA DI GERMANIA
AL SIG."^ FRANCESCO TORMENTO A ROMA.
SO Dicembre 1560.
Io feci subito gionto presentare la lettera di V, S. alli mag.*** Addi et Rizonichi^ i qu^li risposero di npn haver modo di farmi lettera per alcun luogo di Germania^ ma che mi darieno i denari. Io non gli ho Tohiti , et essi m'hanno mandato una lettera per Anversa; io vedendo, \ che volendomi servir d'essa , convenia farlo con molto interesse di mandar uno a posta a pigliare i denari, o &rne sopra qualche partito dannoso, ho pensato di scri- verne a motis.' III."^' Borromeo et a V. S., acciochè, se così giudicheranno espediente, se he facci un'altra drizzata ad altri et che "V. S. rihabbia la prima sua. Io qui non ho travata persona , che voglia pigliar cura di farmi lettere per quei luoghi di Germania , che mi tornano tommodi, se non M. Luca degl'Albizi , il quale ha per
Digitized by
4
suoi rispondenti costì i Montanti, i Cavalcanti et il Ceuli, et con una lettera di ordine loro mi farà il credito per Germania et me lo mandarà in Vienna, et a V. S. ri- mandarà la sua prima, perchè io gflio lasciata in mano la lettei-a degl'Addi per Anversa, con ordine, che venendo questa seconda da Roma, ricuperi dagl'Addi quella prima di V. S. et gliela rìmandi , et non venendo mi mandi quella per Anversa a Vienna , acciocché me ne possa valere il meglio che si potrà» V. S. vede in che paese vo , dove appena posso» trovarsi lettere di credito, et il tempo non si può misurare, ne occorrendo un bisogno scrivere et prevalersi, come si fa dagl'altri nuntìj; però prego V, S. che, non per rispetto mio, che non posso meritar seco questo, se ben sempre l'ho amata et ho- norata , ma per là causa de Dìo et per rispetto de la persona, che indegnamente rappresentarò in quei luoghi, voglia far che la lettera sia di scudi mille , acciochè me ne possa valere secondo i bisogni, perchè partendo da Vienna , non posso essere cerio del viario che mi i*ottvefi*à tenere, né sa{)ere come, o dove ìinret Iettare M av^i^ , et però é necessario far ora tutta la provi^ feiòne. N."* ^J Di^ la conservi.
Di Venezia alli xx di decembre mdlx.
IL
ALl'iLLv conte ALESSANDRO CRIVELLO A ROMA.
lÙ Dicembre 15^.
Io s6no CÒSI certo detta còrtefse natine di V. S» IH.*, eh spìèlo di poter acquistai'e s^co noaggiw grafia , don piegarla ad aiutar un nègoìio mìo, del "^ale le parlerà
Digitized by
M. Gio. Andrea CalìgaH ^ che non farei ^ quando a me fosse data occasione di irervire V. S. in cosa maggiore , che non è Fesped."* sua di Vienna, tanto più che il pre- sente negotio, che io chiamo mio, non è più mio che di V. S. 111.% et forse meno, perchè nelle cause pubbliche, et spetialmente nella religione^ più parie nlianno coloro che sono maggiori et migliori. Io hebbi nella partita mia per opera et commissione di Mons.' lììj^^ Borromeo co- mune padrone ^ una lettera del mag.^^^' Formento , con ordine ad alcuni mercanti qui in Venetia, che mi faces- sero per certa somma ufia lettera di crédito per alcuna piazza di Germania, dove mi tornasse conmiodo* Io ho presentata la lettera, ma coloro non yogliono farla per Geimania , ma mi hanno voluto dare i denari. Io non gli ho Totuli,,et essi mi haunt) mandata una lettera per Anversa, della quale non mi potrò pretalere seh^a gran- dissimo interesse , perdendone assai , o tnandar unv> a posta a pijglìare i danari, o per permutarli altrove, et però io non pói'to meco la detta" lettera , ma la lasero in Venezia , et ne Scrivo a Mons.' Hl."^ che voglia ftim« rifare un'altra , la quale conterii dirizzare )a M. Loca dcgrAlbrizi, che Solo ha commodilà di farmi servire ne' luoghi éhìB mi bisognano, et venendo questa, la prima si rimanderà a Komà al S^ Fermento. Pregarei ben di più la S. V. IH.*, che andando io in paesi cosi remòli, et dove non posso facilmente valermi di quelli acefd^Mi che occorressero, mi facesse gratia di operare che qivesDa seconda lettera fosse fatta di scuti 10*00, perchè io me ne valerci di quella parte che fusse necessaria, et se non n'havesse bisogno la lettera si riportarebbe , et in caso che n'havessi pur bisogno, son certo che S. S. 111.* ba- vera caro che io Fabbia, acciocché un Ministro di ìiJ^
Digitized by
6
Sj^ et suo^ non patisca alcuna indignità o incommodo^ massimamente in simil paesi. Scrivo di tutto questo ne- gotio al sud."* Caligari^ che occorrendo ne ìnformarà più particolarmente V. S. IU.% la quale prego il S.^ Dio che conservi et feliciti.
Di Venezia^ alli xx di decembre mdlx«
III.
ALL^ILL.***^ ET R.**^ CARDINALE BORROftlEO A ROMA.
94 Dicembre 1560.
Da Venetia scrissi a V. S. 111.""* e Rev.'"' della ricevuta de' Brevi , con quel poco più che mi occorreva. Hieri gionsi a Trento^ et rispetto alla solennità di Natale, mi fermerò dimani, nel qual tempo, oltre groffitij divini et il debito mio con Dio, havrò commodità di essere lun- gamente con Mons.' eletto, et pigliar infoimatione delle cose di qua, le quali Sua Sig.^^ possedè con molta notitia de particolari, et ne parla con molta prudenza et con infinita devotion d'animo verso il servitio di N. S. U dì di S.^ Stefano seguirò il viaggio, et subito gionto a Vienna scriverò a V. S. IH.'', alla quale haccio riverentemente le mani , supplicandola a bacciare a nome mìo i ss.""' piedi di S. B.ne-
Di Trento, la vigilia di Natale mdlx.
Digitized by
IV.
ALL'ilL.'^" e R.^® CàRD1?(ALB MORONfi A ROMA4
i4 DiceiuLrc t560.
Di Venetia non scrissi a V. S. IIL«* e R.««, perché subito gionto il corriere ordinario col resto de' Brevi che mi mancaTano io partii per Trento , et . sobtnente diedi avviso della ricevuta di essi et delia partita mia a Mons*"* lU."*^ e R.^^ Borromeo. In* Trento gionsi hìeri per tempo > dove adendomi a fermare per il sacrat.>"<> di Natale^ re- puto a gran beneficio la presente couunodità dì essere col m.^ lìL^^ et R.^ Motis.^ eletto^ perciocché cosi pru- dentemente discorre dello stato delle cose^ et così amo* revolmente meco ne paiia^ òhe io supplico la S. V. lU.™* e R.«*, che tenendo^ come tiene > protetione di mc^ voglia fitrmi favore di ringratiarne Mons.' Ili/ e R.** di Trento* Io starò qui , come ho detto , dimane ancora , et tanto più volentieri, quanto mi pare di guadagnare setupre nei ragionamenti con questo signore. Il dì di S. Stefimo seguirò il viaggio^ et da Vienna scriverò a V. S. 111.""* e R.™*, alla quale humilmente baccio le mani. Di Trento j alli xxiiii di dicembre tidlx.
V. '
ÀLl'ilL.**® É REV."^ cardinale di TRfeVTO A ROMA.
34 Dicembre 1560.
Io haverei sempre et hotiordto, et riverito riU." et molto R.<*® Mons.' eletto di Trento et come principe et prelato, et come nipote di V. S. IH."» et R.«*; ma bora
Digitized by
8
SODO tenuto di stimarlo et di admirarlo per la sua molta prudenza et per l'obbligo che io gì* ho della instrutione particolare , che S. S, Ill."^« et R.^ mi dà delle cose di Germania con tanta fermezza di giudicio^ et con sì minuta cognitione et di cose et di persone ^ che mi è stato toTXBL a maravigliarmi; et me ne sarei maraTÌgliato molto pila quando S, S. Ili/ non fussa nipote di V. S. Ill,">* et R."'*, Ic^ quale ha potuto et valuto aiutare i molti doni, che Dio iia dato ad esso lU.^' € Rev.<^^ MonsJ eletto. Io fui per pigliare ia Venetìa* la via di Bellaoo , et bwan spirito Mi mosse contra il consiglio d'ogn'uno a venire a Trento ad acquistarmi non solo deU'iafonaatione per sì difficile e travaiglioso negozio, ma um principio dì nuova servitù coti esso molto lilJ^ e RA^ Mans.' eletto , con at^cr^scere ancora per tal meziLO la riverenza et devo- tìo&e deU'ammio mio, che altrimenti ùtr non si poteva magg^ore^ venso V. 5. IU.>°^ ell.i°% alla quale liiunilmente baccio la mano.
Bi Trento, la vigilia di Natale i56o.
VI.
A MONS.^ TOLOatBO) SEGRET. DI IS. S., A ROHA. 1 Gennaio 1561.
Così in fretta darò avviso a V. S. molto R.», dell'ar- rivata cnia in Lintz, otto ^poste da Vienna, -dove ho in- contrata una staffetta per Italia^ et appena ho potuto aver questo poco di tempo per scrivere quattro versi, et di raccomandarmi alla baona gralÀa di V. S. m.^^ lilJ^* Nj^ Sig."" Dio la conservi.
Di Linte, il primo dell'anno mi>lxi.
Digitized by
9 Ho iDleso in Salesburg come in Sassonia si preparava una dieta de' prìncipi protestanti.
VII.
AL CARDINALE BORROMEO A ROMA.
3 Gennaio 1561.
Da Lintz scrissi a MonsJ di Martorano due versi per dare nova, di me^ ^^gf^ gionto in Yienua farò ii me- demo a V. S. 111."» con Toccasione di un corriere di Po- lonia che parte questa sera^ dicendole che domenica S. M. G.» mi ha deputata Taudienu. Dimane sarò con questi sig." Nuoti) ^ da quali si scrìverà le cose presenti a Y. S. IU.™*« Sua M.^ ha mandato oggi subito che gionsi ii sig.'' conte Scìpion d'Arco^ ohe fa ambasciatore a Róma^ per Tobbedienza, a vedermi ei salutarmi per nome di Sua IVU^^ et deputarmi la sud/ audienza^ dopo la quale scriverò pienamente a V: S. IÌ\J^% et le baccìo riveren» temente le mani.
Di Vienna 9 alti 3 di gennaio mdlxi.
Vili.
AL CARDINALE MOROìNE A ROMA. 3 Gennaio 1561.
Iloggi alli 3 sono gionto in Vienna^ et domenica alli v liarò Taudienza. Dio faccia che il negotio qou sia così aspro ^ come e stalo ii viaggio. Questa servirà solo per
Digitized by
10
avviso del gìonger mio^ et dell'ha ver consignato al m.^^ R.<*o Mons."* Delfino le Bolle di Hongarìa^ et per far re- verenza a V. S. IH.™» et R.™% alla quale baccio burnii- mente le mani.
Di Vienna, alH ni di gennaio mdlxi.
IX.
AL CABDINALE D^UGUSTA A ROMA.
7 Gennaio 1561.
In Venetia aspettai il resto de' Brevi cbe mancavano^ et gli bebbi con l'ordinario. In Trento stetti il SS."® dì de Natale^ onde arrivai alla corte alti iii del presente con freddo tale , che i medesimi del paese e V imperatore stesso lo stima straordinario, tanto che già molti di non escie secondo il solito suo. La vigilia della Epi&nia hebbi audienza , né fin' hora habbiamo avuto risposta. Hierì presentai a S. M.** la lettera di V. S. 111.»» e R »*• Sua M.** mi rispose amorevolissimamente di V. S. 111.»* e R."**, monstrando di conoscer molto bene la sua singular bontà et religione con parole molto honorate. Dimane penso ci sarà data la risposta. Il tempo insta, et mi bisogna usar diligentia, se l' bavera ad andare a tempo al con- vento de' prenci pi protestanti convocato in Namburg per li XX del presente, che è circa a ottanta miglia tedeschi lontano da Vienna. Io vo carico d'infiniti oblighi di V. S. IH."»* e R.™*, et la supplico a continuare nella sua protettione di me, et a raccomandarmi al Sig.' Dio, il qual prego che consei'vi et feliciti V. S. IH."»» e R,"*»-
Di Vienna, alli vii di gennaio mdlxi.
Digitized by
41 X.
AL CARDINALE DI TRENTO A ROUA.
7 GeoBaio 1561.
In Ogni loco mi si presenta nuova occasione di render gratie a V. S. IH.™» et R.""*, et quando apena io potevo supplire a farlo per le cortesie usatemi in Trento dal m.to lU.w et B.<» Mons.' eletto, vi si è aggiunto l'amo- revole accoglienza fattami da Mons.' B.® eletto di Sals- burg, non solo come a servitore di N. S.'®, ma come a servitore di V. S. IH .«* e R.">% et qui poi TIll .»<> Sig.' Ma- rescial cognato di V. S. III.™» mi ha fatto infinite offerte, et il secretano Roste è venuto ^ vedermi et protestarmi quasi che io lo' tenga per mio , il che tutto mi nasce dalla protetione, nella quale V. S. Ill.«* et R."» mi tiene. Da S. M.^ Ges.» io ho avuto già due audienze, né fin'hora abbiamo la risposta , ma la speriamo dimane. S. M.t^ mostra molta volontà che si vada al convento di Nam- burg quanto prima. Nella seconda audieiiza presentai a S. MM la lettera di V. S. 111.»» e R.">S né S. M.*^ lasciò che io parlassi, subito entrò a ragionare di V. S. lil.^» et R.™% di modo . che io risposi piutosto , che parlai a tal proposito; parlai nondimeno, et S. M> Ces,» mostrò d'aver caro di conoscermi per servitore di V. S. Ill.™« et R."", alla quale baccio riverentemente le mani.
Di Vienna, alli vu di gen,** mdlxi.
Digitized by
XI.
A MOrSS.* ALTEMPSj VESC.^ DI CASSANO, A ROMA.
8 Gennaio 1561.
Subito dopo la prima audienza circa il negotio prin- cipale^ io fili con S. M.*» per il negptio di V. S. lU."»» et R."^, et perchè la cosa di Salsburg era fornita ^ tacqui di quello , et ringratiai S. M.^ per nome di N,^ Sig,« di quello che gP era piaciuto fare a benefìzio di V. S, lìì.^^ nel negotio di Constantia, aggionsi quanto grato sarebbe sempre a S. B."®, che in qualonque occasione si si appresentasse , S. G. M.^ fosse contenta, $enzd altre lettere, contino?are la protetione presa di V. S. IIK™», et favorirla ad bavere una chiesa in Germania, nella quale era nata non solo nobile, ma tanto devoto servitore di S. M.^^ et di tutta la serenissima et felicissima ciisa d'Austria^ et ohe specialmente era stato pensato alla chiesa di Gonstantia, come a vicina alla patria di V. S^ lìL^^y il che dissi in questa forma, per non ristringere il negotio a questa chiesa sola, et nondimeno ipQstrarf una particolare inoltnatione a quella chiesa, secpndo che la mi comniesse , et non solo allegai la ragioM suddetta della vicinanza agli suoi luoghi , ma perchè forse V. S. 111.™ vie più harebbe potuto adoperarsi a aervitio di S. M> , se bene in quabivoglia luogo sarebbe sempre il medesimo servitore di S. M.^ et delli serenissimi wioi fìgliuoli. S. M. mi rìspose benignamente come aveva fatto volentieri V ofTitio per Gonstantia , et eletto quelle per- sone che giudicava atte a questo negotio, et dato loro commissione efficacissima, ma che ille Episcopiis senex
Digitized by
13 crai multum fieteroclj'lus, ia soipma^ che non m^ncheria di SàT sempre ogni caldo et efficace officio , et special- menle a Constantia ^ venendo l'occasione^ et che ne spe- rarla ogni buon successo^ perchè intendea come i ca- nonici erano molto inclinati a servire V, S. IIL°>^; mi disse poi , che sebbene principalmeute S. M.^ s'era mossa per rispetto di N/^ Sig.« al quale deve tanM>> nondimeno lo faceva molto volentieri per cagione di V. S. Iil.™% e;ssendo nata di casa , che sempre bit servito la casa d'Austria fedelissimamente et valorosissimamente^ et laudò assai il padre e Tavo di V. $. 111.»*- Col serenissimo Re di Bohe- mia sarò dimane alla seconda audienza, perchè nell^ fMrima npo ho potuto parlare se non del negodo prin- cipale; subito parlato a S. A.^ ne scriverò a V, S. IU,*>^ e R.<B*, alla quale baccio humifanentje le mani. Di Vienna ; alli viii di gennaro moliu.
xn.
AL CARDINALE MOllOISE A ROMA. S Gennaio 1S6I.
Hieri nella seconda audientia datami da S. M.^* Ces.^ presentai la lettera di V. S. III.™* et R."* con quelle pa- role die la verità mi dettava ^ specialmente circa l'animo suo verso S. M.^ Ces.* in tutti i negotij appartenenti alle cose di S. M> y et con questa occasione toccai la spe- dizione delle cose d^ Hongaria in modo cfae^ S. M.^ Ges.* mi disse come non voleva in alcun modo che i Vescovi avessero gratis la parte spettante a V. S. IH."*» e R."*", perchè non erano però cosi poveri^ anzi etano tanto più
5
Digitized by
u
tenuti di darla ^ qnanto che essa non solo avea (atto le propositìoni^ ma procurata loro la gratta; si mosse poi S. M.** a parlare di V. S. IH «* e R-"» con grandissimo affetto et grandissima stima deHe sue virtù; disse come per sette anni aveva negotiato seco come con Nuntio , et trattato poi come con Legato ne le Diete y et cono- scinto sempre una somma bontà di vita esemplate con- gionta con molta prudentia et desterità, tal che la M.^ Sua havea sentiti tutti i trayagli di V. S. 111."» e R.»» come suoi propri] y et bora ringratiava Dio che fosse stata conosciuta la sua innocentìa et la sua molta virtù. Quanto al negotio principale, io subito gionto communicai alli molto IU<*» Nnntij tutta la mente di N.^ Sig.% et come S. S.*» non intendeva che noi usassimo di dare altre scrit- ture y oltre i Brevi suoi et la Bolla del Concilio y non- dimeno con S. M.^ ci è stato forza , o di dare summa* riamente in scrittura quello che io in molte parole esposi nella prima audientia a S. M.^ y o rompere aflSitto il ne- gotio nel suo principio^ et dar suspetto di diffidenza fra N.«> Sig.« et S. M> ^ ne qui era tempo da potere aspet- tare altra risoluzione da Roma^ facendosi alli xx di questo un convento in Sassonia di tutti i principi protestanti. Di questo convento io scrissi di viaggio il primo del pre- sente y poi gionto in corte intesi di più come era stato inditto sotto tal titolo , ut principes deliberareni an ad concUium eundum sU et qwbus conditionibus y et che ivi cercaranno di fare una sola confessione della fede, et di levare la diversità delle sette che mulliplicano ogni giorno. Per questi rispetti tutti tre noi ci risol- vemmo di obbedire a S. M.^« , et si fece la scrittura tutta conforme alla lettera medesima scritta di mano di N.'^ Sig.« a S. M> Ces/, et a la commissione datami con
Digitized by
quelle cautioni che ci parsero cooTenienti^ onde speriamo che ciò non debba essere discaro a N.'® Sig-®^ taQto più che i principi protestanti sapranno pienamente da S. M.^ il pio e paterno officio , che noi siamo per fare con essi loro a nome di S. B.^^, et più facilmente ci ammet- teranno^ et perchè^ secondo che io spero^ questo ne sol- Jevarà in parte dalla molestia che i principi protestanti ci potesser dare , con richiederci le proposte nostre in scrittura, atteso che la persona mandata da S. M. C.^^ con esso noi potrà far loro più piena fede de la mente di 8. B.n«- Hora V. S. IH."»» et R «% che possedè tanto le negotiationi di Gerióania, si degnarà di mostrare a N.^^ S.^ le cagioni di queste nostre risoluzioni et dj favorirle. Da S. M> fin' hora non s'è avuta risposta, la speriamo domane. Hoggi S. M.^^ mi ha detto, negotium certe est satis arduum, et opus est procedere pede pumbleo ; poi entrò a ragionare meco* del paese di Sassonia, del gran- dissimo freddo, che hora è estraordinario anco, in questo paese, et darmi benignissimamente alcuni avvisi circa questo, onde si veniva in cognitione S. M.^^ esser riso* luta che s'andasse. Parimente il serenissimo re di Bo- hemia ha dimostrato ìnclinatione et piacere che si vada con molto contento de la benignità di N.^ Sig.®, et della via presa da S. B.^^ nelle cose del Concilio. Ci disse poi del convento il medesimo che avevamo inteso, et ci disse di haverlo per lettere d'uno de' principi stessi convocati a Namburg. La copia della scrittura data si manda con ima lettera comune di tutti tre noi a MonsJ IIL™<^ e R.™^ Borromeo. Io baccio riverentemente le mani di V. S. l\\.^ e R.«*-
Di Vienna, alli vai di gennaio mblxi.
Digitized by
16
Hoggi S. M.^^ ha mandalo a cbiai^isu^cì^ et ci ha dato la risposta iu scrittura, la quale si manda a N/® Sig.«; lauda il parere di S. SX^, offerifice di mandare amba- sciatori, et di più dai e a ciascun di noi un gentiluomo suo che sìa sempre con noi ^ solo ci ha vpluto 4ar di nuovo la scrittura delle conditioni dimandate da pro- testanti circa il Concilio,
Xill. .
ÀI. CARDINALK BOBBOMfiO h ROMA.
8 GeanaiQ 1561.
Venerdì alli m del presente scrissi a V. S. HI.*»* d^ gionger mìo , la domenica seguente hebbi audientia da S. M**^ Ces,«, di che si dà conto pariicolai^ a V. S. Ill.«>» nella lettera sottoscritta da tutti tre noi. Lunedi andai al serenissimo re. di Bohemia , et fui accolto benignisi simameotie, et con parole mollo efficaci di una somma riv^rentia verso S. B.'^^, et c|ueste fra l'altre, che Siaui Alt.^ non voleva muitiplicare in ragionamenti, ma piut^ tosto plus re ipsa prestare. Hieri tomai da S. M,** G.*, le presentai Tal tra lettera di mano di N,'^ Sig.* per.MMs,^ Delfino, le parlai di quanto mi commesse. por MansJ IH.*^ di Cassami. S. M.^ commendò la mente pia di S. S.^ in non haver voluto, ne voler cosa a tal proposito, se ihmsi con buona voluntà dd vescovo et del capitolo. Soggionse poi quel vescovo esser alquanto di suo parere, ma che S. M.^^ in ogni occasione si adoperarebbe a beneficia isno. Del medesimo signore di Saisburg non occorre muovere parola,
Digitized by
n
essendo già fatta Feletione , et con molta concordia di tutto il capitolo et di. tutti i Toti^ et per certo a me è parso per quel poco che ho potuto conoscere ne' ragio- namenti occorsi con Mons.'« eletto^ che S. S."* R.™* sia molto devota de la Sede Apostolica^ et prontissima a fare quanto piaccia a S. B."« et a V, S. 111.™* di commandarli« Dissi poi a S. M> Ces«* di quanto momento sia stato appresso S. Bé^^ il testimenio di S. M> per l'ambascia* tore di Francia, et come S. SM ne scriTeya ad esso am- basciatore, et presto Io consolarebbe con la confirma* tione che dimandava. S. M.^^ mi rispose, che Yolontieri avea dato questo testimonio prima per quanto toccava alU ragionamenti occorsi fra S. M> e lui, per ciò ch'esso ambasciatore aveva mostrato a S. M> di non haver detto cosa, de la quale non havesse commissione espressa dal re suo signore , et poi perchè S. M.*^ aveva inteso dir bene di questo signore ma che però non l'havea altra* mente conosciuto che come ambasciatore del suo re, uà aveva altra cognitione di lui. Diedi pòi a S. M.^^ la let* tera <fi Y. S. Ili.>™, accompagnandola come dovevo da molte parole : S. M.^ rispose d'aver già molti dì cono-* scinto Fanimo di V. S. 111.™^ in tutti i negotij pertinenti a lei, et che ne terrebbe sempre memòria > et che rispour derebbe con una sua a V. S. IlL^^*, a la quale humilmente bacio le mani.
Di Vienna, alli viii di gen."" mdlxi.
Digitized by
48
XIV.
À M.* DANIEL DELFINO , VENEZIA.
8 Gennaio 1561.
S. M> Ces.^ sollicita tanto la partita nostra per il con^ Vento de' prìncipi protestanti a Namburg j che sabbato partiremo^ et verrà M J Delfino ancora fin lì^ essendosi adunati tutti i principi. Se da Roma è venuto lettera dt credito^ V. S. la mandi in Anversa in mano di Muran sotto coperta a me^ acciocché arrivando li possa Talermi| o non arrivando et pigliando jaltri denari in Sassonia^ ordini che siano presi in Anversa questi per rimbor- sarmi di quelli che io avessi presi altrove*
Qui è un freddo intollerabile^ et andiamo in maggiore} raccomando alla M^ V. il negotio di Verona per la cosa di mia sorella. Il S.' Mano Savorgnano mi ha fatlo sa- pere^ che dopo i Giusti haria per buon partito i Sareghi. Io non li voglio^ stando Finformationi che ne abbiamo^ bisogna attendere alli Giusti ^ et poi alli .Canosei ; ma di questi secondi mi rimetto a migliore informatione. Il S.r Dio conservi la M. V^ con tutta la casa.
Di Vienna ; alli viii gennaro kdlxi.
XV.
AL S."^ GIOVANNI DELFINO A ROMA*
9 Gennaio 1561.
Ì?er la morte del Re^ io pensavo tra me qui per Ger- mania cavalcando j che potesse essere che V. S. per prova
Digitized by
1d
mi havesse compassione^ et &cesse viaggio; ne so perchè non sia stato fermo. Un Nunzio stato ordinario per una condoglienza ; poi di Verona vi so dire che è andata con gl'ordini ; qui habbiamo la nominatione.
V. S. di gratia bacci la mano alli RA'^ Puteo^ Monte- pulciano et S. Clemente a nome mio^ et a Pisani^ Cor- nare^ et mi raccomandi a Mons.' d'AIbenga^ al SJ Ci- priano Pallavicino^ et dica al S.' conte Alessandro Cri- vello y che finalmente ho fatto trovar quel Filippo , il quale dice che ha ricevuto i denari^ et che gli ha dati al dottore Odorico^ et che crede che sia stato espedito il tutto ^ ma che il dottore è irt Moravia^ et che quanto a se non ne sa altro ; io ne lasserò la cura al vescovo Marmieri^ perchè sabbato partirò sollecitato da S. M.^ Ges.^ , essendo che i principi protestanti tutti s' hanno a ridurre a Nambourg in Sassonia alli xx di questo^ et cosi credo che il Delfino verrà lui aacora. Perchè tutti i principi della superiore si ridurranno nella detta Dieta. S. M> vi mandarà ambasciatori sopra questo negozio , et ci darà un gentiluomo per uno. Di gratia Y. S. mi scrìva. Dal Caligari ho lettere di xxi del passato^ et da V. S. no ^ che mi duole assai. Qui si dice che Mons.' di Treviso va Nunzio a Fiorenza per Ietterà del Pero. Perdonatemi se scrìvo breve ^ et con occasione bacciatd la mano dell'Ili.™® et R."° Padrone.
Di Vienna > alli ix di gennaro mdlxi.
Digitized by
XVL
AL CARDINALE BOBBOStEO
IN NOME DI MOT^S.*^ VARMIENSE, DELFINO ET COMMENDONK
(fistesa da AfonsS^ Delfino. ,
9 Oefinaio 1861.
De te cose che habbiamo uegotiuto insieme^ de It me- desime ci è parso di dame anco insieme unitanaente conio a V. S. HI."*», et sono queste: Mons.* Gommendone arrivò qui afli inr del presente , et inteso dalli Re?.<** Vanniense et Delfino lo stato dele cose di questa corte, espose loro i giusti e santi rispetti che avevano mosso S. &■>« ad aprire il Concilio et fare scrivere la bolla di quel te- nore che è scritta, et mandare il Rev.<^<> Delfino et lui atti principi di Germania, et diede appresso conto alFuno et Taltro di essi Rev.^> Nuntii della commissione hayuta circa la forma di trattare con detti principi, onde con- venuti unitamente sopra ogni particolare, dimandammo Tàudienza per la domenica, che fu alK v. Comparsi alla presenza di S. M. G.« , essa ricevè benignamente et cor- tésemente il prelato RA^ Gommendone y et mostrò segno di vederlo molto ben volentieri. Egli, dopo arer benedetta S. M> in nome di N. S.** , et presentatogli il breve et la lettera scritta di man propria di S. B.''^ supplicò S. M.'* a voler legger prima la detta lettera, la quale letta, ^ esso Rev.<^<* Gommendone comminciò dicendo come S. M.** per la detta lettera potea conoscere quanto paternamente S. B.°c si movea a far tutto quello che si potea, salva fide et religione, et qui ragionò del misero stato di christia-
Digitized by
nità, del zelo et de la charìtà di N. S.""* verso tutto il gregge commessogli, et del dolore che sente di sì pesti- fere et fra se stesse contrarie heresìe, et soggìonse, clic dopo bavere S. B."** pregato et fatto pregare la divina clementia che l'inspirassi remedio conveniente, et dopo hatuto in molta consideratione gli prieghi et instanlie et ricordi delK principi christiani, et specialmente di S. M.** Ces.« , a la quale deferiva molto, haveva deliberato di aprire il santo Concilio nel modo che da la Bolla che alHiora il RevA Commendone diede a S/M.** essa ha- rcbbe potuto vedere, del qiial modo et tenore di Bolla N.^ S.** teneva per certo , che nessuno poteva giusta-* mente aggravarsi, attesoché S. S}^ voleva che ciascuno potesse liberamente venire a detto Concilio et essere udito benignamente, et con quella più ampia forma di salvo- condotto che legitimamente dar si possa, et che però S. S.** , non contenta de la publicazione di detta bolla , haveva di più voluto mandare due Nuntii suoi per Ger- mania, cioè lì R.^' Delfino et Commendone, l'an per la superiore, l'altro per la inferiore, ad invitare patema- mente et in spiritu lenitatis tutti i principi, et però pre- gava S. M.** che volesse col favore, con Vautorità et col consìglio suo promovere et aiutare questa pijssima mente di S. S.*^ et ricoi'do di S. M.*^ medesima, acciochè Fan- data nostra avesse fruttuoso fine a servìtio de Dio et be- neficio publico, et qui parlò longhissimamente del sin- Gerissimo animo di Nj* S.''*, che altro non si propone se non la salute universale et una pace Christiana, et non lascia cosa qiumi ultra facere possit vineas meae disse, poiché l'occasione presente di farlo avendoci il signor Dio concessa pace fra li principi cristiani, et dato così be- nigno animo a S. S.*" et a S. M.** Ces.* tanta cura delle
Digitized by VjOOQIC
22
cose della religione. Rispose S. M.^^ rendendo gratie a N.'o S.'« de la benedizione^ laudando la pietà di S. B.«>% et mostrando molta osservanza . verso di lei , disse poi quanto al concilio^ che per molti rispetti harebbe desi*^ derato che S. SM havesse accettato et adempito quanto essa aveva già proposto a S. B.°<^ et dimandato con in- stantia ^ non di meno che cercheria di promovere con ogni studio la celebrazione del Concilio; laudò poi la de- liberazione di S. B.°^ circa V haver compartita la Ger- mania fra li due sopranominati y aggiungendo , che se fusse giudicato bene di andare a il detto convento^ non bisognava tardare a partire, poiché era pur vero che alli US. di questo tutti li protestanti converrebbono in Namburg di Sassonia per deliberare, com'ella disse, an debeant comparere in Concilio ^ et si debeanty quomodo debeant; in fine disse: hoc est negotiutn arduum, et ri- chiede molta consulta, però bisogna che voi mi diate in scritto quello che Nj^ Sig.® vuole che si dica et £iccia con questi principi, sopra che penserò poi, et respon- derò. Qui il R. Delfino disse a S. M.^^ che ha vendo' scritto S. B.^^ interamente l'animo et voler suo^ et nella bolla del Concilio, et nella lettera scritta di propria mano a y. M.^^ ci ha imposto che non multiplichiamo in scrit- ture: replicò S. M> esser necessario che gli fìisse dato questo in scrittura, et si dimostrò tanto fermo in questo, che considerando noi esser cosa di molto momento il non offendere Panimo di S. M.^^ in questo primo prin- cipio coli pericolo di metterci in sospetto et in diffi- dentia , et vedendosi strettì dal tempo per cagione del sopradetto convento, non ci risolvemmo a negarlo affatto, et però il. R.^ Delfino replicò a S. M> , che la sustantìa di tutto quello che la poteva desiderare circa a questo
Digitized by
23 negotio era nella bolla et nella lettera di S. S}^, onde quando ancora si facesse una scrittura, non si poteva scrivere altro in sustantia, se non quanto havevamo dettoy di modo che ciò era cosa superflua; a questo ancora re- plicò S. M.^ , instando che almeno per memoria sua se gli desse in scritto quello che aveva detto circa ciò il R."* Commendone, perchè sopra questa scrittura più ma* turamente deliberasse , et aggionse che bisognava far presto, perchè instava il tempo del sopradetto convento^ et qui come per trascorso mostrò anche che il termine assegnato al Concilio universale in Trento era molto breve^ et che pensava S. B.''^ averlo ristretto per rispetto delle cose di Francia ; rispose il R/ Comméndone, come Si SM con ogni studio et patema pietà cercava quanto prima rimediare a tante afilitioni della christianità, et che nes- suna cosa più desiderava, ne procurava di questa, non- diméno teneva per certo che quando S» M.^^ et gli altri princìpi d' accordo giudicassero il tempo essere troppo stretto et doversi prorogare per servitio di Dìo, S. S.** ricercata di questo non mancherebbe di satisfar loro, et in questo n^odo licentìati da S. M.^ andammo a casa del jg^y do Yarmiense^ et qui concludemmo tutti tre, che il negar la scrittura sarebbe stato un rompere affatto la negotiatione, et però deliberamlno di scrivere^ ma ma- turamente, et così fu distesa unst scrittui^ dal R.^^' Commendone del tenore che V, S. 111."»» et F.®* vedere per Tinclusa copia, et questa^ considerata minutamente da tutti tre, iu di.commune consenso appresentata a S. M.^ il dì seguente , che fu il giorno deir Epifania^ li'ìstesso giorno visitassimo il serenìssimo re di Bohemia^ et il Rev.^<> Commendone gli presentò il breve et la let- tera di S. S.^, accompagnandola con più parole. Sua Alt.*
Digitized by
Ì4
rispose con graa riverenza verso Saa B.^^ oflèrenclosi molto pronto ad aia tare et promovere con ogni buono et possibil modo la celebra tione del Concìlio , et certo da questo principe partimmo ben soddisfatti. Hieri alli otto S. M.^ ci fece chiamare et ci diede in scrittura la risposta^ la copia della quale sarà con questa^ et ci disse ancora come ^udicava molto a proposito che gli Rev.^ Delfino et Commendone andassero assieme al detto convento dei principi^ poiché ivi dovevano essere tutti i principi protestanti y così della superiore , come della inferiore Germania , et che ciascuno di essi Nuntij pigliasse da Hamburg il cammino verso la provincia destinata loro da S. B.B^' Allegò alcune ragioni per questa sua opinione^ et per ultima questa^ che essendo questo convento dì molta importanzia^ se andavano tutti due Tuno harebbe aiutato Taltro. Da noi fii supplicato Sua M.^^ che ci con- cedesse di potere leggere la risposta dataci et poi rispon- derle; così ridotti tutti e tre a casa del Rcv.^<> Varmiense et ivi letta la risposta di S. M>, il Rev*^ Delfino diceva che al parer suo si poteva lasciare di alterar l'ordine et la divisione delle provincie fatta da S. S>; finalmente si è contentato di soddisfare a S. M.^ et agi* altri due Rev.^^ Nuntij , onde fra tre giorni si piglierà unitamente il cammino verso Namburg^ et questo è in somma il negotiato sin* hoggi da tutti tre noi^ i quali humiknente bacciamo le mani di V. S. HI.** e R.">*- Di Vienna, alli n di gen.* mdlxi.
Digitized by
85 SCRIPTUM CAESAREAE MAIESTATI
iraditam die vi bautriì.
Sacra Caesarea Majestas.
Cum Sacra Caes.^ M. V. nobis hodie mandaret scrìpU ut ti^deremus ea^ quae de legatlone ad Germaniae prin- cipes secnm agebamiis^ respondimus Sj^^^ D. N.^ tum V. Gaes. M.^* Consilio^ tum «ngalarì sua charitate ad- ductum Nnniios legasse^ qui singalis Germaniae piinci* pibus SM S. litteras reddant, Bullam coBoil^ deferant^ et ilUs ea piane polliceanlur^ quae de Concilio sunt in SS^ S. iitteris ad Cacs.»"» M. V. manu propiìa scriptis : basce literas et Bullam Concili) Mt^*™ V. accepisse^ re- liqunm esse tantummodo ^ ut quando Caes.^ M. V. ita ittbet^ ad illam aflferamus esempla Utterarum ad Germaniae princìpes nobis esse mandatum^ scriptis ne agamus^ lit- teras tantum &}* S. et Concili] Bullam tradamus, rem ser- mone et collocutionibus tractemus ; ad baec cum M. V. Caes. benignissime respondens^ praeciperet tamen ^ ut ea qoae dicebamus omnino scriberemus , quae tantum ìpsa memoriae causa sibi haberet, parendum nobis esse du- ximus: ea summatim sunt SS.*"^ D. N. prò instantia sua quotidiana^ et sollioitodinè omnium ecclesiarum omnia experìri^ quae salva fide et pìetate possiti ut quod in- firmum est consolidetur , quod egrotum sanetur^ quod confractum allìgetur^ quod abductnm reducatur, ncque solum revertentibus filiis, ut in erangelio est occurrere^ sed.in longinqua adhuc regione commorantes invitare bortarique in spiritu lenitatis et charitatis ut ad oonci- lium veniant^ quod quidem illos pie et paterne audiet^
Digitized by
26 *
si qua de re dicere aut conqueri voluerint^ et si iusta petent exaudiet. De publica autem fide nihil opus esse quicquid repetere. S.**» S. iam Caes. M. V. scripsisse^ se libentissime coDcessuram'in ea formai quae unquam con- cessa sit^ aut dari possit amplissima^ nihil esse Summo Pontifice mitius^ aut magis pium^ nihil iam dici opportu- nius accidisse ad restituendam ecclesiae nnitatem^ ad'com- ponenda dissidia. Sectas in infinitum discindi^ divina et humana omnia labefactàri^ ne dum ecclesiam perturbane sed regnorum omnium fundamenta convelli ad universam chrislianinominisperniciem^ Turcis aditum patefieri, prae- senti remedio opus esse, nullo vero adhiberì posse praeter oecumenicum Goncilium, quod ut celerìus haberi possit S^mum Q. ]^^^ non unum modo^ sed duos misisse ad Germaniae principes^ alterum qui Bavariam^ Sueviam^ Elsatiam et Franconiam obiret^ alterum qui Saxoniam et septentrion'lales regiones, et ìnferiorem Germaniam sta- tuisse S.^^ Suam^ ut Varmiense episcopus in superiorem^ lacintiense in inferiorem proficiscatur, tamen mandasse, ut haec omnia referamus ad Caes. M. V., ut eius au- ctoritate et Consilio gerantur, simulque ei gratias agamus, quod ex suis aliquem S.^^ Suae Nuntiis adiuncturam fere poUicita sit, denique eiusdem S. S. nomine M. V. Caes. rogamus suos ut eligat oratores^ qui etiam Caes. M. V. nomine cum principibus agant, ut religionis causam, et paternum cousilium , et singulare studium ac benevo- lentiam S.^ S. erga inclitam nationem germanicam ad- iuvent. Deus et Dominus noster Jf;sus Christus Sac. Caes. M. V. diu incblumem tueatur ad incolumitatem ecdeaiae recuperandam et conservandam , sua enim pietate et^re^ ligione nunc catholica ecclesia maxime nititur. Scriptum a Caes, MJ^ traditum die
Digitized by
27 Sacra Gaes. Maiestas domiiius noster clementissimus ea qua par est filiali reverentia intellexit quaecumque SS.°>^ D. N. M .^* eius Caes.*« per R.»*™ D. episcopum lacynthium mlDtiam suum in negolio sacri oecumenici Goncilii^ quod in ciTitate tridentina ad pix>xime futurtnn Resurectionis Dominicae diem celebrandum iddizit paterne scribere^ et nun tiare Toluit. Praeterea vidit etiam M.^^ eius Caes. formam litterarum credentialium S.^'' S. ad quosdam reges^ atque etiam electores ac principes imperii augu- stanam coufessionem profitentes daturum^ et licet ex iis^ quas S.*^ eius ad M. S. Caes.™ dedito , M.*** S. conie* cerat prae&tum R,°> D. lacynthium solum accepisse hanc provinciam proficiscendi ad dìctos elec(ores ac principes imperii ^ tamen gratissimum aecidit M.^' Suae Caesareae postea edictamm credentialium exemplis et yerbis dictis R."»' D. Nuntii Tacynthii cognovisse id negotii a S.*« eius simul quoque esse RJ^^ D. episcopo Varmiensi^ ac dicto R.™<> lacynthiensi ita nimiram- ut hic in inferiore , ìlle vero in superiore Germania $.**• S.*« mandata exequeretur. In quo quidem cencilii negotio iam S.«"'» D. noster M."* eius Gaes."* paterne cohortetur ut ipse R.™®» D. Nuntios lum consiliis suis instruere^ tum favore opportuno prò* sequi yelit; M. S« Gaes.^ praetermittere non poteste quìn eis mentem et sententiam suam hoc scripto latius aperiat. Et primum quod ad ordines imperli Gatt.»^ M.**» at- tinet existimat Caes. eius M.^'" rem nlteriorem delibe* rationem non requirere^ ncque etiam apud eos muitis M.t>« S. monitis et persuasionibus opus fore, quando- quidem M. eius Gaes.^ omnino persuasum habet R.^^s Nuntios in illis y et maxime in ecclesiasticis , qui alias S.^^ eius et sanctae Sedi Ap«^^ obstricti sunt (cum secu* larìum sit numerus valde exiguus)^ omnem promptitu^ dinem et obedientiam reperluros esse.
Digitized by
^8
Sed quod attìnet ad ordines augustaaae confessionis^ M to Caes.» R.™o» D. NudUos celare non potest qiiod certo compertum habeat^ omnes illos electores et principes^ aut plerosque saltem personaliter ad diem vigesimum praesentis mensis in civitate Namburgensi congregatum iri. Itaque licei M.*« S. Caes.* non cogitet ipsis R."" D. Nuntiis modum praescrìbere iuxta quem mandata Sfi* Suae exequantur^ censet tamen ad expediendam hanc rem più- rimum momenti allaturum, si R.™*^ D. Varmiensis et Iac)7i- thius ambo una recte ad conventum illum se se ferant^ ita namque non. solum poterunt eYÌtarì maiores labores, atque molestiae quae forent suscipiendae , si omnes illi electores^ principes et status essent singillatim adeundi, sed id etiam utilitatis inde percipietur^ quod hac ratione R.°ù D. Mancii longe facilius citiusque sint certum et determinatum responsum consequturi^ quam si circum- euntes convenirent singulos in sua provincia^ nunc enim iis simul congregatis non est verendum ne in recipiendis commodiore , vel incomodo responso ab alio ad alium remittantur^ postea namque poterit nihilominus uterque e Namburgo iter suum separatim prosequi ad illos prin- cipes, ad quos proficisci iussus erat^ ibi non inventos. Deinde Gaes.^ eius Maiestas ex litteris credentialibus S.^'* S. ad eosdem augustanae confessionis ordines datis per quam lubenter cognovit^ quod S.^ eius aflfectu tam paterno et benigno cum illis agat, et tametsi M. S. Gaes.^ non diffidai quia etiam ipsi R. Nuntii, quae est eorum spectata pru- dentia , modestia , et in rebus agendis industria atqoe d^xteritas, se se in faac parte accomoda turi sint patemae et optimae SJ^^ D. N. voluntati^ tamen non obstante quod super vacaneum yideatur devotiones eorum ad id a M.'^ S. excitari voluit y nihilominus M. eius Caes.* devotionibus
Digitized by
29 eorum M.^^" S. pium et sincerum consilium et ìuciitium constare nipiiram quod M.^» S. Caes.^ propter diversas quasdam graTÌssimas causas consultum £01*6 putet, ut ipsi R.D^^ D. Nuntii cum dictis angustanae confessionis ordi- nibus admodum leniter et modeste tractent^ et quantum unquam fieri poterit omnem exasperatìonis et ofTensionis materiam et ansam^ per quam diligenter declinare stu- deant.
Quamquam praeterea M.^ eius Gaes. haud facile con* iectura assequi valeat quid responsi ipsi R."^' D. Nuntii dictis electoribus atque principibus augustanae confes- sionis simul vel separatim accepturi sint^ quìa tamen antea quoque S. D. N. per scriptum quoddam^ cuius e^emplum M. S. Gaes.^ ipsis R.™i" D. Nuntiis prò abundanti cautela rursus communicandum statuita filiali quadam fiducia certiorem fecit de gravissimis conditionibus, sub quibus et non aliter iidem augustanae confessionis ordine^ se se Concilium accepturos esse coram M.*« S. Caes.* inproxime praeterìto imperiali conventu argumentum aperte professi fuerunt* Ideo M.**« S. Gaes.* duxit eos ipsis D.«»» Nuntiis nunc in memoriam revocare; et in eventu, quo memorataa conditiones omnes, ^ut prò parte rursus in medium adu- cere contingerit ipsi de pace meditata tanto facilius, an et quid nomine et loco S.^*' S. replicandum erit^ cogitare possent. Porro M.^ S. Gaes. ex praedictis lìtterarum ere- dentialium ei^emplis illud quoque non absque singolari vo- luptate coguoyit^ quod saepedicti R.™» D."** Nuntii aposto- lici mandatum quoque acceperint tractandi cum seren."" rege Daniae^ qui quidem ser." rex^ cum fortassis facile evenire queat ut et ipse in memorata electorum et prin- cipum augustanae confessionis congregatione Namburg praesens adsit, Toluit proinde M. S. Gaes.' R."»»» D.«»^
6
Digitized by
30
Nuntìis ea de re benigne proponere^ quod in hunc eventum optimam ocasionem cum ser ™o eius itidem agredi habi- turi essent.
Caeterum si saepedicti R.™* D. Nuntii hoc consilium proficiscendi ad dictum Namburgensem conventum pro- baverint^ id etiam summa et ineyitabilis necessitas postulai, ut rem omni mora et cunctatione postposita aggrediantur^ adeoque nec diem quidem^ nec horam unam negligant ^ nam praeter longinquitatem itinerìs^ quod bine est ad civitatem Namburgensem^ tempus etiam est tam breve, ut omnem moram excludat, ad haee istiusmodi particu- lares conventus, ad quos electores et principes imperii ipsimet invicem se se convocant non extrahuntur, sicuti publici et generales totius imperii conventus^ in longum tempus, sed plerumque in paucissimorum dierum spatio absolvuntur, ita ut tanta opportunitas iudicio M.^^ S. minime praetereunda esse videatur.
Parata autem est S. M. Gaes.* iuxta hane S.^'» S. pa- ternam requisitionem, prout etiam ìpsamet iam antea in animo habuit, ad eundem conventum mittere insignes viros nuntios suos, hac sola de causa, ut ordines illos augustanae confessionis ad comparendum in Concilio omni benigno atque paterno studio requirat. Nam sicuti M. S. Caes.^ Tel hac ralione, vel aliis quibuscumque modis hoc pium et salutare institutum iuvare et promovere, ideo- que et ipsis R."^ D.»*» Nuntiis aptis fa vere, et ausiliari poterit, nullam in se eius rei voluntatem, curam, dili- gentiam aut studium desidarari patietur. Postremo M. S. Gaes.» ipsis R.™»' D. Nuntiis , haud gravatim aliquos idoneos et probatos homines adiunget, qui devotionibus eorum in hoc itinere iugiter assistant omnemque bonam
Digitized by
31 operam praestent. Ad haec faciet eis M. S. Caes.^ expe- diri in optima forma aecessarias et opportunas lilteras passus^ et quia per regnum Bohemiae quod nimirum bine recta via est Namburgum iter facient^ M. S. Gaes.^ eos itidem summo atque paterno studio commendabit cba- rissimo filio suo ser.™<> prìncipi D. Ferdinando archiducbi Àustriae reiniungendo ser.^^ eius^ ut et ipsa illis omnem benevolentiam praestent^ quo &ciHu$ expeditiusque su- sceptum iter conficere possint^ facient autem saepedicti R.™* D.**» Nuntii rem non modo gratam M.*» S. Caes.^ sed etiam ad promovendum hoc pium Concilii opus perutile^ si Caes. eius M .^^■^ quid responsi a quoquo rege ac prìn- cipe acceperint^ illieo certiorem reddiderint^ eo enim intellecto poterit M.^*' S. facilius commodiusque prosequi quaecumque ad consequendum totius negotii exitum per^ tinere existimaverìt. Quae omnia M>* eius Caes.^ dictis R.nw» D."** Nuntiis ad ea quae M.*»* Suae a R. D. Tacynthio iussu S.™* D. N. exposita fuerunt, et benevolentiae suae Caes. propensionem benigne defe^t^ ac poUicetur.
XVII.
AL CARDINALE BORRpMEO A ROMA IN NOME DI ÌA.^ DELFINO fi COMMENDONE.
10 Gennaio 1561.
Dopo scritto S. M.** Ces.* ha mandato il S.' Vicecan- celliere a trovarci et (Urei come S. M.^ haveva havuto questa notte avviso , che il convento di Namburg non era così certo per farsi , et che forsi si differiva , o si
Digitized by
32
destinarìa anche in altro luogo^ et che però S. M> man- dava oggi un corriero aposta in Sassonia per haTerne piena informatione^ et che frattanto giudicava essere espe- diente che noi due andassimo a Praga ^ perchè ivi giunti haressimo la risposta del corriero suo di Sassonia con avviso certo del progresso^ o mutatione^ o dilatione di detto convento^ et che qui ancora hoggi o disiane S. Al Ges.^ averà nuovo avviso^ et ne lo communicarà. Noi siamo atati restati in questo di difTerire un di la partita nostra^ per vedere se qui s'intende altro , et poi seguendo l'ordine di S. M.^ andare a Praga^ et lì secondo gli avvisi prendere risoluzione al nostro viaggio. Bacciamo humit- mente le mani di V. S. Ill.«» et R*»*- Di Vienna^ alli x di gennaio i56i.
XVIII.
AL CARDINALE BORROMEO A ROMA
COMMUNE CON M.^ DELFINO.
13 Geanàio 1561.
Hieri vennero nuovi avvisi a S. M.** Ges.* che il con- vento si farebbe in ogni tnodo^ et S. M.*» mandò il conte Scipione d'Arco a darci subito l'avviso^ ^ dicesi ^ che S. M> C* con i Ser.™» filioli andarà hoggi alla caccia per tre giorni.
Andammo tutti tre all' audientia , et ciascuno di noi negoziò con S. M.*^ Ces.* , come per lettere di ciascuno V. S. Ili ™« vederà ; questo ci è parso a noi due di scri- vere communemente , perchè ier sera essendo il R-"*** Delfino con S. M. Ges.» et il R.™» Gommendotie col Ser.»«
Digitized by
33 Re di Bokemia per espedirci^ fu chiamato anco il Com- mendone a S. M.^ che ci . disse in somma tre cose. La prima come per gravvisi che essa haveva i prÌDcipi te-* neYano questa inditione del Concilio pontinuatione^ et che stavano molto sospesi, et che. n'avvertivano con loro let- tere S. M. Ces.* acciocché essa ancora lo considerasse, et che però saria bene che noi gli levassimo affatto questo scrupolo di continuazione. La seconda fu che trattassimo con essi gravemente et modestamente, et con offerta di amplissimo salvocondotto. La terza, che ci saranno do- mandate scritture, perchè cosi si costumava negoziare in Germania, et che però bisognai va risolversi sopra questo.
Il R.»^ Commendone rispose primo quanto agli sai- vacondutti, che S. M. Ces.^ già sapeva Tanimo di S.^ B.^, et che parimente noi havevamo in Commissione di offe- rirgli prontissimamente et sicurissimamente.
Quanto alla continuatioue> che S. M. Ces.* haveva molto ben veduto la bolla deirindizionei et come paternamente S. S.^ haveva voluto che fusse stata fatta, che a noi non apparteneva di disputare sopra ciò con persona, solo invitarli et esortarli a venire al Concilio ^ dóve se pure hanno alcuna cosa potranno liberamente pdrlaré, (lerchè saranno benignamente uditi.
Q«anto al dare scritture, che già era stato detto a S.M.^ la commissione che noi abbiamo sopra questo > il che ha &tto N.^ SJ^^ solo per evitare cavillationi et contese, et perchè non fe bisogno di dare scritture dove tanto sinceramente si ha ]»*oceduto, tanto più che Fin- terà iiUienzione, sua si comprende summariamente ne la lettera scritta di sua mano a S. M.^, la quale vuole che mano uditi, et che liberamente possine, come ho dettO|
Digitized by
34
agere atque etiam conquerl; et quanto all'ultimo di trat- tare modestamente et gravemente con i principi y che noi per commissione di N.'^*^ Sj« e di S. M. Ces.% et fi- nalmente ancora per propria eletione eravamo dispostisi simi. Il R."" Delfino parlò similmente in tal maniera^ et S. M.*^ non replicò altro , et così pigliammo licenza , et a V. S. III.™* e R.™* humilmente bacciamo le mani. Di Vienna, alli i3 di gennaio mdlxi.
XIX
AL CARDIIXALE BORROMEO A ROMA.
13 Gennaio 1561.
Alli IX fii scritto communemente da tutti tre noi a V. S. 111.™* e R.™* la somma del negotiato circa le cose del Concilio, et con essa lettera venne un'altra mia di negotii particolari trattati con S. M. Ces."; hora scriverò quello che è passato poi nelle seguenti audientie.
Erano nelle commissioni datemi da N.«> S."* et da V. S. III.™* alcuni capi , i quali mi è parso molto meglio trattare per via di risposta ogni volta che S. M. Ces.* ne parlasse che da me stesso proporgli, per non suscitare oppositioni et per non mettere difficultà dove forse non fosse.
Nella prima audientia S. M. ne mosse due, una circa la strettezza del tempo assegnato al Concilio, Taltra circa le bolle, così in quella del iubileo per Ja parola conti- nuandi , come in quella dell' indizione per la mentione di tutto il successo et per la suspensione levata; a quella del tempo io risposi, et ne scrissi a V. S. III.™", a l'altra
Digitized by
35 perchè S. M. in fine mosirò di acquietarsi a quanto per nome di S. S> io le aveva esposto^ senza replicare alle ragioni allegate^ non giudicai espediente fame più pa« rola> et mettere dubbio^ et ecci^r contesa et disparere dove noa è, anzi presi subito questo capo per espedito et per chiaro^ senza mostrarne alcuna dubitazione.
Mi restavano molti altri particolari ^ come del luogo et del connubio de' sacerdoti^ et communione sub utra- que, et delli beni ecclesiastici^ de' quali io non essendo richiesto^ non ho mosso parola.
Uno non ho voluto tacere, che è circa la congrega- zione de' prelati di più provincìe a Roma sopra la riforma secondo il consiglio di S. M. Ces.* , et questo ho cer- cato far cadere da se in longo ragionamento. S. M.*^ mi narrava molti particolari de lo stato delle cose in Germania, la buona volontà sua in tutto quello che ap- partiene a la relig^ne ; Y osservanza perpetua verso la Sede Apostolica, et specialmente verso la persona di di N.'® S.'® presente), al quale portava molti obblighi; qui . io presi occasione di dire a S. M. Ces.^ quanto a S. B.°® fusse eerta di tutto questo, et quanto all'incontro paternamente amasse S. M. Ces.* , et quanta stima fa- cesse di tutti i ricordi suoi, et soggionsi, che havendo scritto S. M.^^ della congregazione de' prelati sopra la riforma, S. S.^ aveva approvato et commendato gran- demente il par^e di S. M.^, perchè nessuna cosa più desidera che &re il debito suo con Dio, et quanto sarà in tó restìtuere veterem disciplinam, con una vera ri- fiorma, et che per questo ancora havea convocato, del quale desiderava con ogni studio prestissimo progresso, onde era restata di convocare li prelati a Roma per non mostrare d' impedire il Concilio , ma che quando pure
Digitized by
36
S. M.^ Ges.« et gii altri priticii>i giudicassero ciò essere in ogni modo espediente, S. SM era pronta per (piesta via ancora non tnancare all'ufficio suo.
Sua M.^^ Vài rispose, che avendo S. S.^^ provveduto per questa via del Goncilio , giudicava ess^^ bene di pro- moverlo , et che non mancheria quanto tosse in iui di £ire ogni opera acciochè si conducesse ; ma 9e per caso seguissero degl'impedimenti, ch'allora si potrebbe ricor^ irere a quest'altro rimedio ; et soggionse che il rispetto di S. S.^^ era stato piissimo et prudentissimo, et che con questo ancora mostrava veramente la molta sincerità et la prontezza sua in iar quanto si potea per la celebra- zione del Goncilio. Io replicai, che essendo l'intensione di S. S> così patema anco verso gli medesimi protei» Stanti^ et cosi pronta S. M.*^ Ces.* ad aiutare questa impresa del Goncilio, non si dovea dubitare, che questo fosse un certissimo segno della clementia del SJ Dio verso noi, onde sotto tali principi, et con tali due lu- minari si dovessero illustrare le presenti tenebre della christianità. S. M.*^* mostrò piacere di tutto questo, et disse che con ogni diligentia procurarebbe di aiutare la santissima mente di N.*® Sj^, et che c<mvieniva andare a questo convento, il quale S. M.^^ per duplicati avvisi aveva inteso che si faria in ogni modo, et soggionse che ci mandaria suoi ambasciatori quanto prima, et che ba- rebbe anco mandato alli 'principi una copia deUaiOaiede^ sima lettera scrittali da S. S>, ma che essendovi dentro quelle parole , et cum sanguinis effusione ha dubitato che non sia interpretato malamente ^ come che S. SM in- tendesse di far guerra , ma che ha ben mandato il coor tenuto di essa lettera; in fine mi disse, che ci esortava
Digitized by
37 a trattare con questi principi gravemente et modesta^ mente ^ et ad andai^ allegramente a servir Dio.
Quanto alle cose de' Turchi, a la preparazione contro di loro, a Timportantia et estrema necessità delle cose del mare, a la concessione fatta da S. S.^ al re Gat* tolico di consenso S tutti i Cardinali per fere arma taf gagliarda ,* a V intenzione di N.^ S,"^« , prima circa una lega difensiva e poi circa una generale impresa Contra Turchi, trattai a lungo et con S. M.^^ Ces.* <et col Ser."» ref di Bohemia, secondo l'ordine di S. S.**j S. M. Ges.* laudò grandemente Tanimo et la concessione latta da S. B.^^^ et sopra tutto che bisognava per questo ancora, come S. S.*^ prudentemente considerala, che le cose della religione si pacificassero. Ragionò poi longa*- mente delle cose de' Turchi. Rispetto agi* altri principi christiani et a sé, disse de le cose di Hungarìa, de la vicinanza de' confini, et ringratiò di nuovo S. SM della grazia fattale per le bolle , della quale io non scrivo , perchè n' ha* scrìtto Delfino , et havendo 8. S.* comin- ciato questo negozio , io le ho dato tutta V espeditione in mano. Col Ser."*> re di Bohemia sono stato Irieri lun- gamente; S. Alt.* ha ragionato molto del Concilio, del presente convento de' principi , dell' aver mandato loro S. S.** et brevi et Nuntii , et. chiamatoli cUlecÈos fiUos ; m somma ha laudato la benignità di N."^^ S.'« dicendo, che avea fatto quanto mai altro Papa, et dinotostrato pienamente V ottima mente sua ; anzi poi mi Asse che S. S.*^ havéa fatto quasi più di quello che si potea^ et discorse sopra la natura di questi principi di Grermanìa, et di loro interessi et loro discordie, disse che teneva quasi per impossibile che s'unissero in una confessione, ma che l'allegrava de intendere, come fosse ne le cause
Digitized by
38
della convocazione di questo convento aggiunto questo articolo; et si eundum sit ad Conciliuniy quo modo eun- duniy ancora che però non potea sperar molto ^ tanto sogliono, essere ostinati. Et qui ha vendo io pregato S. Àlt.^ che essa ancora aiutasse questa piissinaa opera ^ mi rispose ; che se bene non potea molto ^ non di meno lo farebbe ; in fine mi disse , che non sapeva come corrisponder all'infinita benignità di Nj® S." verso lui, et che conosceva di non Thaver mai meritata, ma che sperava per l'avvenire mostrar con Topere Tanimo suo; io li tornai a far fede de la molta ajQfetione et de la stypa che Nj^ S.'« ne &ceva> et che mi haveva espres$0f$a^ite commandato che communicassi con lei il desidèrio suo. Circa la lega ecc. S. AJu* ringratiò molto S. S.^» et di questo pensiero et dell' honore che gli &ceva comuni- candoglielo^ disse del gran bisogno che n'era, ponderò le forze de' Turchi, massimamente in questi confini. Io risposi, che se ben N.'® SJ^ si movea per servizio co- mune di tutta la christianità, non di meno che più vo- lontieri v'era volto per benefizio di questi stati di S. M. Ces.^ et di S. Alt.^ amandoli, come fa, con ogni paterno affetto; presentai poi la lettera credentiale di V. S. 111.™* a S. Alt.* con quelle parole che convenivano. Ringratiò gi^andemeote V. S. IIL"**, et mostrò di haverle molto ob- bligo sentendo come amorevolmente si adoperava in tutti i negotii di S, M.^ Ges.* et suoi; qui presentai l'altra lettera circa le risserye de' suoi capellani, et esposi come S. SM non solo concedea quella gratia, ma desiderava che S. Alt.* l'ampliasse a scudi 3oo, di che essa restò molto contenta, rendendo molte gratie non solo a ìij^ S.""®, ma a V. S. III."*, da la quale diceva di conoscere
Digitized by
39 questa gralia^ et che con sue lettere le risponderebbe^ et così prese licenza.
Visitai poi il Serenissimo arciduca Carlo ^ et gli diedi, oltre il breve di Nj^ S."», la lettera di V. S. III.™»- S- Alt.* mi disse che riceyeva in molta gratia la beneditione et il breve di N.'^* S.'«, poi soggionse con efficacissime parole come era stato et saria sempre devotissimo di codesta Sede et della religione cattolica^ poi ringratiò assai V. S. 111.™% offerendosi molto prontamente.
Hieri visitai la Ser.™* regina, et così ho fornito tutte le visite qui in Vienna. In Praga visitarò V arciduca Ferdinando. Questa scrivo in troppa fretta per un cor- nerò che hor bora parte per Mantova. Noi dimani mat* tina partiremo come in posta con cocchi hongari. Hier sera Mj Delfino et io pigliammo licentìa da S. M. Ces.^ et quello che si è tratto è stato scritto in una lettera commune. Baccio le mani di V. S. 111."*-
Di Vienna^ alti xin di gennaro mdlxi.
AL CARDINALE BORBÓMEO A BOMA. 13 Gennaio 1561.
In fretta^ et poco sicuro del recapito ^ ho scritto hoggt a V. S. IH.™* per un cornerò di Mantova ^ et datole conto di tutto il mio negotiato. Hora mi è parso fare un dupplicato della lettera^ et mandarla con questa per il cornerò che partirà dimane , et di più dirle , che ha- vendomi N.«> Sj^ commesso che io esponessi a S. M.** Ces.* la mente di S. B.n« circa una lega defensiva^ io
Digitized by
40
rho fatto diligentemente^ et dicendo come era necessario prepararsi contro i Turchi^ et anticipar tempo y si per potersi difendere da loro, et sì per prepararsi alPocca- sione che di giorno in giorno può succedere della morte del Turco et dèlia divisione de' figlioli /et che nessuna tnaggior preparatione far si poteva per una impresa gè* tierale con tra infedeli , che una lega difensiva , che si ritrovasse all' bora fatta et stabilita fira principi cfaristiani, allargandomi assai circa a questo et circa la concessione già fatta da S. S*^ al re Cattolico per conto da le galere ; tuttavia S. ìi^ Ces.* dopo alquante parole generali andò ridUcendo tutto il ràgioilamenlD al Concilio, senza mo- strare alcuno esprissso desiderio che S. S.^ trattasse simil lega, et senza oflerirvisi^ et per quanto io posso con- iecturare, credo che S. M. Ces.^ abbia molto rispetto di non dar sospetto con simili negotiationi a principi di Germania, che si pieghi all'arme et a la guerra contro di loro, et questo quanto alla lega.
Circa il negotio stesso del Concilio, et circa l'andata nostra alli principi, a me è parso cosa degna di consi- deratione che Si M. Ces.^ non ha lasciato di far di nuovo mentione di quelle conditioni che dimandano i prote- stanti per consentire nel Concilio, et ho appresso inteso circa la voluntà de' prìncipi cattolici , che quando i pro- testanti siano ostinati, sarà diiBciI cosa che essi cattolici, et specialmente i prelati, ardiscano allontanarsi dalli loro stati, massimamente avendo per il più i vassalli infetti.
Di più intendo come gli ambasciatori cesarei destinati al convento haranno a ritrovarcisi dopo noi, anzi uno di questi signori ha detto , che ciò si fa affine che noi siamo più facilmente uditi, et non si dia occasione alli prìncipi di pretendere, che hanno inteso assai circa questo
Digitized by
41
negotio dagl' ambasciatori di S. M. Ges.^ y et che con lei tratteranno; ma può essere ancora che S. M>«non coglia mostrarsi principale in questo negotio^ il che però io tengo per certo che S. M. Ces.* &ccia sincerissima- mente^ et come principe di santìssima intentione solo per potere far più servitio a Dio^ ma in fine non restarò di dire con ogni riverentia a V. S. 111.°^% che al negotio per se stesso duro et difficile s'aggiunge grandissima dif- ficoltà per la forma prescrìtta di negotiare senza scrit- tura^ essendo solito perpetuamente in Germania di dare in scrìtto tutte le proposte et ri^poste^ et tanto più es- sendo i protestanti pieni di sospetto contro noi^ et pi-» gliando ogni cosa in mal senso ^ quasi che hoi vogliamo gabarli , pure s' andarà minuendo questo sospetto y et questo eontrarìo con molte ragioni^ massimamente perchè di tutto il nervo di questo negotio^ che è circa la vo- luntà di N.*^ &J^ che essi siano uditi, i medesimi am^ ba^iatori cesarei potranno loro far pièna fede, portando ùelle loro istrutioni il contenuto della lettera di N.*^ Sj^* Da Praga scrìverò a V, S. III."» et R.»» più certamente del progresso del convento, et dell'officio fiitto col se- renissimo Arciduca Ferdinando ; bora facendo fine le ba£cio humilmente le mani.
Di Viennai alli xni di gennaio mdlxi.
Digitized by
42
XXI.
t
A MONS." TOLOMEI SECRET.^ DI N.^° SIG.*"^ A ROMA.
13 Gennaio 1561.
Dimane .mattina y piacendo a Dio ^ Mons.' DelQno et io partiremo anitamente per Praga ^ et di là per Sassonia al convento de' principi y et continuaremo il viaggio con quanta più prestezza si potrà. V. S* sarà contenta con- tinuare la protezione che ha di noi; io pretendo di esserle servitore antico^ et però vedendo quanto honoratamente et con quanta spesa qui stia il suddetto M J^ ^ et quanto diligentemente serva Nj^ SigJ® , sono tenuto ancora che non vi sia bisogno di farne fede a V* S., e supplicarla a &vorire le cose sue^ et hora specialmente che S, S.^^ è sforzata in questa necessità di grandissime spese per ii viaggio pigliar qui anticipata la provvisione del mese seguenti^, et ha già preso lettere di cambio di essere pagato in Roma , confidato nella molta cortesia de la S. V. Rev. che le procuri compimento a dette lettere, come io la supplico a fare non già per intercessione Kiia, ma per sua benignità, e per la cognitionQ che essa ha de' meriti del suddetto MonsJ affezionatissimo servitore di N. S. , a la quale baccio le mani , et in sua buona gratia mi raccomando.
Di Vienna, alli i3 gennaio i56i.
Digitized by
43' XXII.
AL S.^ CONTE ALESSANDRO G1IIVELL0 A ROMA. 13 Gennaio 1561.
Gionto in corte ^ fra i primi negotii procurai di &r tro- vare quel M. Filippo Baldo, il quale in fine ha confes- sato di aver avuto i denari, et datigli al dottore Odorico; ma quasi pare che non se ne ricordi bene^ né sappia ciò che sia stato fatto. Il dottore è in Moravia. Io parto domani per Bohemia, onde ho. lasciato il memoriale di V. S. IH.™* al molto R.^<^ Mons J Varmieri nunzio di ÌÌjo s re ^ il quale ha preso cura di parlare al detto dotp tore come prima viene et scriverne a V. S. I1L% onde io non so se me ne iscusi seco, o pure se meco mi doglia di non aver avuto commodità di servirla ; scusar vera- mente noi> mi si conviene, perchè da me non è restato^ ma bene è stata dìsgratia la mia trovar persona che non è^ o non vuole esserne infondata, et trovare absente colui che ha il principal carico dell'espeditìone^ V. S. mi faccia gratia di conservarmi in buona gratia di Mons.' III.™** e B..™® nostro padrone, acciocché io per tante nevi et ghiacci non m'ageli anco più per mancamento dèlia sua gratia, et se per caso V. S, IH.'' va talvolta in S. Pietro in Montorio degnisi bacciar la mano in nome mio a Mohs.^ Ill."*<> e R.'"^^ d'Aracoeli. Il S.' Dio la conservi.
Di Vienna, alti xiii di gennaro mdl^l
Digitized by
«4
XXllI.
AL CARDINALE BOBROMEO A ROMA.
14 Gennaio 1561.
Il R."" padre Citardo m'ha portato rincluso memorìale A tempo che io voleva partire^ di modo che non posso raccomandarlo a V. S« 111.*^ come veramente merita per la sua bontà et per gli molti offici fatti u servitio de Dio et de la religione cattolica. Esso padre è carissimo alla M.^ Cefi.* et predicator suo^ et tanto laudato da lei che non 81 può desiderar piiL Due volte S. M.^ n'ha parlato meco con tali parole y che maggiori non si potriano usare. Io scrissi già a V. S. III.™» quello per nome di N."* Sig." notificai al detto padre Citardo > bora mi ha dato questo memoriale^ et io lo mando a V. S. 111.»»^ et ne scrivo ad un mio che glielo ricordi. Di più sua paternità si travaglia molto per la causa di quelli d'Acquisgrana, li quali per bavere cacciato gl'hecetici sono convenuti et molestati nella camera imperiale, acciocché gli ricevano nella città. Di questa causa, come importantissima per le cose della religione, hayeva scritto Mons.' Varmiense, che l'altr'hieri in presentia mia ne trattò con S. M. Ges.» et ne ricevè benigna risposta, di volere che in ogni modo si vegga di dar loro rimedio opportuno. Io ancora ne parlai a S. M.^, perchè in vero da questo principio di- pende tutto lo stato della religione nelle città cattoliche della Germania , et ogni volta che coloro ottengono di essere rimessi è perduta ogni speranza ^ perchè in ogni città cattolica seguirà il medesimo, et la intentione di S. M.t« nella pace publica de la religione fu, che nelle
Digitized by
45 ciltà già infette una parte non potesse dacciar V altra ^, ma non che nelle cattoliche s'introducesse V heresii^ ; è ben Tero ohe dopo quella pace molti prìncipi heretici hanno cacciato i cattolici delli loro luoghi^ et non se. ne parla nella camera dell'imperio^ solo si tratta contro questi cattolici d^Acquisgrana con pericolo che sieno banditi di bando impeviale, che è la somma pena che si possa dare in Germania, talché a ciascuno è kcito dì cNmqui^titfrli; pur^ come ho detto ^ S. M.^^ ci rispose tanto benigo»* mente ^ che se ne può sperare buon successo. Mont^'* Delfino \enne esso ancora a la audientia che già noi era* vamo partiti , et doveva trattare del medesimo , et ne bavera dato conto a V. S. 111.°^^ alla quale io baceto rìverentemente le mani.
Di Vienna^ alli xini di gennaro iìplxi.
XXIV.
A M.^ GIO. ANDREA CALIGARI A ROMA.
19 Gennaio 1561.
Io ho la vostra del xxi ricevuta qui alli vi. Io partirò sabbato alli x per Bohemia et Sassonia^ essendo in Nam- burg di Sassonia adunati tutti i prìncipi protestanti. Freddo haviamo infinito. Vi mando lettere per Trento^ Augusta , Morene et S. Marco. Raccomandatemi al Sj Pasqualino^ et per suo mezzo fate che Mons.^ Puteo mi conservi per suo servitore. Raccomandatemi al Casale y al Sedicello^ a M.' Federigo in casa de' Carpi et al Conte
Digitized by
46
che li dorme in camera > et bacciate la mano al Car- dinale, et andate a visitare Tambasciatore delF Impera- tore, et ringratiatelo delle offerte cortesi fattemi dal S.' conte Scipione suo fratello ; similmente ringraziate il S.' 'Vargas , et visitate l' ambasciatore di Portogallo et di Venetia ; raccomandatemi al R.^'^ mio Mons J di Feltre, all'abbate ' Martinengo y al Zoves , al Sauli ^ al cavaUer Caro, ai Marmita, aji Volpe, al Poggiano, a M. Carlo da Fano, et pregate Sua Signoria a dare il libro a nome mio, et dite al Conga che come ritomo di Sassonia io spero passare per Norimberg, et che ivi provvederò d*un orologio, ma che né qui, né in Sassonia tutta v'è pur una buona ho^teria non che tali artefici, et vi so dire che senza nostri orologi haremo da contar tutte le bore. Mandate le lettere de la facultà mia a Mons«' Varmiense sotto quelle d'Augusta o di Puteo, che lascerò ordine a S. S.*** come le invii: vefdete che Pietro non patisca a star tanto senza medicina, fate che Gio. scriva; ringra- tiate M. Federigo, et pregatelo raccomandarmi a Mons.' Prothonotario; salutate M. Alessandro, e Dio vi conservi. Ho inteso, che N. S/^ ha dato il iuspatronato di Cipri. Di Vienna, xviiii gennaro mdlxi.
XXV.
AL S.* GIO. DELFINO A ROMA. M Gennaio 156i.
Alli XIX del presente venimmo a Praga con tanta furia di vento et di freddo , che in verità eravamo perduti. Per viaggio bisognò entrare in certe case come morti,
Digitized by
47 et qaei ch'è peggio bisogna partire domane; non è pos- sibile né con lupi , né con tutte le vesti el pelli del mondo defendersi da non aghiacciare , et ve so dire che non abbiamo paura de' ladri^ che mai si trova né si vede persona per viaggio, et, l'arciduca et questi signori tutti afièrmano non ha ver mai più sentito tal freddo, che ci ha aspettato per sua cortesia. Fra quattro dì saremo a Namburg al convento de' {principi, e dì là anderemo sino al Rheno insieme MonsJ Delfino et io, perchè S. Sj^ vuoi fare quella strada meco, et vedere esso ancora il langravio, di modo che haremo questa consolazione al- meno di andare insieme il più die si potrà; a me per forza convieo fare quella via partendo da Namburg, et spero essere in Fiandra al principio di marzo et forse prima ; ivi desidero lettere di V. S. et del Caligari in Anversa in mano del Murari piene et copiose , perchè io sarò stato due mesi senza vedere, né udire oosa d'Italia. Desidero che il Caligari espedisca la lisegna di S. Giorgio de le pertiche , perchè si possa ricuperare quella pos-» sessione, et che ne scriva al eh."® M. Marc' Antonio et a M. Thomaso de Thomasi, acciò si faccia.
Non scrivo al Caligari, perchè questa li sarà commu- nicata. V. S. mi raccomandi al solito agli amici, faccia riverentia a' mìei signori: in palazzo a Mons.^ di Man- torano, al S.^ conte Crivello, all'abbate Ferriero, a Mons.' d'Urbino, et fuori all'abbate Marlinengo, all'Are."* di Zara, de' Cardinali a Mons."* Puteo, S» Clemente, Mons.*" Pul- ciano, Havellq. Il Caligari mi raccomandarà al S.' Caro, al Pasqualino, a M. Latino, al Marmita, al Volpe, al S,^ Cipriano Pallavicino , il Selvago saria a Genova , e con S. S.*"»' finirò come una persicata ecc.'*'* dopo pasto. Di Praga, il dì di S. . Sebastiano mdlxi.
Digitized by
48
NOTA che MonsS scrisse sotto di sua manoy che non dicesse daver lettere di Praga , non essendosi scritto al Cardinale Episcopo Namburgensi y R.^ Delfini et Commendonii nomine^
Quae ^^^ summa est humanitas^ et in religìoms cau- sam studium pluribos agendum nobis esse non arbitramur, Praga Numborgum crastina die proficiscimar. None cer- tuni hominem praemittimus , ut in ista prìncipum fre* quentia duo isti certa habeamus hospitia, ubi commode esse possimus. Rogamus igitur R.>^ D. V. fiEimiliari suo id negotii det altero in hospitio hypocaustis tribus opus est locis xn^ stabulo ad equos xv, in altero hypocaustis duobus^ lectis Xy stabulo ad equos \% reliqua coram^ haec raptim scribimus nos^ et nostra omnia R."'® D. V. pro- lire deferentes , cum bis erunt R.»' D. episcopi Var* miensis litterae.
Pragae^ xxi die ian. molxi.
XXVI.
PRINCIPI N. 91 GcDoaio 1561.
X
Cum nuper nos Summus Pontifex ad Sacram Caesa- ream Maiestatem, et Sacri Romani Imperli ordines le- gasset y alterum ad superiorìs , alterum ad inferioris Germaniae prìncipes y Viennae primum audivimus de Numburgensi islo celsitudinem vestrarum conventu, quo statim iter ambo arripuimus. Ilaque Praga sumus, cras
Digitized by
49 inde profecturi , . praemiltiinus autem Antonium Cave* chium Traiectensem , qui nostro nomine id celsitudini vestrae nuntiet: atque ea de re secum agat, ut ex ipso Antonio pianius celsitudo yestra cognoscet^ qaam Deus incolumem diu servet.
Pragae, die xxi ìanuarii mdlxi.
XXVII.
INSTRUCTIÒ TRADITA ANTONIO CAVEIIIO.
Cum Namburgi conventus hodierna die instituendus dissolvi £icile possit ante nostrum adventum^ eo quam celerrime poteris proficiscere ibi y si principes ad eam diem atque etiam diutius commoraturos cognoveris , id tantum curabis^ nobis ut parentur hospitia; sin celerém conventus dimmissionem vereberis siugulos.
Principes conveniens, nuntiabis nomine nostro Sum- inum Pontificem duos legasse nuntios^ alterum qui su- periorem Germaniam y alterum qui inferiorem obiret , qtdbus quidem nuntiis cum Viennae de eorum conventu compertum esset^ utrumquo iter suscepisse Numburgum, Pragae fuisse die xx ian. postridie profecturos , quam- obrem rogare celsitudines suas y ut quod illorum com* modo fieri possiti velint has nobis et christianae reipu- blicae triduam dare ad xxvn diem nos afiiituros.
Quod si fortasse R.™"* Numburgensis episcopus esset Nmnburgi^ poteris ex eo cognoscere quo facilius omnia exequare^ idque praeslet^ nt'principes huiusmodi moram non gravate lerant.
Digitized by
50
XXVIII.
AL CARD1[SALE BOB ROMEO A BOMA.
98 Gennaio 156i.
Da Praga non si scrìsse a V. S. III."»* per la fretta che avevamo di partire per Namburg, ne la partita il Ser.™o arciduca vuoile che un barone bohemo di casa Popel ci accompagnasse fin alli confini del regno. Nel viaggio abbiamo avuto più volte bisogno di guastatori et per la neve et per Fasprezza de' monti; finalmente hoggi alli xxviii siamo giunti a Namburg , et nel medesimo dì sono giunti gli ambasciatori cesarei. Nel convento sin d'ora si trovano xi principi , secondo che V. S. HI.™* e R.nia vederà nell'incluso foglio. V*era di più il conte N. Palatino, che è morto pur hoggi. Dimani si dimanderà Taudientia, et di tutto il successo scriveremo pienamente a V. S. IH."* e R.™*- Questa sarà solo per avviso del gionger nostro, bacciandole umilmente le mani.
Di Namburg, alli xxviii di gennaro mdlxi.
XXIX.
AL CARDINALE BOBROMEO A ROMA.
9S i^emiM 1561,
Di Vienna scrissi più lettere a V. S. III.®* è R.™*, alli ut di gen.% alli viii , alli ix , alli x , e tre lettere poi alli XIII, et una ultimamente alli xiiii nel medesimo punto della partita.
Digitized by
54
Alli XIX giungemmo in Praga, et prima saremmo giunti se fosse stato possibile per la neve, et per molte altre difficolta.
Alli XX visitammo- il Ser."** arciduca Ferdinando che ha il goTcmo di quel regno , et io li presentai il breve di N."> S.'® et la bolla del Concilio, et poi la lettera di V. S. IH.™*; quanto a Nj«> Sig." et alle cose della reli- gione non si potrebbe a mio parere trovare in un prin* cipe di maggiore riverenza verso S. SM et la sede apo- stolica^ né quanto a V. S. 111.™* maggior dimostrazione di volerle essare perpetuamente buon amico. La ringraziò prima molto del principio che aveva dato a questa ami- citia, pregandola a Contino vare, et ofierendosi dal canto suo in tutto quello che potrà a beneficio di V. S. IH.™** Ne la partita S. Alt* ci fece sapere, come aveva fatto incarcerare il dì innauzi in Pardori^ terra poco distante da Praga , un eretico della setta de' Piccardi , il quale negava apertamente Christo esser figlio di Dio, et che tuttavia si attendeva a trovare i complici di questa ma* ladetta opinione.
Hoggi alli XXVIII siamo giunti a Namburg, dove e il convento de' pripoipi ; faccia Dio cìf,t questo sia con maggior beneficio del negotio : io per me ne dubito assai, et il principio importa la più parte.
Ho cercato occasione di poter parlare don più consi- glieri di questi principi, perchè sono, quelli qke gover* nano tutte le cose, et ne scriverò poi a V. S, JU..™*^ ^t parimente del negotiato con li principi ^ con^e , prima sì possa avere audientia oltra ferma risolutiooe. . ,
Dì Hamburg) alli xxviu di gennaio mdlxi^
Digitized by
52
XXX.
IO. FRIDERIGO DUCI SAXOiNlÀE.
^ 6 Febbraio 1561.
Cum non nulla habeam in mandatis a Summo Fon- tìfice^ quae Gcls. Yj^ lU."»»^ exponam, et eadem Cels. 111."^ iam Nainburgo decesserit, tabellarìum mihi cum bisce litteris ad eam mittendum esse eKistimavi^ quibus non modo id ipsum sigaificem^ sed etiajoi rogem^ ut per eumdem tabellarìum 111.»» Cels. V. ntiie de eius voluntate certiorem fieri velit, an illi commodius videatur me istuc Tenire, an litteras tantum mittere^ denique quid eid^em Cels. V. placeat^ quam Deus Opt. Max. diu incolnmem et felicem conserTet. •
Nàmburgi, die vi februarii mdlxi.
XXXI.
AL CARDINALE Df TRENTO A ROVA.
7 Febbraio 156l< • (
Là letifera di V. 8. 111."^ e R.«* per il S.' Francesco Cram'dii fu véramente cara in Roma^ ma qui poi nel coQTent}o deV principi mi è stata oltre modo carissuoa, perchè questo gentiluomo restando tultarta^ come eg(i dice^ nelle sue opinioni fermissimo lutherano e fedelissimo servitore del suo principe , s' è, adoperato per noi amo- revolissimamente ^ e mi ha fatto ancor aver notizia della
Digitized by
53 inìk parte di questi consiglieri e secretari , ti in somma usatomi ogni sorte di cortesia , onde io supplico la S. V. Ili."* e R."*» che voglia farmi gratia di rispondere alla lettera che esso le scriverà da Dresda^ acciocché mi co- nosca per grato, se non d'altro, almeno d'avei'e fatto fede a V. S. IH.™ e R.««>* dell' umanità sua e de' servizi ricevuti.
Del negoziato fin ora, se io non scrivo a V. S. Ill.~, son certo che essa medesima me n' iscusa , poiché sin innanzi la mia partenza benignamente me ne scusò con quelle sue parole CalpurniaSy oltre che pur troppo pre^o la intenderà tutto il successo. Io le baccio riverente*- mente le mani.
Di Namburg, a li vii di febbraio mdlxi.
XXXII.
AL CARDINALE D^AUGUSTA A ROMA*
\
7 Febbraio I56t.
Come V. S. 111.™* e R.™* averà inteso, la più parte del principi protestanti s^è ridotta questi giorni in Namburg, dove già da dieci dì venuti il R.* M ons/ Delfino ed io, non abbiamo potuto ottener mai particulare audientia da al- cuno di questi princìpi, ma solo pubblica nel convento.
Io diedi al S.' Mordhaisen ed al Ridman ed al Cram le lettere dv V. S. 111.™* e R."*% et volendo più far ogni opera di visitare l'elettore di Sassonia almeno con l'oc- casione della lettera di V. S. 111."», l'ho tenuto sin oggi, che S. Ecc." s'è partita all'improviso.
Digitized by
54
Ora il Mordhaisea m'ha mandato a dire di voler ve- nire a vedermi prima che parta, et io la darò a lui^ e di mano in mano darò l'altre che mi restano^ et in vero n'abbiamo avuto molto bisogno et ricevutone molta com- modità in questo convento, e però prego la S. V. 111.°^* e hJ^ ohe y , come questi signori le rispondano , la mi faccia favore di rescrivere, e di far che essi conoscano quanto io mi tenga d'esser loro obbligato^ specialmente al Sj Gram , il quale ha mostrato di tenere particolar cura dì noi, e m'ha fatto conoscer gran parte di questi consiglieri e secretarì^ per rispetto di V. S. Ili,™* e R.®*, e di Mons/ l]\.^^ e R,™<* di Trento, che jJarimente gli scrisse.
10 partirò domenica verso Telettor di Brandemburg, e gli presentarò la lettera di V. S. IIL"»« e R,"*, al quale come obligatissimo e devotissimo servitore baccio rive- rentemente le mani.
Di Namburgo^ a li vii febraio mdlxi.
xxxm.
AL CARD. BORROMEO A ROMA
COMONE* CON M.*^ DELFINO.
6 Febbraio 1561.
,A dì a8 del passato scrivemmo a V. S. III."»* come eravamo giunti in questa città, e le mandammo nota di tutti li principi che ritrovammo qui convenuti^ siccome per buon rispetto le mandiamo ancora la presente.
11 vescovo Delfino mandò a domandare il dì seguente Taudientia all'elettor Palatino, il quale fece rispondere
Digitized by
55 cortesemente che per la molt Ululine de gli negozi non poteva assignar giorno né ora , ma che quando fosse tempo manderebbe a dirlo per li suoi.
Il vescovo Commendone mandò subito da poi a tast ristesso ufficio con \ elettor di Sassonia y il quale fece rispondere come essendo qui in publico convento le bi^ sognava trattare le cose in comune^ e che però si do- vesse far capo al Palatino y come a principale y perchè detto Palatino averebbe poi riferito ogni cosa in consiglio; Tuomo mandato rispose y così instrutto et avvertilo in- nanzi^ che non sapendo S. S> di questo convènto aveva espedito li nuniii €td smgulosy et che però non vedevano detti nontii come poter drizzare altramente la loro ne- goziazione a tutti insieme. Replicarono coostantem^ente ^ che qui si costumava di £3ire come loro avevano detto, et in questo finirono mostrando altramente ogni uma- nità. Vedendo questo modo di procedere, giudicammo unitamente essere bene aspettare che il Palatino chia^ masse^ il vescovo Delfino, acoiocdiè egtt potesse non solo trattare seco, ma indurlo a disponere Tefóltòre (U Sas- sonia, che sinulmente ammiettesse il vescovo Gommeti- done, però fìi mandato ogni giorno due volte a sollecitare il dottore Hemmio primo secretano del detto Palatino, conosciuto per l' innanzi dal detto vescovo Delfino ; ma come sempre s'ebbe per risposta buone parole, così non s'è venuto a conclusione prima che alli 4 ài questo, nel qual giorno contra ogni espéttatione fu fatto intendere per nome del Palatino , che li principi la mattina se- guente ci darebbono audientia pubblica. Qui restammo sospesi et dubbii per più rispetti; finalmente perchè due giorni pritna s^era pubblicato che non saressimo uditi.
Digitized by
56
e gli ambasciatori ch'erano qui della MJ^ Ces.^ mostra- vano dubitar molto questo non avesse da intravenire y comminciando già il convento a dissolversi con la partita di Gio. Federico duca di Vinaria , e del duca Emesto di Bronsvich^ et essendo comune opinione che se non eravamo uditi qui , meno saressimo stati uditi altrove y ci parve bene di non opporci al volere di essi princìpi. Venuta dunque V ora y che fu alti v di febraro , com- parvero quatro molto onorati gentiluomini^ due mandati dall'elettore Palatino, e due dal duca di Sassonia con la guardia dei alabardieri et molto numero d'altre per- sone^ et dissero avere in commissione dalli principi di accompagnarci alF andare ed al ritornare ; furono essi ringratiati et pregati da noi a volere loro ancora mon- tare nelli cocchi eh' erano preparati , ma essi volsero andare a piedi appresso li cocchi nostri; li due mandati dall'elettore Palatino furono il suo maresciale et il dot- tore Hemmio primo secretano , gli altri due del duca di Sassonia Wolfango Keller consigliere et capo, il quale si trovò al Consiglio in Trento, ed il dottore Francesco Gram slesita suo consigliere. Li predetti principi erano congregati nella stufa loro ordinaria non molto grande, nella quale non erano altri che principi, figli di principi, ambasciatori, consiglieri, secretarii, cancellieri; stavano gli prìncipi all'entrare delli nuntii in stuifa tutti in piedi e senza berretta con questo ordine. Sopra una banchetta U due elettori, un poco discosto sedeva sopra uno scagno il conte di Hostain ambasciatore dell' elettore di Bran- dembnrg, e così parimente un poco lontano sedeva il duca Wolfango di Nenburg, appresso a lui il duca dì Wirtemberg y poi il marchese Carlo di Baden , poi il figlio del Lantgravio; il quale neanco il giorno innanzi
Digitized by
57 era slato in consiglio, poi Gio. Giorgio Palatino. Fu dato in mano d^ ognuno il breve con la bolla del Concilio^ ogn'uno l'accettò, e ci dissero poi unitamente, stando però loro ancora in piedi, che noi sedessimo, mostrando il banco messo a posta per noi coperto di voluto; rispon* demmo noi Sedeant Celsitudines F'estraey et cosi il sen- tare de tutti ad un temj^o et farsi un grandissimo silenzio fu una medesima cosa; onde comminciò il vescovo Delfina a parlare, esponendo puntualmente quanto si contiene nella qui annessa scrittura, dopo il quale il vescovo Commendone soggiunse con quelle parole , che simil- mente saranno con questa, et come egli ebbe fluito gli due elettori dissero fra loro alcune parole, le quali fe-« cero pianamente communicare al duca Wolfango di Neu^ burg et al duca di Wirtemberg, e da poi il Misquis cancelliere dell'elettore Palatino rispose a nome di tutti li prìncipi queste formali parole. Illustri principes intel^ lexerunt ea quae exposuistis nomine Poni. Bom., et quia negotium est arduum nolunt nunc resolvere, ccnvenient Inter se et postea dabunt responswn, interim cuperenty ut quae vos legati Pont, dixistis , et scripto eis defe-- ratis. Qui fu risposto che S. S.*^ aveva largamente di-* chiarata la mente sua nella bolla del Concilio, oltre che aveva scrìtto a sufficienza alla M.^ Ges.% e che però noi avevamo ordine di non multiplicare in scripture. Qui di nuovo un cancelliere andò intorno parlando ai prin- cipi , e- poi ci rispose : Illustri principes iniellexerunt vestrum responsum, et vos in eo non urgenL Dopo queste parole noi ci licenziammo, e dalle medesime persone iussimo accompagnati fino a casa, dove non stemmo un quarto d'ora che comparsero tre gentiluomini man- dati dalli principi , li quali dissero queste formali parole^
Digitized by
58
Magfiifici domini principeSj quamdiu vosfidstis apud illos, non viderunt haec verbuy dilecio filiOy quia tecta erant, sed postquam viderunt se appellatos JUios a Romano Pontìficey quem illi non agnoscunt prò patre, remittunt vobis litteraSy respondebunt nihilomiaus ad ea^ quae vos dixis^b. Fu risposto che s'era scritto loro come si scrive agli altri principi christianì , e che nella medesima forma han usato di scrivere sempre gli predecessori di S. S> ; quelli posero li brevi tutti, senza però le bolle del Con- cilio^ sopra una tavola e se ne andarono. Come noi restammo e come si trovammo di mala voglia, il pen- sarlo alla sapienza di V. S. 111.™% perchè manco vede- vamo che poter fare, poiché erano partiti già de' principi con questa deliberazione già &tta, onde tanto meno si poteva ritrattare, aspettammo adunque d'essere chiamati, ma in luogo d' esser chiamati la mattina alli vii com- parvero X consiglieri de', prìncipi , capo de' quali era Mesquir consigliere primario dell'elettore Palatino; questi furono ricevuti da noi con ogni umanità, et il secondo fra loro che era Giorgio Gracovio consigliere dell'elettore di Sassonia^ persona, siccome qui è fama, assai dotta e bene esercitata nelle lingue, fece l'officio di risponderci a nome de li principi, chiamandoci nel principio Rever.^^ D.>^i, e le parole Girono in questa sustantia. Che li prin- cipi non dubitavano essere in tutte le nazioni persone pie e buone, i quali considerassero che la luce del van- gelo e la purità della dottrina fosse restituita, et tetri abusus tollerentuTy i quali il Pontefice Romano nella sua iurisditione doveva già aver purgati; ma esser cosa manifesta a ciascuno quali sieno stati i pensieri di loro signorie , e particolari interessi , et quantum romana ecclesia superstitionis et erroris offuderit es^angelio :
Digitized by
. 59 per le quali cose essi principi erano stati sforzati ab ordinaria potestate decedere , lucem quaerere , et pu- ritatem doctrinae haustam ex ipso verbo Dei , quam nwic ceHe et indubitate sequuntury iuxta primam con- fessionem augustanam; ma quanto tocca alla presente legatione nostra y era parso a principi di dare questa risposta alle cose che avcTamo dette per nome del Pon- tefice Romano prima mirari se qua spe fretus Bom. Pont, ausus sit mittere l^ationem ad illos; non agno- scere se eius potestatem, ncque in aliis, ncque in indi-- ctione Concila, unum se dominum in terris conoscere Caesaream Maiestatem. Si dolsero poi che fasse im^ putato loro d' essere divisi in molte sette ^ dicendo di seguire una sola confessione augustana^ e che avevano suoi dottori e teologi che la difiendono^ come noi abbiamo potuto leggere ne' loro libri y et quod itti debuissent habere vota in Concilio ; in fine che come noi sape- vamo erano stati qui gli ambasciatori cesarei^ e che li principi gli avevano risposto ut supplices referrent Ce-- sareae Molestati quid de hac tota re prineipes senUant. Ma quanto alle nostre persone private^ se non fussimo venuti nomine PontificiSy n'averiano usata ogni amore- volezza et cortesia per rispetto d'essere venetiani^ osser* vando i principi quella IH.™* Republica^ et per rispetto nostro particolare^ laudandoci con molte parole, e che però come private persone ofierìvano in nome de' prin- cipi tutto quello in che le loro celsitudini ci potessero gratificare. Come egli ebbe finito^ noi due conferìmmo insieme circa la risposta^ e di commune consenso il ve- scovo Commendone rispose così : che N.~ Sig."* aveva mandato suoi nuntii alli principi di Germania per l'officio che teneva di pastore universale e per la carità sua verso
Digitized by
60
ogn'uao , con queir animo et a qiial fine che era slato esposto r altr' eri alle loro celsitudini , e che però non 'vedeTamo perchè alcuno se ne avesse a maravigliare. Che il Concilio era stato indotto da S. S.^^ ^ secondo la forma ed il modo perpetuamente osservato nella. chiesa per inspi- razione dello Spirito Santo^ non si potendo conservare^ ne dove fosse bisogno restituire l'antica disciplina dei no6ti*i padri ^ se non con le medesime vie tenute da loro. Quanto al non avere essi principi altro superiore che la Ges.* M.^, che non è loro nascosta qual proporzione sia nella republica cristiana fra S. M.^ ed il Sommo Pon- tefice^ e qual sia l'osservantia di S. M.** Ces/ verso S. S.**, e quale ancora sia stato sempre l'animo de' Pontefici verso questa ìnclita nazione^ specialmente circa le cose delFim- perio. Quanto alla riforma, che lasciando ora di parlare de' predecessori per non essere troppo longo , special- mente la santa memoria di Pio IIII , dal principio del suo pontificato ha atteso alla riforma e datole buon prin- cipio, anzi che tanto più volontieri ha convocato il Con- cilo, quanto ha giudicato espediente che in esso Concilio si fiiccia questa riforma universale. Quanto alla chiesa romana, che essa non pure non ha offiiscato l'evangelio, ma che è stata sempre maestra e regola della dottrina cristiana e lume della, verità , e che a lei sono ricorsi sempre tutti i padri antichi fin dal tempo degli Apostoli, e che da lei devono riconoscere i Germani l'essere cri- stiani, a quaprimum evangelii lucem acceperunU Quanto alle parole dette l'altr'eri della varietà delle moderne opi- nioni, essere stato semplicemente detto il fatto, secondo si vede nelli medesimi scritti de' loro teologi , che essi ci adducevano pieni di molte nove opinioni e conti'arie
Digitized by
6* Tuua all'ai ira. Quanto alla fermezza e certezza che di- cevano avere delia loro opinione^ ch^ la, novità et il dis- sentire, dal resto della chiesa^ et ab ordinaria potestate discessisse^ come essi medesimi dicevano^ doveva almeno levare loro questa tale certezza et rendergli dubbi^ mas- simameate in cosa che importa la salute e la perdizione eterna , e che a S. Paòio vaso d' eletione , ancora che , come esso afferma- accepisset evangelium, non ex fio- minCy sed per revelationem, non di meno gli fu per re« velaziooe commandato che ascenderei Hierosolimamy et conferret evangelium fuum cum ApostoUsy ne forte in vanum curreret, aut cucurrisset^ il che fece il Spirito Santo^ non per bisogno che esso Paolo n'avesse, ma a perpetuo esempio e dottrina di tutti i posteri ; finalmente che si ricordassero di quelle ^parole del vangelo : Quoiies volui congregare Jilios etc. Poi quanto alle nostre persone particolari , che ringraziavamo le loro celsitudini gran- demente, e che ne terressimo perpetuo particolare obligo, offerendoci airincontro etc.^ et essi senza fare altra re- plica si partirono. Di tutto questo successo per quanto si può coniettm^are per più rie , et per quanto ci è slato anco accennato da alcuni consiglieri di principi, è stato autore il duca di Wirtemberg. Àirincontro il duca Au- gusto, per varii segai che si hanno, inclina a pace tem- porale et spirituale più di qualunque altro; onde ha fatto £»r complimenti con ciascuno (lì noi, ed ha preso destra occasione. di partirsi avanti che ci sia stato risposto , an- cora phe toccasse a lui d'esser f ultimo, come più vicino ^ Namburg. Le cose sopra questa materia venuteci in considerazione degne della notizia di V. S. 111.™^ sono le infrascritte. Li principi , al comparir nostro dinanzi a loro, non ci diedero la mano all'usanza tedesca, perchè
8
Digitized by
62
questo atto arguisce pace e buona volontà , la quale non è in loro verso la santa romana chiesa ; mentre che noi parlavamo almeno dieci persone scrivevano ^ et ti duca di Wirtemberg aveva il suo libretto in mono , e notò alcuni passi. Ci hanno accettati, uditi et honorati sotto nome di nuntii della Sede Apostolica y ci hanno risposto a quello che abbiamo detto in nome di S. S.^^ cortesemente, e non sono devenuti a parole, né a modi ingiuriosi ne derisorii, cose che molti giudicavano dover succedere in contrario; hanno rimandato le lettere, non la bolla del Concilio , atto da tutti giudicato più inetto che altro, se bene è pieno di molta mala volontà e d'a- nimo grandemente alienato, perchè ognun vede che hanno consentito a quello che importa più, accettando e rite« nendo la bolla del Concilio, per questo esempio siamo in pericolo che nessun principe né città protestante ac- cetti li brevi , dall' altra parte è gran cosa , che etiam senza vedere li brevi di S. B.^* siamo accettati , honorati et uditi come nuntii di Lei, ci sia lasciato far l'ufficio che avemo in commissione ,^ cioè d' invitare al Con- cilio , mostrando la necessità di esso , e dichiarando la pia mente di S. B.''^, e che ci sia finalmente risposto , se non ad vota, almeno a proposito. Ora quantq al con- vento, la causa principale d'esso è stata l'avere giudicato li principi, che certo si sia per celebrare il Concilio ge- nerale, e l'aver conosciuto molta necessità d'accordarsi almeno appartatamente in qualche forma di fede, accioc- ché quest' accordo dia loro qualche reputazione , però non hanno trattato cosa che importi, se non questa. Il fine non è stato a lor modo, perchè Gio. Federico duca di Sassonia vuole stare alla semplice confessione data del 3o all'imperatore Carlo V fatta da Luthero; il resto
Digitized by
63 de^ pnQCÌ|ji vogliono la predetta confessione insieme con Tapologia dei Melanione^ et questo perchè avendo in- clinato a Zuinglio y et sparsi semi assai della veuenosa insania sua neU? cose che ha scritte^, vengono in questo modo a non ess< ^e condannati li sacramentarii^ che sono fra questi priu( ìi più che notorii^ come l* elettore Pa- latino^ il duca v i Wirtemberg^ il marchese di Baden^ per le quali cose il sopradetto duca Gio. Federico^ non solo non ha voluto consentire , ma è partito in collera contro li principi galli chiamati sacramentarii^ et ha in somma fatto un gran romore. Per avviso di V. S. IH.""» la prima moglie del detjto Gio. Federigo fu figliola del Landtgrs^vio.^ ma morta quella in 4 a^^^i senza figli ^ il detto Gio. Federigo e Gio. Guglielmo, fratelli, hanno preso due figliole del Palatino elettore, però si credeva che l'autorità del suocero potesse acquietare Gio. Fede- rigo, e successe tutto il contrario, perchè Gio. Federigo restitìt in faciemy et appellavit socerum Zuinglianum. La M.^ Ces.» ha fatto negotiare con questi principi , principalmente affine d'indurgli a consentire che si faccia o dieta o convento imperiale, se ciò è concluso conforme al desiderio di S. M. Ces.*, come noi crediamo essere, dalla me^esimst Ces.^ M> sarà fatto senza dubio saper questa et delle altre cose a S, B.»®- Noi da più segretarii e consiglieri de' principi, che sono venuti spesso a visi- tarci et a pranzo con noi , abbiamo inteso in somma , quanto al Concilio , non ci essere alcuna inclinazione , e che i principi tengono la bolla del Concilio essere con- tiuuasione espressa, specialmente per quelle parole, omni sospensione suolata , et che di questo hanno trattato con gl'ambasciatori cesarei; di più i medesimi consiglieri ci hanno più volte detto che nessuno prelato di Germania
Digitized by
64
andai^ a Trento. Poi in Tarii ragionamenti et discorsi delle cose de' Turchi e del Moscoirita ^ massimamente con occasione del matrimonio che si tratta con la sorella del re di Polonia^ siamo stati dimandati^ se N.^ Sig.^ tiene pratica con questo Moscovita^ soggiongendo che intendono come S. S.^ lo fomenta. Noi rispondemmo , che in altri tempi il Moscovita ha mandato ambasciatori a Roma per ottenere dal Papa il